Maschio bianco etero
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Opinioni inserite: 7
DIRETTO, FRIZZANTE E IRONICO
Questo libro mi ha stupita e soprattutto mi ha divertita molto, dopo un periodo di letture impegnative e di alcuni delusioni, avevo proprio bisogno di qualcosa di leggero.
Il protagonista del romanzo è Kennedy Marr, un irlandese che vive in America, è uno scrittore fannullone e sceneggiatore per il cinema. E' un donnaiolo, un narciso e un egocentrico, ha il vizio dell'alcool e gli piace la bella vita.
Ad un certo punto deve fare i conti con una serie di debiti e quindi dovrà accettare un cambiamento di vita radicale...
Possiamo dire che Kennedy vive una vita esagerata, piena di eccessi, senza regole e senza nessun timore e dice sempre tutto ciò che pensa.
L'autore attraverso il suo personaggio, ci racconta la società di oggi in maniera dissacrante e ironica, tocca vari tasti alcuni intoccabili come la religione, la sessualità, lo status sociale.
Nel corso del libro troviamo delle parti divertenti ma dall'altra parte c'è anche spazio per delle riflessioni sula vita, sui tempi che stiamo vivendo.
Kennedy non è un personaggio positivo, non dà sicuramente il buon esempio, è tutto quello che una brava persona non dovrebbe essere, l'ho trovato anche prevedibile in alcuni momenti.
La lettura scorre velocemente, però non ci sono grandi colpi di scena, il protagonista si adatta al cambiamento che per forza dovrà affrontare.
E' sicuramente un testo che vuole essere semplice e leggero ma che alla fine fa pensare ai tempi che viviamo, ai limiti e alla mediocrità dei nostri giorni e su quanto le persone si soffermano su cose futili e diano importanza ad argomenti di poco spessore.
A questo romanzo però manca qualcosa, l'ho trovato più incisivo e tagliente nella prima parte meno nella seconda, il finale mi ha lasciato un po' perplessa.
La trama in sè non è così originale, in molti punti è anche banale, il lettore sa già cosa succederà ma quello che mi ha colpito di più è lo stile di scrittura semplice: diretto, frizzante e ironico.
L'autore poteva probabilmente creare una storia un po' più complicata e non così prevedibile, forse il suo intento era quello di criticare la società in cui viviamo, non so se consigliare sinceramente questo libro ma non mi sento neanche di bocciarlo.
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Un’ottima notizia per i pub
Ho letto Maschio bianco etero di John Niven divertito dalla lettura de Le solite sospette del medesimo autore, senza trarne pari soddisfazione.
Kennedy Marr è uno scrittore in crisi creativa (“Non scriveva una parola di narrativa da cinque anni”), pur dotato di una sua originalità e poetica (“Kennedy sapeva che ci voleva molto dolore, molta esperienza, per partorire tre o quattrocento pagine di narrativa”). Campa scrivendo sceneggiature a Hollywood, ma la sua vita sopra le righe – scandita in modo sfrenato dalla formula bacco, tabacco e Venere– gli chiede presto il conto.
Gli giunge inaspettatamente “il premio F.W. Bingham”, che lo cava d’impiccio e d’impaccio. Gli viene attribuito da un college inglese dietro controprestazione (“Il premiato doveva passare un anno a Deeping… per erudire gli studenti”). All’inizio Kennedy storce il naso (“Per un anno, nello stesso campus della mia ex moglie, a insegnare scrittura creativa”), ma poi accetta in quanto “pecunia non olet” e il premio sconfessa clamorosamente il detto “carmina non dant panem”.
La moglie Millie e la figlia adolescente accolgono la notizia con reazione mista (“È un’ottima notizia per i pub, i ristoranti e gli spacciatori del posto”) e il trasferimento in Inghilterra è occasione – oltre che per il college (“Questo si rifletterà sulle domande di iscrizione”) – anche per lo stesso Kennedy: per rivedere, forse, la sua filosofia di vita.
Gli eccessi alcolici e sessuali del protagonista e il suo materialismo mi hanno nauseato (“Con il suo vestito costoso e la sua pelle bianca, dotato di arti funzionanti, entrate a sette cifre, un petto sgombro di tette e un grembo senza utero o tube di Falloppio, la sua mente libera da ogni attrazione verso il suo stesso sesso o dal pensiero di farsi tagliare il batacchio. Un maschio alfa. Bianco, etero”), tuttavia il romanzo si lascia leggere nel suo linguaggio sboccato perché lo squarcio della redenzione – è facile intuirlo - illumina le pagine sin dall’inizio.
Giudizio finale: trash, scomposto (salvo ricomposizione finale con buona pace del lieto fine) e ad alta gradazione alcolica.
Bruno Elpis
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KENNEDY MARR
KENNEDY MARR
Questa è la storia di Kennedy Marr, uno scrittore di romanzi e sceneggiatore di grande successo, amante della bella vita, delle donne e di tutti gli eccessi che una città come Hollywood può offrire. La sua fortuna ebbe inizio a circa a trent'anni dopo la pubblicazione del suo primo romanzo che divenne fin da subito un bestseller conosciuto quasi tutto il mondo.
