Né di Eva né di Adamo
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Amore e Giappone
Classe 2007, “Né di Eva, né di Adamo” si presenta al lettore quale opera interamente intrisa di quegli elementi propri della prosa di Amélie Nothomb. Caratterizzato da uno stile fluido ed evocativo, il lettore entra subito in sintonia con quelle che sono le vicende narrate ma soprattutto i protagonisti e viene immediatamente colto da tutte quelle riflessioni, anche filosofiche, ivi contenute.
Anche questa volta tra queste pagine troviamo una parte di contenuto di origine autobiografica. Protagonisti dello scritto sono una ventenne di origine Belga in Giappone, luogo natio della Nothomb stessa, per imparare la lingua e trovare lavoro e lui, ventunenne di famiglia benestante, che letto l’annuncio messo dalla ragazza per l’insegnamento del francese decide di prendere lezione. Il rapporto piano piano va oltre il semplice insegnamento diventando quel qualcosa in più.
«Quello che provavo per lui non aveva un nome in francese moderno, ma in giapponese sì, perché il termine koi gli si addiceva. Koi in francese classico si può tradurre con “diletto”. Mi procurava diletto. Lui era il mio koibito, colui con il quale condividevo il koi: provavo diletto in sua compagnia.»
Molto interessante, oltre all’aspetto prettamente della struttura del romanzo, è anche l’analisi del luogo e della cultura nipponica. Per un lettore già avvezzo alla scrittura e alle opere della Nothomb questo può risultare essere un po’ ripetitivo ma nel complesso non stona con quella che è il lavoro di ricerca della scrittrice e facente parte di quel suo disegno più grande e che chiaramente l’accompagna.
Non l’opera migliore della sua prolifica produzione ma un titolo interessante che aggiunge quel quid in più al puzzle ideato.
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Guida minima al Giappone
Ciò che colpisce immediatamente di Amelie Nothomb è lo stile con cui si presenta alla lettura, caratterizzato da fluidità e originalità non comuni.
Fluido perché evita descrizioni o (peggio) sproloqui: lungi dall'indugiare in “presentazioni” dei protagonisti, la Nothomb li fa subito vivere. Il lettore prende confidenza con le loro aspirazioni, idee, intenzioni e considerazioni sui personaggi con cui si rapportano. Quale miglior modo per conoscerli?
Originale perché fatto di metafore, motteggi e similitudini per nulla scontate (anche se nel corso del volume commentato questa qualità tende ad appannarsi un po').
Uno stile narrativo di tale livello risalta ancor più in caso di inconsistenza del contenuto.
E' quanto accade con “Né di Eva né di Adamo”, la cui trama si può riassumere in pochi tratti: lei, ventenne di origine belga in Giappone per imparare la lingua e possibilmente trovare lavoro, mette un'inserzione come insegnante di francese; lui, ventunenne di famiglia più che benestante, la contatta; lei e lui, al netto delle iniziali difficoltà di comprensione generate dalla poca familiarità con il linguaggio dell'altro, cominciano ad avere un rapporto che va oltre l'insegnamento; hanno vari incontri il cui esordio diventa un cliché (lui va a prendere lei con una Mercedes bianca per scarrozzarla in diversi luoghi di rilevanza culinaria o turistica); lui presenta a lei nonni, genitori e sorella (poi anche lei riuscirà a presentargli sua sorella, quando questa verrà in Giappone); insieme trovano l'occasione di isolarsi a casa di lui o di un'amica di lei (entra in gioco la classica amica che lascia la casa per un bel po' di tempo e ha bisogno di chi gliela governi), ma alternano momenti di intimità e incomprensioni... e via così verso il finale.
La storia è chiaramente autobiografica (quanto romanzata è da vedersi): Amelie Nothomb è nata a Kobe nel 1967 da un diplomatico belga, ed ha trascorso in Giappone la prima parte della sua vita.
Perciò, risultando ben presto le vicende piuttosto ripetitive, viene il dubbio che la storia dell'attrazione tra Amélie e Rinri non sia assolutamente centrale nell'idea del libro: magari potrebbe esserlo il voler illustrare la propria visione del Giappone agli altri, o forse conservarla a se stessa per quando si potrebbe non ricordarla più; oppure il voler spiegare il proprio “periodo giapponese” agli altri, o forse, sempre per il motivo di cui sopra, ricordarlo a se stessa.
Non si spiegherebbe altrimenti la presenza, nello scritto, di tutti i maggiori costumi o usanze nipponiche, e di tutte le pratiche “obbligatorie” per il turista che giunge in Giappone (quasi a fare concorrenza alle guide turistiche): c'è la passeggiata sul Monte Fuji e il monte stesso visto da tutte le angolazioni possibili; il rito del pasto giapponese e il conseguente problema dell'intrattenimento dei commensali; la poco apprezzata consuetudine nazionale della caccia alla balena; la visita al Museo della bomba di Hiroshima; la tipica e insistente ilarità dei nipponici che lascia perplessi in mancanza di un apparente motivo; oltre alle “necessarie” citazioni per il sushi, il sakè e la yazuka. Manca soltanto il capitolo sull'uso delle famigerate bacchette da pasto... e ad un certo punto si sarebbe quasi portati a rimanerci male.
