Maurice
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La pazzia non è da tutti
“Amava gli uomini e sempre li aveva amati. Smaniava dalla voglia di abbracciarli e di fondere il proprio essere nel loro”.
Per la religione si tratta di sodomia, per la legge di reato infamante punibile con il carcere, per la scienza medica di “omosessualità congenita”, da provare a curare, falliti tutti gli altri tentativi, con "aria fresca e sport".
Maurice è un giovane ordinario dell'alta borghesia, né stupido né intelligente, con un avvenire già programmato. Tutto ciò che gli si chiede è di seguire le orme del padre, gettarsi a capofitto negli affari e mettere su famiglia “nella nicchia che l'Inghilterra aveva preparato apposta per lui”.
Il primo colpo ad un'apatia che rende impermeabili a gioie e dolori lo sferra un sentimento illuminante, che rivela al protagonista il suo vero io e gli dà la forza di mettere in discussione i dogmi della società: “La pazzia non è da tutti, ma quella di Maurice risultò il fulmine che scaccia le nuvole”.
In questo romanzo - in parte autobiografico - Forster tratteggia l'amore omosessuale con la grazia che si riserva ai sentimenti più puri, con una narrazione dalle tinte pastello che non va mai sopra le righe.
La Natura sta candidamente dalla parte di tutti gli amanti, offrendo fragranti notti primaverili, buie abbastanza da favorire amplessi proibiti.
Per Maurice, braccato da una solitudine che minaccia di avvelenarlo e dalle rassicuranti chimere della “normalità”, la sfida sarà quella di riuscire ad accettare che la vera felicità passa attraverso il coraggio di essere se stessi: “Dopotutto, un autentico inferno non è meglio di un paradiso artefatto?”.
Liberarsi dai sensi di colpa e percorrere a testa alta una strada inesplorata significherà cominciare a vivere finalmente da uomo.