Non conosco il tuo nome
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Misteriosa ed oscura presenza
Tim è un avvocato di successo con una vita in cui tutto sembra andare per il verso giusto. Ha una bella famiglia, una moglie che ama, una figlia adolescente che non esita a rincuorare, un lavoro soddisfacente e ben remunerato.
Ed allora che cosa gli manca e perché? Cosa genera in lui la percezione di un senso di malattia, manifestatasi in un improvviso ed ininterrotto desiderio di fuga, in una asfissia del momento che lo costringe ad un moto perpetuo senza meta e speranza? E la convinzione che lo assorbe lentamente, l’ idea che quella che parrebbe una disfunzione mentale non sia che un disturbo prettamente fisico?
Fino ad oggi ha navigato tra processi, clienti, casi, riunioni, il mantenimento del sangue freddo in aula. Successo, guadagno, giustezza del proprio ruolo, mai un dubbio.
Poi una rottura evidente, la lacerazione, lo smarrimento, la ricerca ossessiva di una risposta e una diagnosi di malattia idiopatica, senza una causa clinica evidente. C’ è chi l’ ha localizzata nella sua mente, chi nel suo corpo, ma nessuno può farci niente.
Lo accompagnano una moglie fiduciosa e disperante, disposta a sacrificare se stessa per amore ed arresasi all’ evidenza e una figlia che stenta a capire, che vorrebbe risposte e finisce con l’ accettare l’ inaccettabile. Entrambe attraversano notti interminabili singhiozzando per un ricordo o fissando semplicemente il buio alla ricerca di un senso.
Una malattia senza volto che sparisce e ritorna, con cui convivere, insieme a quelle camminate che non cessano mai. È un qualcosa che prende in ostaggio il suo corpo e contro cui combattere strenuamente senza possibilità di vittoria.
In questi anni, se solo Tim avesse saputo evadere da disperazione e frustrazione avrebbe potuto vedere cose interessanti, ma durante tutto questo tempo non ha mai realmente saputo ascoltare.
La sua vita si è frammentata e distrutta, partenze e ritorni hanno segnato una esistenza precaria, ogni inizio una fine, quel vivere sul filo del rasoio perdendo un senso di compiutezza.
Ma chi è realmente e che cosa l’ ha consegnato al presente? Lo ignora, una sola certezza evidente, che essa esiste e ritorna, è il suo coinquilino, gli parla, non ascolta costringendolo a seguire i suoi passi.
Questa lenta agonia lo condanna a perdere tutto, anche gli affetti più cari, perché c’è chi si è ammalato avendone seguito la rotta e chi ha abbandonato la speranza, o semplicemente è stato respinto.
Alla fine che cosa gli resta? Ben poco, un colpevole ritardo nel riconoscere l’ importanza di ciò che lo ha accompagnato ed ha lasciato per sempre ed un essere ancora pensante immerso in una malattia che nasconde la propria origine ed identità.
Joshua Ferris, giustamente celebrato per il proprio esordio letterario ( “ E poi siamo arrivati alla fine “ ), ritorna con un testo costruito su una idea interessante persasi strada facendo.
All’ interno della narrazione vive una trama parallela, un processo che scorre nel flusso della malattia di Tim, che sembra toccarlo profondamente ma che finisce con l’ inabissarsi all’ interno della sua ondivaga essenza, e quella entità indefinita e mimetizzata si e ci confonde, voce silente che accompagna i pensieri e le fughe senza meta del protagonista, mentre continuiamo a domandarci di cosa effettivamente si tratti ( un prodotto della sua mente o una sindrome somatiforme? ) e come indirizzi storia e personaggi.
Tratti di buona letteratura, una scrittura armoniosa ma una narrazione un po’ sgonfia, balbettante, un rimuginino intellettuale poco composito, che manca del giusto amalgama tra le parti.
Nel complesso un romanzo un po’ deludente, da questo autore mi sarei aspettato decisamente di più.
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Meglio E poi siamo arrivati alla fine
Un libro ben scritto dall'inizio piacevole e scorrevole che potrebbe assomigliare a una tipica storia americana con avvocato di grido e cliente facoltoso ingiustamente accusato dell'omicidio della moglie e possibile complotto dello psicopatico di turno. L'autore si salva da una storia che potrebbe essere scontata con un triplo salto mortale non perfettamente riuscito che porta la narrazione su un altro binario, molto diverso.
Il libro è sicuramente bello ma manca dell'ingrediente segreto che dà quel qualcosa in più a una storia riuscita e che c'è nel suo bellissimo libro precedente "E poi siamo arrivati alla fine". Questo lo consiglio proprio a tutti, è un romanzo da non perdere, anche se è molto, molto diverso da questo. Come si è capito io lo preferisco uh milione di volte. Mi ha sorpreso e incantato. Forse per questo sono un po' severo con Non conosco il tuo nome che si destreggia un po' troppo tra banalità e eccentricità mediche tirando in ballo Dio, cosa che non mi dispiace in senso assoluto, anzi, ma in questa storia c'è qualcosa che non funziona alla perfezione. E da Ferris ormai mi aspetto la perfezione per le straordinarie capacità che ha già dimostrato.
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Ciao banana...
Ferris, sei riuscito a fare scorrere calde lacrime liberatorie. Tim, Jane e Becka sono una famiglia, non intesa nel classico significato ma nel senso più spirituale e meno pragmatico. Dove la nebbia mentale di un uomo ipersbattuto, raggrinzito, stridente e combattuto si annidano i sentimenti e le angosce più profonde e sensate. Dove gli occhi del saggio sono nella sua testa e lo stolto procede nel buio. Dove nel pieno della follia tutto è delineato nella più totale lineare ragionevolezza, dove la libertà è nel cuore degli uomini e delle donne e se muore lì non c'è costituzione, non c'è legge, non c'è corte che possa salvarla.
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non conosco il tuo nome
Davvero una bella sorpresa questo libro di Ferris, una storia drammatica ben scritta, coinvolgente e per niente scontata... Originale tanto nella trama quanto nell'epilogo, racconta di un uomo dalla vita piena, una bella moglie, una bella casa, una figlia e un lavoro prestigioso, ma che non può godersi veramente ciò che ha perchè una malattia dall'origine sconosciuta lo porta a fare imprevedibili ed innarestabili camminate, che lo allontanano dalla famiglia, dal lavoro e soprattutto dalla propria lucidità metale... Consigliato senz'altro!