In conclusione, visti i consensi raccolti dalla Nothomb negli ultimi anni, è lecito pensare che le sue qualità di scrittrice siano state messe a miglior profitto in altre opere.
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Lezioni private
E' la storia di un amore che non è un amore. Lui è una persona amabile ed affascinante, delicata e stravagante. Lei lo conosce dandogli lezioni private, capisce, sa, che è una brava persona, ma non è sufficiente per innamorarsene. E tutto questo è presentato al lettore con un'efficacia che sconfina nella poesia. La vita è costellata di prove dure come la pietra, ma una meccanica dei fluidi permette di muoversi comunque. Lei scappa. Fugge. Corre. Lontanto, molto lontano da lui. Per ritrovare se stessa e l'equilibrio con se stessa. Lui comprende. Ed il finale, con quell'abbraccio del samurai, è quanto di più dolce e straordinario ci si potesse aspettare. Uno dei suoi libri per me più belli.
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AMOROPOLI NIPPONICO
-Stupiscimi ancora Amèlie - confesso e’ il pensiero ricorrente che mi sfiora alla prima pagina di ogni suo libro; uno sgangherato sorriso trapezoidale cio’ in cui si trasformano le mie labbra all’ultima pagina.
L’iter e’ questo, dopo tanti libri e’ appurato : Nothomb, per un motivo o per l’altro mi deturpa amabilmente il volto.
Tokyo, gennaio 1989.
La terribile donna si propone ventenne in un racconto dove l’amore fa da filo conduttore.
Meno arcigna che altrove, ammettiamolo, puo’ una relazione sentimentale tra la giovane belga ed un coetaneo giapponese ricco, bello ed estremamente gentile essere omologata a tante altre?
Ovviamente no.
Tangibile e appassionante l’omaggio dell’autrice alla cultura nipponica, esso si manifesta arpeggiando intonatamente tra velate e spassose critiche a cibi improbabilmente commestibili, personaggi indefinibili e dichiarazioni d’amore alle bellezze del paesaggio. Decantando l’immenso monte Fuji, scalando un pendio innevato dove un bosco di bambu’ ruba l'attenzione con le cime imbiancate, quasi fossero chiome di giovani vestali. E poi l’inverno sull’isola di Sado, piante di cachi che stringono ai rami avidamente i polposi frutti arancione, come alberi di Natale illuminati dalla neve.
Favella raffinata, punzecchiante e scorrevole, questa e’ una confessione d’amore. Poetica, a modo suo. Con molto Amèlie e altrettanto Nothomb.
Buona lettura
Amelie in love
Lettori di Amelie Nothomb, ammettetelo: chi almeno una volta, leggendo i libri sarcastici e spietati di questa autrice, non si è mai immaginato la suddetta autrice come una specie di strega cattiva e sogghignante?
Io sì, più di una volta, all'inizio. Ma mi sono bastati pochi suoi romanzi autobiografici per rimangiarmi tutto quanto, soprattutto grazie a quest'ultimo.
In "Nè di Eva nè di Adamo" Amelie ci parla della sua storia d'amore con Rinri, un ragazzo giapponese, conosciuto proprio mentre lavorava in Giappone come insegnante di francese.
Niente sentimentalismi, smancerie o frasi da Baci Perugina, no. Non con Amelie Nothomb.
Perfino dire "amore" potrebbe sembrare una parola grossa in questo libro.
I contenuti sono molto più semplici e al tempo stesso profondi: viaggi, nuove esperienze e conoscenze, chiacchiere, parole, confusione, fraintendimenti, risate e comicità. Ciascuno dei due insegnerà e imparerà cose nuove.
Tutto questo è sufficiente per avere una storia con una persona, che si tratti di amore, amicizia o fratellanza. Perchè sono tutti questi sentimenti insieme a legare Rinri e Amelie, in questa piccola reale storia ambientata nell'amatissima terra natale dell'autrice.
Questo romanzo mi è piaciuto e non mi è piaciuto.
Piaciuto perchè rivela tantissimi aspetti della vita e della personalità di questa donna che io venero (facendomi anche comprendere quanto uno scrittore e i suoi libri possano essere tanto simili quanto dissimili tra loro), soprendendomi ad ogni singola riga, svelando l'inaspettato, scelte intraprese e gusti personali su cui si può essere concordi o meno.
Non mi è piaciuto, invece, per come è stato scritto: eventi e viaggi scritti a mo'di elenco telefonico (e non nascondo che mi è stato un po'difficile ricordare alcune cose appena lette) con un'inspiegabile alternanza di descrizioni scarne o infinite che annoiano leggermente e fanno perdere gran parte della scorrevolezza del romanzo, con paragoni culturali che spesso non ho capito...
Inoltre il finale mi ha lasciato l'amaro in bocca eppure, al tempo stesso, uno strano senso di contentezza e sollievo perchè sapevo che in fondo era giusto che accadesse ciò.
Dopotutto si tratta di Amelie Nothomb, no?
