Marina
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A caccia di storie per le vie di Barcellona
Quest'anno ho deciso finalmente di dare una chance a Zafón e, pur rimanendo colpita positivamente dal suo stile, devo dire che "Marina" non mi ha convinta del tutto, soprattutto perché ho avuto l'impressione di leggere due storie distinte inserite a forza nello stesso volume.
La narrazione è affidata a Óscar Drai che, ormai adulto, torna con la memoria ad un periodo della sua adolescenza: nello specifico quando aveva quindici anni e frequentava un collegio a Barcellona. Il ragazzo incontra in modo decisamente inusuale Marina, una ragazza che conduce un'esistenza riservata con il padre Germán in una villa in rovina. L'evoluzione del rapporto tra i due diventa il primo filone della storia, e continua a svilupparsi per tutto il romanzo; nella parte centrale abbiamo invece l'altra storyline che riguarda una misteriosa serie di omicidi iniziata negli anni Venti.
Raccontare di più riguardo questa seconda parte implicherebbe fare subito spoiler, ma posso tranquillamente affermare che non c'è nessun motivo logico per cui Óscar e Marina siano coinvolti in questa vicenda, non fosse per la loro curiosità. Fino alla fine mi sono aspettata una qualche rivelazione che collegasse i due filoni in maniera più sostanziosa ma nulla; vorrei chiarire che non li trovo scritti male, soltanto accostati senza una base valida.
Oltre allo stile, che ho già menzionato, questo romanzo mi ha convinta per le descrizioni di Barcellona -che viene resa mistica ed affascinante grazie all'uso di metafore ben studiate- e la caratterizzazione dei personaggi, in particolare quelli secondari ma anche le comparse che vengono tratteggiate con poche parole molto incisive. E poi l'atmosfera in generale: se avete apprezzato "Il figlio del cimitero" o "La straordinaria invenzione di Hugo Cabret" qui ritroverete lo stesso tipo di magia, capace di avviluppare in una storia vicina alla realtà seppur fantastica.
Purtroppo sono presenti anche dei difetti che hanno abbassato la mia valutazione. Innanzitutto, la verosimiglianza; capisco il tono onirico di alcune parti, ma i comportamenti di Óscar sono davvero assordi: esce ed entra nel collegio quando gli va, nessun tutore controlla il suo rendimento e lo vediamo spesso tuffarsi in situazioni molto pericolose senza un attimo di riflessione, anche quando non ce n'è motivo. Non ho apprezzato neanche la leggerezza con cui l'autore parla di temi molto forti (malattia fisica e mentale, aggressioni e menomazioni fisiche, pedofilia, omicidio) accennandoli soltanto in modo frettoloso, soprattutto perché questo in fin dei conti è un libro per ragazzi. Per ultimo, io davvero non ho capito il ruolo di María: chiunque mi possa illuminare su quello che le succede dopo essere entrata nei tunnel è il benvenuto!
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Marina
Due semplici ragazzi e una dama in nero, vendette e gelosie, una farfalla nera e demoni del passato che vivono nel presente, strane marionette che prendono vita e fughe per aver salva la vita. In poche parole, Marina è questo.
Mi sono avvicinata a questo libro con un po’ di timore. Di Zafón avevo letto tempo fa il suo romanzo più conosciuto, ovvero L’ombra del Vento. Di questo ne conservo un bel ricordo ed è per questo motivo, per la paura di rimanere delusa, che ho temporeggiato su Marina. Zafón ha definito questa sua creazione come quella alla quale è più affezionato, e fin dai primi capitoli la Barcellona che prende vita tra le pagine del libro è una città più oscura, più misteriosa, userei quasi il termine gotica rispetto a quella de L’ombra del Vento. Ma gotica non è solo l’atmosfera che accompagna Óscar Drai, protagonista attraverso il quale viviamo la storia, e Marina, conosciuta per caso, lo è anche il profilo dei due personaggi intorno ai quali è costruita la storia: Michail Kolvenik e Eva Irinova.
Sembra una prerogativa di Zafón quella di creare una storia partendo da semplici oggetti. Se ne L’ombra del Vento, Daniel Sempere si trova sulle tracce del misterioso personaggio di Julian Carax per mezzo di un libro, un semplice orologio da taschino porterà Óscar a scavare nel passato di Michail Kolvenik, tracciandone, capitolo dopo capitolo, la storia e le origini di un uomo capace di essere il Frankenstein della situazione, nella Barcellona del 1979.
Riflettendo un po’ sulla storia a libro chiuso, ho trovato incredibile come un semplice uomo, Michail, possa aver condizionato molte vite, prime fra tutte quelle di Eva. Questo personaggio, se non per una breve apparizione finale, è presente solo in spirito. Ma questa notazione la riscontro anche in altri antagonisti targati Zafón, e mi riferisco sempre al Carax dell’ombra del vento.
