Notte di battaglia
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Caro babbo ti scrivo, così mi distraggo un po’
Swiv è una bambina di circa otto anni. Vive a Toronto assieme alla mamma “Mooshie” – attrice teatrale, incinta al terzo trimestre e, anche per ciò, bipolare con continui mutamenti d’umore – e alla nonna Elvira, cardiopatica e con altre cento patologie che potrebbero portarla a morte “in cinque minuti”. Quindi, per questi motivi, Swiv ha dovuto crescere in fretta, per badare alla sua bislacca famiglia piena di eccessi. Già quando la mamma, anni prima, era stata per oltre quattro mesi all’estero per un film, s’era dovuta occupare del papà che, depresso, stava scivolando verso l’alcolismo. Da allora non ha più smesso di preoccuparsi per suoi. Adesso il papà non c’è più, disperso chissà dove e chissà a fare cosa, dopo che, a seguito dell’ultimo litigio con la moglie, s’è allontanato da casa senza dare più notizie di sé. La mamma invece è impegnata in una pièce teatrale che la tiene lontano di casa per gran parte della giornata, quindi è Swiv a dover seguire la nonna, aiutandola nei difficili spostamenti limitati dall’artrosi, raccogliendole le pillole e le conchigliette di pasta che le cadono continuamente a terra e si spargono ovunque, infilandole le calze anti-trombo, spruzzandole lo spray alla nitroglicerina quando la vede boccheggiare, accompagnandola per la città, quando insiste per far visita alle amiche con cui parla solo delle morti recenti e di chi non c’è più da anni.
In compenso, Elvira, inguaribilmente malata di ottimismo, nonostante i suoi acciacchi, dispensa la sua saggezza cumulatasi negli anni raccontando alla bimba mille cose, utili, inutili, strane e, spesso, un po’ folli; recuperate dal suo passato lontano, vissuto anche in Europa tra est e ovest, dalla sua ricca cultura letteraria, dalla sua esperienza di donna e infermiera, dalla passione per tutti gli sport di squadra. Ma di tempo per stare assieme ne hanno, giacché Swiv, a causa di una delle sue solite intemperanze a scuola, è stata sospesa a tempo indeterminato.
Tutti questi fatti e cento altri ancora sono l’argomento delle interminabili lettere che Swiv scrive (ma ovviamente non invia) al padre, per raccontargli la loro vita di tutti i giorni, nei minimi particolari, dai continui contrattempi, agli spaventi, agli scatti d’ira della mamma e i successivi pianti disperati per il pentimento, dalle irrefrenabili risate della nonna, alla sua esuberanza che non tien conto delle condizioni precarie di salute. Non tutto le è chiaro, molta della storia di famiglia di quando lei non c’era o era troppo piccola per ricordare le è ignota. Certi discorsi sono troppo involuti per lei. È pudica sino alla ritrosia e lo spirito un po’ hippie della nonna la imbarazza e tenta di chiudere le orecchie a certe uscite. Tuttavia, con tenacia, pazienza, dedizione e tanto, tanto amore, cerca di tenere il passo, interpretare e capire quella sua strana famiglia che fa di tutto per non essere normale.
La fascetta che avvolge il volumetto così recita: “Ridere e commuoversi insieme, come nelle storie migliori”. Beh, giunto alle ultime righe del racconto, mi son reso conto di aver, talvolta, sorriso (a mezze labbra, quantomeno), ma di essermi soprattutto sentito soverchiato da un peso di tristezza e malinconia indicibile, unito a un'irrefrenabile empatia per questa bambina che si meriterebbe solo di essere tenuta tra le braccia e rasserenata, lei che avrebbe diritto a un’infanzia spensierata e felice, piena di cure e attenzioni da parte dei parenti e che, invece, la trattano come l’unico pilastro sul quale far poggiare il traballante edificio della famiglia.