Purtroppo però la bella vita nel lusso gli hanno fatto accumulare un bel debito con l'Agenzia delle entrate,che è già pronta a mandare sul lastrico il nostro protagonista nel caso non rientri con il pagamento delle tasse.
Ma questo problema non infligge nessuna preoccupazione a Kennedy che continua imperterrito il suo stile di vita nonostante i consigli dei suoi agenti Connie e Braden di limitare le spese inutili,finché non si trova una soluzione al problema.
La soluzione arriva quando il dipartimento di Anglistica della Deeping University assegna a Kennedy il prestigioso premio F.W.Bingham, dandogli l'opportunità di insegnare per un anno scrittura creativa ad autori emergenti e privi di talento, in cambio di un ricco compenso, presso l'università della contea di Warwickshire, dove Millie la sua prima moglie ci lavora.
Per Kennedy accettare non sarà una scelta facile perché vuol dire lasciare la California e ritornare in Inghilterra per rivivere i nostalgici ricordi del passato.
E' stato molto interessante leggere questo libro, ci sono state diverse emozioni durante l'evolversi della storia, momenti che mi hanno fatto sorridere, pensare, e a volte annoiare.
Sorridere per la descrizione di alcune scene e per i dialoghi usati adatti al personaggio e alle situazioni,annoiare per le lunghe descrizioni un po' troppo dettagliate su particolari non di grande interesse,pensare perché alla fine di questa storia l'autore lascia un messaggio molto importante sulle scelte che si fanno nella vita per raggiungere alcuni traguardi.
Ben descritti dialoghi e i luoghi, molto ben delineati i personaggi e ben curate le rappresentazioni delle varie scene, regalandomi nel complesso una lettura molto scorrevole e piacevole.
Sulla parte finale del libro che la storia diventa ancora di più interessante dove mi è piaciuto scoprire un lato di Kennedy tenuto nascosto, e che non pensavo che ci fosse.
Buona lettura.
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Niven Promosso a pieni voti
Ho scoperto Niven per caso, leggendo il suo romanzo "A volte ritorno" e visto lo stile geniale, ho deciso di provare anche questo romanzo. Un altro colpo di genio.
Dal linguaggio poco edulcorato e con immagini dettagliate così tanto da lasciar poco spazio all'immaginazione, Niven racconta il personaggio di Marr, uno sceneggiatore spendaccione baciato dal successo che dovrà fare i conti con la sua coscienza e un problemino inatteso.
Dallo stile accattivante e mai scontato, Niven snocciola un romanzo secco, diretto ma allo stesso tempo ironico e che fa pensare.
Disastroso nei rapporti personali, cerca di raccogliere i cocci di ciò che ha lasciato dietro sè nel suo turbinio di vita spericolata.
Niente spoiler perchè va letto assolutamente!
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Irriverente male di vivere...
Se avete voglia di una lettura:
1) ambientata ai giorni nostri
2) divertente, irriverente, dissacrante
3) leggera, ma non stupida
Ebbene in John Niven troverete tutto questo.
Scrivere con un linguaggio "triviale" potrebbe sembrare facile...io, invece, credo sia molto rischioso, bisogna saperlo fare e, soprattutto, poterselo permettere.
Niven può...e lo sa fare.
In realtà questo romanzo hai due chiavi di lettura: una più superficiale che lo rende scanzonato, divertente e irriverente...ed una che viaggia sottotraccia per tutto il tempo e che è più profonda, riflessiva ed anche un po' drammatica...che si nasconde sotto i "rcatroia" e gli alcolici del protagonista, celando un male di vivere di fondo...ma che esplode nelle ultime pagine.
Il libro è ricco, ricchissimo di citazioni e aneddoti letterari e nonostante la storia sia apparentemente scontata non risulta mai banale...
Per me Niven...promosso!
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L'edonista redento (?)
Insolente sciupafemmine, alcolista ed egocentrico, sottilmente astuto e soprattutto abituato a una vita di eccessi Kennedy Marr osserva il mondo dalla dorata torre che si è costruito grazie alla sapienza con cui usa le parole nei suoi folgoranti romanzi o nelle richiestissime sceneggiature.
Dal microcosmo proletario d'Irlanda alla luci della ribalta della Mecca del cinema. Dal clima brumoso e umido della terra natia al sole cocente e benevolo di Los Angeles.
Kennedy se la spassa, scialacqua denaro e tempo, lavora quel tanto per garantirsi il mantenimento del suo smodato tenore di vita e per restare sulla cresta dell'onda, che si sa, a Hollywood ti spiaccica sulla battigia in men che non si dica.
Una bega con l'intransigente fisco americano, un premio vinto nonostante l'opposizione dei soliti ipocriti parrucconi e, soprattutto parecchi soldini, lo richiamano in Gran Bretagna per circa un anno, in cambio dovrà introdurre un gruppo di studenti all'arte dello scrivere.