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- sì
- no
Consiglio questo in particolare, però, (così come tutti quelli autobiografici) perchè la vicenda contenuta in esso si intreccia brevemente con la storia narrata in "Nè di Eva nè di Adamo" ed è più semplice comprendere la personalità di Amelie.
"Benedetta Amèlie!"
Lei insegna francese e cerca di re-imparare il giapponese.
Lui parla giapponese e cerca di imparare il francese.
Lei è l’insegnante di lui,lei è la sua “padrona”.
Amèlie e Rinri si incontrano in un bar di Tokyo.
Rinri è magro,tanto magro e Amèlie nemmeno lo guarda finchè una amica non le dice che è bello…(Benedetta competizione femminile!). Lei a questo punto lo vede…davvero…eccome se lo vede!
“Gli chiesi cosa gli piacesse nella vita. Rifletté molto a lungo. Avrei voluto sapere se la sua era una riflessione di natura esistenziale o linguistica. Dopo una ricerca del genere, la risposta mi fece piombare nella perplessità:
- Giocare.
Impossibile determinare se l'ostacolo fosse lessicale o filosofico. Insistetti:
- Giocare a cosa?
Alzò le spalle.
- Giocare.”
E allora si comincia a giocare.
Rinri arriva sotto casa a prenderla con la sua mercedes bianca(sempre più bianca).
“Dove andiamo”chiede Amelie…”Vedrai”risponde lui.
E i due vanno…dentro vasche bollenti mentre la neve cade(lei ama il calore dell'acqua,lui no),scalano montagne irte e difficili( lei corre,lui resta indietro)mangiano tanto(lui ama la carbonara e la coca-cola,lei i cibi tradizionali locali),aprono valigie(lui ha una valigia per preparare la fonduta,una per sparare fuochi d’artificio,lui ha una valigia per tutto,lei ha una valigia,punto.)
Lei sogna il Giappone,lui sogna l'Europa.
Lui ama lei,lei ha scoperto come è bello giocare.
Secondo libro per me della Nothomb e non delude!
Perché davvero le storie sa raccontarle,perché ti porta in Giappone,perché l’ironia intelligente le appartiene.Nemmeno finisci di leggerla e già ti ritrovi a sbirciare la quarta di copertina del suo prossimo libro che pensi di acquistare.
"Benedetta Amèlie!"
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Consigliato
Fin dall'inizio piacevole e divertente. Lo stile è semplice e fluido, anche se non mancano brillanti similitudini e metafore. Decisamente coinvolgenti le descrizioni di luoghi, azioni, sensazioni.
A mio avviso un bel romanzo. Anche se non condivido il pensiero dell'autore (prima della fine). Però, considerando le riflessioni pre-epilogo (che ripeto non mi son piaciute affatto), è un gran bel finale.
Ps: Ho letto una recensione qui che dice che è un tipo eccentrico (l'autore). Caspita, dalla lettura di questo romanzo lo si capisce subito
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immersione nei ricordi
Ho da pochi giorni finito di leggere questo libro.Il primo che leggo di questa autrice, che mi era alquanto sconosciuta. Anche se ero un pò titubante, già alle prime pagine mi sono ricreduta.Un libro fatto di ricordi quelli che leggano l'autrice alla sua terra d'origine,le descrizioni dei paesaggi giapponesi,mettono serenità, sembra proprio di essere lì con lei. Non è solo un libro di ricordi ma anche un libro d'amore,che viene "sacrificato "per la propria libertà. Consiglio di leggerlo a tutti queli che si emozionano nelle cose semplici della vita,e poprio la semplicità che fà di questo libro un bel libro....Buona lettura
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Personalità indaco
La Nothomb, nel suo ultimo romanzo racconta l’amore per Rinri, un tokiota singolare che non ama la cultura giapponese e s’innamora dell’esotica maestra di francese, una Amélie, appena ventunenne. La "personalità indaco" dell'autrice permea tutte le pagine, rendendo la storia bizzarra e poetica, leggera ma ricca di momenti di introspezione. La prosa è ironica e tagliente e l'attingere al suo vissuto errabondo, non incide sulla narrazione, del resto più che una scrittrice delle grandi trame, lei è una scrittrice delle grandi parole. Inoltre, con estrema abilità conduce il lettore, nel cuore del Giappone, facendogli sognare di scalare un giorno il Monte Fuji. Molto bella la chiusa: a distanza di anni Amélie ritrova Rinri, che la saluta con l'abbraccio fraterno del samurai. Un gesto bello e nobile che fonde due vite e due culture distanti.
Buona lettura:)
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Commento
Le prime pagine sono piacevoli al limite del divertente. Il sorriso resta per lunghi tratti e la piacevolezza resta anche nella lettura di piccole "vivisezioni" di attimi, emozioni, e situazioni viste con il continuo contrasto tra le culture occidentali e giapponese. Molto interessante la rappresentazione dell'amore Koj e del ventaglio di emozioni che compone la relazione amorosa. Un libro da leggere e dal quale nasce qualche buono spunto di profonda riflessione sui sentimenti, e la maniera di viverli interpretandoli in maniera diversa a seconda delle culture, pur nella leggerezza del sorriso che lo scritto lascia.