Swiv, indubbiamente, è la bambina che tutti vorrebbero avere come figlia, intelligente, spigliata, attenta ai bisogni degli altri, affettuosa e, nonostante tutto, solare e positiva, malgrado le crisi di panico che le prendono quando teme che la nonna muoia all’improvviso o la mamma impazzisca e si suicidi come fecero il nonno e la zia Momo. E l’ottimismo, la voglia di combattere per cercare di sopravvivere a questa guerra quotidiana, ci vengono trasmessi attraverso le sue parole, come un grido di battaglia disperato, ma pure come un ammaestramento per tutti.
Lo stile dell’A., che dovrebbe emulare il modo di esporre i pensieri di una bambina di meno di dieci anni è perfetto, ma solo sotto questo profilo: è caotico; pieno di incisi e di digressioni, spezzettato, i discorsi diretti vengono frammisti alle descrizioni e ai pensieri personali senza soluzione di continuità; mai perfettamente logico e mai irragionevole, ma anzi, terribilmente concreto. Purtroppo, però, il rovescio della medaglia è che questo tipo di narrazione rende molto difficile la lettura; se da un lato sicuramente coinvolge, dall'altro affatica, ogni tanto disorienta, fa perdere il filo dei ragionamenti e, talvolta, porta a distrarsi.
Sorvolando su questa innegabile difficoltà, però, il romanzo è decisamente tenero e commovente. I personaggi di Swiv e di Elvira sono fantastici e sicuramente memorabili, nel senso più proprio del termine. La trama - una volta che, con lo scorrere delle pagine, si riesce a ricostruire il disegno complessivo che essa vuole mostrarci - porta a farci domande profonde sulla nostra vita e sui nostri rapporti con gli altri, a indicarci una via ideale da seguire.
Viene pure il sospetto che questo romanzo sia stato concepito più come una seduta psicanalitica dell’A. la quale, anche attraverso la riproposizione autobiografica di alcuni tragici eventi personali (il padre e la sorella si sono suicidati esattamente come il marito e la figlia primogenita di Elvira), potrebbe aver voluto scaricare dalla sua mente dolori, frustrazioni e ansie, riversandoli sui suoi personaggi letterari. Forse, anche per questo appare partecipato e intenso oltre la mera finzione letteraria.
Da leggere, meditare e apprezzare, ma sicuramente inadatto se si è un po’ depressi.
Indicazioni utili
Il combattimento della vita
Miriam Toews inscena una dimensione femminile ristretta, tre generazioni di combattenti, nonna, madre, figlia, tutto ciò che resta di un nucleo famigliare in cui gli uomini richiamano un passato doloroso e sono assenti.
La voce eccentrica di una ragazzina spigliata, Swiv, cacciata da scuola per la propria irriverenza, reclama un padre scomparso nel nulla, mostra la sgangherata esistenza di una vita difficile da definire e di un passato che confluisce in divertenti e ansiosi giorni di combattimento.
La narrazione profonde un ritmo incalzante, monologhi e dialoghi prolungati, una vivida intelligenza tra risate e malinconia, invenzioni estremizzate e surreali in una profondità dissacrante che si svuota di senso per restituire un senso, un impavido e irridente giuoco all’ eccesso che scorre nel dolore e nelle difficoltà del presente.
C’è una nonna che …” scherza sempre e quando è seria scherza a metà “…, a cui piace ridere e andare veloce, le cui storie sono rapide, rognose e divertenti, come la vita, che possiede il dono dell’ ottimismo, non ha nulla da perdere, restituisce la saggezza della complessità, che ha gioito e sofferto e gusta ogni istante senza piangersi addosso anche se costringe chi le sta accanto a …” un quotidiano menu di transiti intestinali, gotta, nevralgia del trigemino, angina”….
C’è una madre crepuscolare, svuotata di senso, in pieno esaurimento nervoso e in gravidanza geriatrica, che ha tradito per coprire il proprio dolore, che non è stata una buona madre, che si è sempre protetta scappando da se’ e dagli altri e recitando un copione che non le appartiene, specchiandosi nel proprio ruolo di artista, stressata, impaurita, ansiosa, arrabbiata.
