Moshi moshi
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Due donne a Shimokitazawa
Il libro tratta di amore, tradimento, vita quotidiana e del tema della morte in modo abbastanza equilibrato.
L’autrice ha uno stile narrativo tendente all’introspezione quindi è consigliato a chi già ha letto qualcosa della stessa o è amante dei libri che descrivono gli stati d’animo.
L’evento iniziale è il trasferimento di Yocchan, la protagonista, dalla casa dei genitori in un appartamentino sito nello stesso quartiere dove lavora come cameriera in un locale di cucina francese.
Questo evento avviene poco dopo la morte del padre, avvenuta in circostanze drammatiche, si tratta di un suicidio compiuto con l’amante, una donna della cui esistenza né la figlia né la moglie di lui erano a conoscenza.
Esse quindi subiscono non solo lo choc della perdita ma anche quello dell’abbandono, ovviamente vivono il lutto in modo diverso. La figlia si rimprovera di non aver sospettato nulla e non aver fatto niente per evitare la morte del genitore, si sente in colpa per essere stata distratta e superficiale.
La madre invece si sente umiliata e defraudata per via del tradimento e ha perso i punti di riferimento della sua vita. Decide quindi, non sopportando più di vivere nella casa di famiglia, di chiedere asilo alla figlia, trasferendosi a vivere nel minuscolo appartamento che quest’ultima ha preso in affitto.
Cambiando quartiere e sforzandosi di vivere normalmente la loro quotidianità sembra che le loro anime inizino a ricomporsi pezzo dopo pezzo. La madre fa la conoscenza dei negozianti del nuovo quartiere e finisce per essere assorbita dalla nuova aria che vi si respira. La narrazione infatti sembra ruotare proprio attorno al quartiere di Shimokitazawa e lo rende quasi un entità viva e compartecipe delle vite dei suoi abitanti, tant’è vero che il titolo originario dell’opera è Moshi moshi Shimokitazawa.
Yocchan fa la conoscenza di Aratani, un avventore del ristorante che sembra conoscere particolari riguardanti la morte del padre di lei.
Essendo coetanei tra i due sembra nascere una storia d’amore ma i dubbi della ragazza e la sua situazione emotiva agiscono da freno. Inoltre non è sicura dei sentimenti che prova verso di lui.
Solo alla fine del libro, dopo aver affrontato ed elaborato il lutto, scoprirà quali sono i suoi veri sentimenti e a chi sono realmente diretti.
Un punto a favore del libro è il modo in cui riesce a far immergere il lettore nella realtà che vivono i personaggi, sembra quasi di poterli toccare, forse dovuto anche allo stile molto descrittivo e in cui non mancano mai i dettagli e la descrizione delle piccole cose della quotidianità, quest’ultimo però è purtroppo anche un limite in quanto a un lettore amante delle narrazioni veloci e delle trame avvincenti e molto elaborate potrebbe, in alcuni punti, annoiare.
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Scusami, sono una bambina
Banana non si smentisce mai! I suoi libri sono delle favole di vita quotidiana.
Lo stile è sempre poetico, semplice e dolce.
Anche questa volta ha fatto uscire dalla sua penna una storia piacevole e molto rilassante.
Il fulcro di questa storia è basato sul legame madre e figlia nato dopo la scomparsa del marito/padre.
Il titolo di questo delizioso racconto è tratto dalla tipica espressione usata dai giapponesi per rispondere al telefono e deriva dalla frase “mousi masu, moushi masu”.
Passiamo alla trama.
Yoshie ha da poco perso il padre in uno strano suicidio d’amore. Proprio questo fatto la farà “scappare” da Meguro per trasferirsi in un minuscolo appartamento nel colorato e caratteristico Shimokitazawa, un piccolo quartiere di Tokyo.
Proprio mentre la sua vita stava prendendo una piega diversa la madre le bussa alla porta e decide di convivere con lei.
Insieme scopriranno il piacere delle cose semplici, come una dolce granita o la fresca insalata.
I piccoli piaceri della vita le farà pian piano rinascere.
Eppure le cose non sono del tutto cambiate.
Yoshie continua ad avere molti incubi durante i quali non smetterà di urlare “Moshi moshi?? Moshi moshi???”.
È una storia dolce, delicata, intensa, nella quale l’amore, l’odio e l’amicizia si intrecciano piacevolmente per costruire un racconto scorrevole e delizioso.
Cosa aggiungo? Buona lettura!
“Non appena pronunciai il suo nome, le lacrime presero a scendermi copiosamente”.
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Pronto?Pronto? Chi è? Diamine!,mi rispondete?
Yocchan ha da poco raggiunto l'indipendenza economica dai genitori e vive da sola in un piccolo monolocale a Shimokitazawa, caratteristico quartiere di Tokyo fatto di stradine circondate da negozietti e ristoranti tipici ed è proprio in una di queste locande dedicate alla cuisine de ménage che lavora alacremente grazie all'affiatamento con la prorietaria Michiyo. La vita della giovane ristoratrice è stata sconvolta dalla notizia della morte di Imo, suo padre, apprezzato musicista, trovato morto, in quello che sembra a detta della polizia un omicidio suicidio, nei boschi di Ibaraki mentre era in compagnia di una giovanissima donna: la sua amante e cosa che ha lasciato tutti ancora più perplessi questa assassina-amante era anche imparentata con Imo. Se Yocchan è rimasta frastornata da questa tragedia,la madre sembra quasi uscire di senno, alcuni giorni dopo il funerale rivela alla figlia di ricevere giornalmente le visite del fantasma del marito,quindi chiede e ottiene ospitalità alla figlia.
Yocchan , messo da parte il suo egoismo,tenta di aiutare la madre a superare lo choc, ma anche lei ,che sembrava quasi immune al dolore, scoprirà, durante questa convivenza forzata, quanto Imo le manchi. Al ristorante un giorno capitano per puro caso, come semplici avventori, prima Aratani e poi Yamazaki due grandi amici e colleghi del compianto Imo. Questi due assidui clienti all'inizio sembrano aiutare la ragazza a superare il turbamento per la drammatica morte del padre,ma alla fine si trasformano,loro malgrado, in motivo di ulteriore sofferenza e
confusione,tant'è che Yocchan finirà per innamorarsi di entrambi divenendone l'amante.
Banana Yoshimoto ci sorprende ancora una volta descrivendo sentimenti, ossessioni, nevrosi che accompagnano il montare di una sofferenza repressa con originalità e raffinata analisi psicologica. Moshi moshi?, corrisponde al nostro:"pronto?Pronto? chi parla?"
Il lutto è una telefonata,improvvisa,inattesa, nel momento stesso in cui alziamo la cornetta e chiediamo "moshi?" moshi?" comprendiamo che non c'è e non ci sarà più qualcuno a rispondere.
di Luigi De Rosa
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Editing da rifare
Si sente tanto la mancanza di Giorgio Amitrano! Non si ritrova lo stile facile e immediato della Yoshimoto, qui il discorso salta di palo in frasca, i soggetti cambiano senza una logica, quindi il libro è piuttosto faticoso. Credo occorerrebe un nuovo editing, peccato che l'autrice giapponese risulti di difficile lettura perchè la sua prosa è molto gradevole.