La parte riguardante il mistero su cui si erge Marina, la storia tragica di Michail ed Eva, si conclude in uno scenario che mi ha ricordato il film Silent Hill: il fuoco che illumina Barcellona e la sua cenere che la inneva all’alba.
Poi ci sono loro, Óscar e Marina, un’amicizia profonda, un amore platonico, lealtà e simpatia. Questi due personaggi sono quello che alcune persone chiamerebbero anime affini, ma per ragioni che vengono svelate alla fine del romanzo e che lasciano quel gusto amarognolo in bocca, sta al lettore cercare il vero significato di questo legame nelle interazioni che Marina ha con Óscar.
Marina si divide tra ironia e commozione, un mix perfetto di emozioni che toccano il lettore, il quale non può far altro che immergersi nella Barcellona stregata di Zafón.
Parlando un po’ della parte tecnica, la lettura è scorrevole ed è tipico della scrittura di Zafón usare periodi brevi. In questo modo, per il lettore risulta immediato focalizzare la scena e le immagini che le frasi brevi evocano nella sua mente. Il ritmo incalzante e in certi punti vi è quella suspanse mista ad inquietudine.
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Un libro straordinario
Avevo già letto ‘’L’ombra del vento’’, il primo mitico e intramontabile contributo letterario di Zafòn. Ma il romanzo di ‘Marina’, mischia in modo profondo ed emozionante la realtà della vita alla mistica fantasia gotica di una Barcellona alla fine degli anni Settanta.
Oscàr, il protagonista, rivela in modo realistico e commovente i suoi stati d’animo e i timori della sua giovane età, ma esprime in maniera tenera e meravigliosa il suo profondo amore per Marina, una ragazza che appare nelle prime pagine, come la pallida figura di un fantasma,quasi facesse parte di un altro mondo. Il mondo misteriosamente gotico dell’altra faccia di Barcellona.
La curiosità di Oscar viene attirata dalla tetra villa di Sarrìa, quasi un luogo dimenticato dal tempo, che sarà seguito da altrettanti posti desolati e pieni di fascino fantasmagorico nel corso della narrazione.
Oscar, è un giovane studente collegiale, ormai orfano, che dopo aver scoperto la gotica villa, riesce a trovare finalmente il calore di una famiglia mai avuta.
Entrando all’interno di quella casa ‘ruba’ un antico orologio con sopra una curiosa iscrizione, e da lì conoscerà veramente la storia di Marina e suo padre Germàn, un bravo pittore, a cui è rimasto soltanto il radioso affetto della figlia.
Ma tutto questo sarà soltanto l’inizio del romanzo, perché esso racchiuderà in sé una storia altrettanto curiosa e inverosimile, ma che proprio per questo cattura la fantasia del lettore.
Ora sarà una vecchia foto a far rinascere l’oscuro passato di un personaggio, Michael Kolvenik, che ha basato la sua vita sulla continua lotta di voler battere il fatidico momento, in cui la morte ci sorprende.
Al contesto del suo impressionante passato fa da sfondo la Spagna Franchista, che alla fine tenterà di denunciare tramite la coraggiosa figura dell’ispettor Flòrian le incongruenze dell’azienda di protesi ortopediche della Velo-Granell, di cui Kolvenik è proprietario.
Ma l’arresto organizzato da Florian, non va a termine, perché i colpi di scena certamente non mancano, visto che i corpi di Kolvenik e sua moglie Eva Irinova, bellissima donna dalla voce straordinaria, verranno trovati carbonizzati nella loro abitazione l’ultimo giorno del 1948.
Ma i fatti che sembrano realmente accaduti sono pervasi dall’apparenza, che nasconde ben altra ombrosa verità.
Bisogna soltanto vivere pagina dopo pagina questo straordinario romanzo, perché la curiosità coinvolge il cuore del lettore nel voler comprendere fino in fondo i validi motivi, che hanno spinto Kolvenik a vivere rintanato, a causa di una particolare e sconosciuta malattia.
Nonostante la vicenda di questo strano personaggio, non dobbiamo scordarci della presenza di Oscàr e Marina, che porteranno alla luce questa misteriosa e sconvolgente verità, attraverso il loro quasi impercettibile, ma profondo legame. Un amore adolescenziale, ma che riscopre attraverso le esperienze di vita di altri personaggi, la maturità di un sentimento adulto, che andrà oltre tutto.
Per Oscàr, come succede spesso nella quotidianità, la conclusione sarà inaspettata e amara, ma il bello di vivere un libro è riconoscere in ogni pagina anche la profonda realtà della vita.
Francesca Ghiribelli
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Oscar, Marina e Barcellona.