Non essendo molto affine all' integrità morale causerà sin da subito parecchi problemi, sino a giungere al punto di dover scendere a patti con un passato troppe volte soffocato da notti di focoso sesso e sballi inverecondi alimentati da alcol e droga.
I conti lasciati in sospeso esigono essere saldati, e questa volta a Kennedy non basterà sedurre la starlette di turno o scolarsi l'impossibile per zittire quel tarlo che da tempo gli divora il cervello.
Dopo il Gesù di "A volte ritorno" John Niven crea un altro personaggio memorabile; un uomo capace di essere disgustoso e allo stesso tempo maledettamente affascinante nell'arco della stessa riga. Subdolo e manipolatore, ma anche brillante e piacevolmente anticonvenzionale, viene inquadrato alla perfezione dalla prosa diretta, vivace e decisamente volgare dell'autore. Il quale, oltre a centrarne la forza pubblica ostentata con regolare compiacimento, ne riesce a cogliere le debolezze private e lo spirito più angustiato, fino a mettere a nudo i sensi di colpa e il rammarico per aver evitato qualcosa che visto col senno della (forse) raggiunta maturità tanto male non doveva essere.
La famiglia è il nucleo destabilizzante. Sia quella da cui si è staccato lasciando una figlia adolescente, sia quella presa in carico dall'amorevole fratello Patrick, il quale però non può stoppare il tempo per la madre sempre più vicina all'ultimo viaggio, o esorcizzare i fantasmi della sorella Geraldine, perduta in una vita infame mentre Kennedy, tronfio ed egoista, preferisce volgere lo sguardo altrove.
Far pace con i suoi demoni e con chi in fin dei conti gli ha voluto sempre bene diventa basilare, oppure non resta che proseguire sul cammino dell'autodistruzione sino ad un finale non arduo da prevedere.
John Niven ancora una volta fomenta risate ma allo stesso tempo solletica la riflessione; leggera eppure mai superficiale la sua storia si basa su una moraletta di fondo tutto sommato risaputa -il denaro non è tutto- però esposta con simpatia e brio, miscelate con un toccante intimismo sfoderato regolarmente al punto giusto.
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Montagne russe alcoliche
Qualche anno fa lo scrittore scozzese John Niven aveva scalato le classifiche di vendita dei libri con il dissacrante "A volte ritorno", una storia ironica e cinica su un immaginario ritorno di Gesù Cristo sulla Terra.
“Maschio bianco etero”, scorretto e dissacrante fin dalla prima pagina, ha invece per protagonista Kennedy Marr, 44 anni, scrittore e sceneggiatore di successo.
Baciato dal talento naturale e da alcune circostanze fortunate, conteso dai migliori produttori cinematografici ed editoriali di Hollywood, ama trascorrere il tempo tra ristoranti lussuosi, fiumi infiniti di alcool ed attricette preferibilmente giovani.
Si comporta, per sua stessa definizione, come un "vero stronzo", fino a quando un inaspettato guaio con il fisco minaccia il suo stile di vita.
Per risanare le proprie finanze, Kennedy si trova costretto ad accettare un premio letterario che in cambio di una cospicua retribuzione, lo obbliga ad insegnare per un anno in un'università irlandese. Terra natale di Kennedy, dove abitano la figlia, l'ex moglie, il fratello e la madre malata, e dove si terranno le riprese del film di cui ha scritto la sceneggiatura.
Ma soprattutto luogo denso di brutti ricordi che si trasformano in sensi di colpa. Gli stessi dai quali aveva sempre tentato di fuggire.
La trama segue le peripezie del protagonista attraverso la tipica e collaudata parabola che trasforma il personaggio principale da edonista cinico e sprezzante alla scoperta di paure, incertezze, fragilità che lo fanno vacillare.
Grazie allo stile graffiante ed irriverente dello scrittore scozzese, Kennedy Marr risulta essere un personaggio davvero simpatico, nonostante il curriculum da canaglia incallita e la presenza di qualche volgarità di troppo. Nel romanzo, in pieno stile Niven, c'è spazio anche per una critica, piuttosto esplicita, rivolta ad alcune bizzarrie e contraddizioni delle industrie cinematografiche ed editoriali e dei loro interpreti.
In una storia simile non è facile riconoscere, ammesso che esista, una morale. Lo scrittore descrive un ideale di vita o ne condanna gli eccessi? E non è facile distinguere quanto le critiche, per esempio al sistema hollywoodiano, riflettano il pensiero dell’autore o se invece siano la rappresentazione caricaturale dei pregiudizi che spesso esistono sugli attori e i loro vizi.
Qual era l’idea di Niven? Divertire o farlo con l’aggiunta di un pizzico di riflessione? Ma in fondo è inutile chiederselo. A tal proposito Kennedy Marr direbbe qualcosa tipo "'rca troia ragazzo, è soltanto un libro, chiudilo e andiamo a spassarcela".
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Impossibile non notare le numerose somiglianze tra i protagonisti, entrambi scrittori " maledetti " amanti della bella vita.