Metà di un sole giallo
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
"Il mondo taceva mentre noi morivamo"
“Il mondo taceva mentre noi morivamo”
A tutti noi, almeno a quelli che più o meno hanno la mia età, è stato ripetuto quando erano piccoli e facevano i capricci a tavola: “Mangia e non ti lamentare. Pensa ai bambini del Biafra.” Sì, perché attraverso echi di notizie lontane e fotografie di drammatica e crudele realtà riguardanti questo piccolo Stato africano si poteva intuire che cosa significasse avere veramente fame. Ma il Biafra oggi chi se lo ricorda? E sono chiare e conosciute le vicende che hanno portato alla sua nascita e alla sua così veloce dissoluzione? Cosa è stato esserci davvero lì, in mezzo ai bambini che arrostivano topi o che litigavano per una lucertola fritta? E che morivano a migliaia per kwashiorkor? Tra i profughi che dovevano difendersi dai continui bombardamenti aerei, lasciare le loro case, subire violenze e stupri?
Leggere “Metà di un sole giallo” ci aiuta a capire meglio. Pur essendo un romanzo, permette di seguire le complicate vicende che portarono alla guerra civile in Nigeria, con la formazione e dissoluzione del piccolo stato del Biafra, che durò dal 1967 al 1970.
Il romanzo si apre nei primi anni Sessanta nella cittadina universitaria di Nsukka, dove un ragazzino di tredici anni, Ugwu, va a vivere diventando il domestico di un giovane ricercatore, Odenigbo. La narrazione segue tre dei protagonisti di questa storia, oltre ad Ugwu, anche Olanna, la bellissima compagna di Odenigbo e Richard, un inglese che si innamora dell’Africa e dei suoi abitanti e sceglie il Biafra come propria patria. Attraverso le vicende dei personaggi, che si snodano in un arco temporale che va appunto, dai primi anni Sessanta alla fine del Biafra, nel 1970, possiamo immergerci completamente in quell’atmosfera, comprendere le profonde divisioni che interessavano la popolazione nigeriana in quell’epoca, divisioni sia sociali ed economiche che culturali, etniche e religiose, che purtroppo diedero origine ad una sanguinosa guerra civile. Inoltre possiamo anche seguire con un certo coinvolgimento le vicende private dei protagonisti, l’amore, la gelosia, il tradimento, le passioni che li travolgono e che si intrecciano tra loro e con la Storia.
Si tratta di un romanzo in un certo senso epico, che sa raccontare la guerra e l’amore, senza mai diventare banale, patetico o ripetitivo. Complimenti all’autrice.
Indicazioni utili
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
La guerra, l'amore, la storia
"Rosso era il sangue dei fratelli assassinati nel Nord; nero era il lutto per la loro morte; verde, il colore della prosperità a venire del Biafra e, infine, la metà di un sole giallo indicava la gloria futura del paese". Chimamanda Ngozi Adichie ci presenta uno spaccato di storia troppo spesso taciuto, ignorato, in cui sangue, fame e prevaricazione si mischiano all'orgoglio, al senso di appartenenza, alla forza di un popolo. Siamo nella Nigeria degli anni Sessanta, un paese appena riscattatosi dalla lunga dominazione britannica, che scopre quanto sia difficile, dopo anni di sopraffazione, imparare a camminare con le proprie gambe. Uno Stato creato sulla carta e in base agli interessi dell'Occidente, con confini artificiali entro i quali etnie diverse convivono in una pace che non sembra destinata a durare in eterno. Scopriamo questa pagina nera attraverso tre voci narranti, tre personaggi diversi, con storia, cultura e sensibilità differenti, che fanno parte dello stesso nucleo familiare, che patiscono gli orrori di un conflitto insensato vivendoli ognuno a suo modo e subendone in maniera diversa le conseguenze. Olanna, donna di grande fascino e cultura, benestante figlia di un pezzo grosso nel campo delle costruzioni, che per amore del rivoluzionario Odenigbo abbandona agi e ricchezze. Ugwo, il suo giovane e sveglio domestico, ligio al dovere e desideroso di imparare, di studiare, di riscattarsi e crescere, smanioso di affrontare la vita. Richard, inglese bianco innamorato