La piccola Swiv si intrattiene con la nonna in quotidiane …“ riunioni di redazione”…, scrive alla madre, dialoga con il padre, vorrebbe una famiglia ma deve occuparsi dei cocci della propria, di quella nonna eccessiva e di una madre depressa, varcando la soglia del tempo per vivere l’ incertezza del presente, un viaggio prematuro nella complessità della vita e dei sentimenti, nella piena consapevolezza, nella serietà giocosa di una battaglia senza fine.
In fondo lei non aspira che a un pizzico di comprensione, di amore e di senso di appartenenza, scrutando l’ indefinibile turbinio emozionale circostante, perché ogni bambino ha il terrore di rimanere solo in una vita a tutto e a tutti indifferente.Tre voci, tre donne e un senso di appartenenza, quale il significato se non l’ essenza della vita, un abbraccio alla propria umanità, una sofferenza che è la sofferenza del mondo, combattere significa guardarsi dentro, ripetersi delle cose importanti, comunicare ed essere amici anche delle persone morte.
La vita di fatto è un’ immersione nell’ assurdo, un caos destinato al fallimento, alla pazzia e alla morte, e allora non resta che essere e lasciarsi andare a quello che si è.
La consapevolezza della propria fine risuona nel pianto di una creatura appena sbocciata, l’ eco di se’ nei gesti e nelle parole di chi resta, in quella lotta inafferrabile tuttora in corso.
Un romanzo avvolto nella leggerezza con riflessioni che abbracciano i temi di una vita irrinunciabile, in cui il caso la fa da padrone ma una indiscutibile disorganizzazione emozionale è sovrastata dal calore di un abbraccio e dal lascito degli insegnamenti altrui. I temi e i dialoghi in parte richiamano la freschezza narrativa e la giocosità’ di Fredrik Backman, la prosa acuta e pungente ci restituisce la voce convincente e matura di una scrittrice a tutto tondo.
Indicazioni utili
Swiv
«Combattere è durissimo, eppure non ci dobbiamo fermare mai.»
Quello proposto da Miriam Toews è un romanzo che fonde ironia e introspezione, empatia e capacità narrativa. Tra queste pagine, per mezzo di un linguaggio in apparenza meno forbito perché molto più vicino al linguaggio parlato, ella ci avvicina alle vicende riuscendo a rendere il lettore partecipe e a lui trasmettere molteplici messaggi lasciati tra una situazione e l’altra.
La protagonista vive in una bizzarra famiglia caratterizzata da una nonna che, da sola, tutti vorremmo avere e manda avanti l’intero motore del nucleo familiare. Il passato per lei è un misto di complicazioni fatto di nodi intricati e matasse non sciolte ma è possibile disattenderlo in modo molto semplice se viene affrontato e vissuto con la giusta prospettiva. Perché a volte della vita bisogna anche ridere e non lasciarsi scappare quella leggerezza e quella innocenza che ci ha caratterizzato soprattutto in età giovanile. Questo potrà aiutare a non lasciarsi sopraffare dagli acciacchi, dalla sordità, da quel corpo che sembra abbandonarci negli anni e che con il tempo inizia a mostrarsi con tutta la sua fragilità ed effimerità. A ciò si somma la figura della figlia, incinta e in piena crisi ormonale e umorale e della bambina che sa essere riflessiva e amorevole senza temere il mondo dei grandi.
«Mi sono interrotta e l’ho squadrata severamente. La nonna ha squadrato severamente me. Ho sbattuto le palpebre un paio di volte. Ci sta, ho detto. È legittimo. La nonna è sembrata felice di sentirlo. Ma di nuovo, ho detto, ricordati sempre del tuo lettore. Non è il caso di sostituire la chiarezza con dei paragoni brillanti.»
Da qui ha inizio una storia godibile e piacevole che ci propone figure attuali e reali proprio grazie a quelle che sono le loro più semplici ma concrete imperfezioni.
Un romanzo dai giusti toni è “Notte di battaglia”, uno scritto che sa far sorridere ma che resta anche inciso nella mente dei lettori in un perfetto caleidoscopio di voci e volti.
«Nella vita non importa le parole che usi, tanto non ti eviteranno di soffrire.»