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Morte apparente Morte apparente

Morte apparente

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La trama e le recensioni di Morte apparente, romanzo di Thomas Enger edito da Iperborea. Le cicatrici sul volto e il gelo nell’anima, il giornalista Henning Juul torna al lavoro ma non alla vita dopo il misterioso incendio in cui ha perso il figlio. A strapparlo dal torpore di una morte apparente è il caso che sta turbando una Oslo che si credeva al sicuro, un delitto che porta il marchio della Shari‘a. Fustigata, lapidata, mutilata di una mano, la giovane Henriette Hagerup è stata sepolta fino al busto, "come un’esile rosa solitaria", in una tenda bianca sulla collina di Ekeberg. I media sguinzagliano i loro migliori segugi, la polizia batte ogni pista plausibile, ma mentre i sospetti si concentrano su Mahmoud, il fidanzato pachistano legato alle bande del narcotraffico, il fiuto di Henning non si ferma ai comodi pregiudizi. Chi era veramente la bella studentessa di cinema, così ammirata, così intrigante nel suo talento anticonformista? E cosa nasconde il film sull’islam che la ragazza stava girando insieme all’amica Anette? In un crescendo di tensione, la trama di morte si infittisce intorno a un’indagine che insegue la verità dove finisce la coscienza e inizia l’ossessione, e che diventa per Henning un faccia a faccia con i propri fantasmi, fino al brusco risveglio che ha il cacciatore quando si accorge di essere la preda.

Thomas Enger è nato nel 1973 a Oslo e vive a Jessheim, in Norvegia. Musicista, scrittore e giornalista, collabora con le principali testate nazionali e sta componendo un musical. Morte apparente, il primo di una serie di sei thriller di cui sono già stati acquistati i diritti cinematografici, è stato accolto dalla stampa scandinava come il miglior esordio degli ultimi anni ed è in uscita in 13 paesi.



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Morte apparente 2013-10-04 03:46:44 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    04 Ottobre, 2013
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Morte apparente di Thomas Enger

Le apparenze di un reato

Mi sono accostato a questo romanzo attratto dal titolo (“Morte apparente”) più che dal successo riscosso dalla letteratura scandinava di un genere che ha vissuto sull’abbrivo impresso dal successo della trilogia di Stieg Larsson.
Assorbito da questa evocazione – probabilmente ancora sotto l’effetto di “La sepoltura prematura” di Poe – ho pensato all’antica paura della morte apparente: il senso di soffocare, svegliarsi rinchiusi in una bara, per colpa di un sonno profondo che, annullando le funzioni vitali anche minime, viene scambiato per morte.
In realtà nel romanzo non si parla di questo tema, perché l’apparenza riguarda non già la condizione della morte e il terrore già descritto da Poe, bensì le modalità di effettuazione del crimine.

Il giornalista Henning Juul ha il volto sfregiato da cicatrici, segno indelebile di un dramma familiare che l’ha travolto: il figlioletto Jonas è perito in un misterioso incendio, anche perché lui non è riuscito a salvarlo. Senza voglia alcuna, il giornalista torna al lavoro. Con il gelo nell’animo. Per Henning anche l’incontro con l’ex moglie è problematico. Come è difficile lavorare con il nuovo compagno di lei. Tanto più se il lavoro lo porta a interessarsi di un reato che ha turbato la quiete di Oslo: la studentessa Henriette Hagerup è vittima di un delitto che richiama i rituali della Shari’a. E’ stata fustigata, mutilata di una mano e lapidata, su una collina dell’Ekeberg.
Gli indizi a disposizione conducono a dubitare pesantemente di Mahmoud, il fidanzato pachistano colluso con i narcotrafficanti.
Henning scava nella vita della studentessa di cinema, giovane affascinante, disinibita e ammirata per il suo talento. Prima di essere assassinata, stava realizzando con l’amica Anette un film sull’islam…
Mentre Henning Juul tenta di comprendere lo svolgimento dei fatti, impegnandosi contemporaneamente nel combattere sensi di colpa e fantasmi del passato, una banda di delinquenti uccide il fratello dell’indiziato principale e poi cerca di sbarazzarsi anche del giornalista.

La trama è intrigante e ben congegnata. Nello svolgimento dinamico del thriller, affiorano i temi che la società multirazziale propone: con le sue contraddizioni e i pregiudizi sulle culture “diverse” da quella occidentale.

Bruno Elpis

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