della lingua, della cultura, della terra che lo ospitano e che lui ormai considera sue, nonché della bella sorella di Olanna, la marmorea, sarcastica e risoluta Kainene. Le loro tranquille esistenze sembrano indirizzate verso un futuro pieno di opportunità, di serenità, di benessere. Finché gli animi non si scaldano, i mitra cominciano a sparare, il sangue scorre come fosse acqua. Finché uomini che fino al giorno prima vivevano in pace, che condividevano la stessa terra e lo stesso destino non si fanno sopraffare da un odio privo di qualsiasi senso. Finché lo scontro fratricida non sfocia in guerra civile, in secessione, in cieca e spietata violenza. Intanto l'Occidente guarda facendo finta di non vedere, ascolta facendo finta di non sentire, si schiera simulando un'ipocrita neutralità. Ma non c'è solo la storia, non si parla solo di guerra, non è tutto negativo in questa bellissima opera. C'è lo spazio per l'amore. Un amore che va oltre le differenze razziali e quelle di classe, che perdona e sa farsi perdonare, che brucia i corpi e appaga i cuori. Poi c'è l'amicizia, quella che lega persone che condividono obiettivi e ideali ma riesce anche ad unire chi appartiene a mondi differenti o la pensa in maniera diversa. C'è la cultura, la cui importanza è messa sempre in primo piano. Ci sono le tradizioni, che lottano contro una modernizzazione troppo spesso di stampo occidentale, provando a difendersi con il loro affascinante bagaglio e portandosi inevitabilmente dietro strascichi di pregiudizi e superstizioni. C'è una prosa dolce che accompagna egregiamente i bei momenti e attenua l'orrore dei passaggi più cruenti. Ci sono bellissime descrizioni, piacevoli divagazioni, interessanti notizie storiche. Ci sono personaggi ricchi di carisma, di fascino, capaci di entrare nel cuore del lettore. C'è una storia che in pochi conoscono e che invece dovrebbe essere di esempio per i popoli di tutte le razze, le religioni, le convinzioni politiche, una sorta di monito a che certi fatti non si verifichino ancora in futuro. C'è un'autrice ricca di talento e sensibilità, che ama la sua terra e la sua gente e che, proprio per questo, non può fare a meno di raccontare tristi e scomode verità.
Indicazioni utili
Ottimo libro
Metà di un sole giallo (scritto nel 2006, edito in Italia da Einaudi nel 2008) della nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie.
Con grande capacità narrativa, l'autrice colloca la sua storia, di amori, conquiste, rinuncie e cadute di ideali, tra l'elite nera nigeriana di etnia igbo, colta ed emancipata, - in quel 1967 quando scoppia la guerra del Biafra (il mezzo sole giallo era il simbolo della bandiera indipendentista del Biafra).
Un romanzo che è stato un bestseller negli USA scritto con grande maestria da una giovane nigeriana (nata, credo nel 1977).
Il 15 gennaio 1966 un colpo di stato in Nigeria, porta al potere militari di etnia ibo (regione sudorientale del paese). Il 29 luglio del 1966, un contro golpe, riporta il potere ai militari del nord (etnie Yoruba e Hausa) e all'esclusione degli ibo del sud. Nel nord (mussulmano) vengono massacrate le minoranze cristiane. Il 30 maggio 1967, la regione sud-orientale del Biafra dichiara unilateralmente l'indipendenza (letteralmente la secessione). Pochi saranno gli stati a riconoscerla (Gabon, Haiti, Costa Avorio, Tanzania, Israele e Zambia), mentre altri presteranno solo aiuti ( Francia, Rhodesia, Sudafrica e Portogallo). Il 6 luglio 1967 lo stato centrale della Nigeria dichiara guerra al Biafra e inzia la riconquista del territorio che avverrà, con la fine dell'esperienza del Biafra, tre anni dopo, il 7 gennaio 1970. La guerra del Biafra lascerà sul campo circa un milione di morti e secondo alcune stime quasi altri due milioni di morti di fame e miseria. Ancora oggi forti sono le tensioni , dovute al fondamentalismo di entrambe le parti, tra il nord mussulmano e il sud cristiano. Neanche a dirlo nel sud-est della Nigeria (quindi nel Biafra) sono concentrati i maggiori giacimenti di petrolio del Paese.
www.sancara.org