Barcellona. Enigmatica, affascinante, bella, complessa. Questa è e non solo è Marina. Un Oscar Drai ormai adulto apre le danze di questo romanzo narrandoci di quella particolare settimana (in cui il tempo sembra dilatarsi a non finire) in cui scomparve e degli avvenimenti che si susseguirono di cui alcuno aveva conoscenza. Nelle pagine del racconto lo studente instaurerà con la giovane un intenso legame che tenderà sempre più a rafforzarsi man mano che i due cercheranno di risolvere il mistero che ruota intorno alla tomba senza nome sulla quale è raffigurata una farfalla nera.
Il romanzo si caratterizza per alcune peculiarità. Se in un primo momento la lettura scorre rapida ed il lettore è incalzato a pieni ritmi dalla narrazione, questa subisce una battuta d’arresto verso la metà dell’opera a causa, a mio modesto giudizio, della saturazione determinata dall’eccessiva mole di personaggi che per quanto la caratterizzino ne rallentano anche la fluidità rendendo complesso per chi legge seguire tutte le trame che si diramano. Colonna portante del libro è Marina stessa. E’ lei l’origine di tutto, colei che spinge Oscar a rischiare e ad agire, è lei la molla che invita il lettore a “visitare” i sotterranei di Barcellona tra arte, mistero, atmosfere spettrali e creature anormali e non identificabili. L’amore, la vita, la morte, la realtà, la fantasia, il dolore sono alcuni dei tanti sentimenti che Zafon ci dedica con questo suo lavoro. Un romanzo che va capito ed apprezzato per quel che è, che può piacere e non piacere, convincere e non convincere. Personalmente invita alla riflessione ma gli manca quel “qualcosa” che lo renda indimenticabile.
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Suggestione, magia e ...
Un fantastico intrigo che non ti lascia fino a che non leggi l'ultima parola. Ho letto questo libro in 2 giorni. Il racconto pur essendo scritto con uno stile molto semplice racconta una storia intrigante, affascinante ed emozionante. Il genio, a parer mio, di Zafon coglie la tua attenzione senza utilizzare dei termini pesanti o aulici, quindi per avventurarsi in una bella storia con poco impegni, decisamente una lettura da riposo!
Questa storia è ambientata a Barcellona, parte del fascino del racconto è l'epoca distante in cui si svolge. Il protagonista, un ragazzo semplice che frequenta un collegio, che conosce Marina, una ragazza bellissima che vive in una grande casa con il padre. Oscar, il ragazzo, si ritroverà immerso in una rete di misteri in un atmosfera suggestiva. La tensione, in alcune pagine, è così forte che ti trasporta parola dopo parola. Il finale lascia senza fiato, ma ovviamente non ve lo svelo!
Il mio pensiero è che questo non sia solo un romanzo per ragazzi, ma anche per un pubblico di adulti. Consiglio vivamente di perdervi in questa lettura che vi lascerà una sensazione dolce amara, tipica dei romanzi di Zafon.
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Spunto per riflessioni profonde
Adesso è ufficiale, Zafòn, è uno scrittore che mi piace molto.
Riesce a dare anima e consistenza alle pagine che scrive, a coinvolgere il lettore nella storia ed a creare in lui una connessione con i personaggi, perlomeno i principali che popolano i suoi libri.
“Marina” come “L’ombra del vento” riesce in questi intenti, la sua lettura è molto piacevole e veloce. Le descrizioni di ambienti e personaggi, dettagliate ma non prolisse sono un piacere per la mente, ci sono pochi scrittori che riescono a farmi entrare nelle realtà che vogliono descrivere come ci sta riuscendo lo scrittore spagnolo.
“Marina” è ambientato nella sua tanto amata Barcellona, e vede come protagonisti Oscàr Drai, ragazzo che studia in un collegio, e la sua nuova amica Marina, bella quanto enigmatica, così come suo padre Germàn. Tra di loro nascerà un legame molto forte che si rafforzerà sempre più mentre cercano di scoprire il mistero che avvolge una tomba senza nome sulla quale è raffigurata una farfalla nera. Si imbatteranno in strane creature ibride tra umano e meccanico, figlie di una mente diventata ormai malata che nasconde una storia a dir poco particolare.
La storia è originale, molto piacevole e intrigante a leggersi. Se posso dire la mia “Marina” è un libro molto più leggero rispetto all’ Ombra Del Vento. Ma forse anche per questo non raggiunge i suoi livelli. Anche in questo libro però non ho potuto non notare che Zafòn è uno scrittore che io definirei un “manipolatore di emozioni”. Tiene il lettore nella sua morsa, ne manipola i sentimenti, con le situazioni che descrive ne guida le emozioni, le speranze riguardo i personaggi e gli eventi, riesce a creare un legame con i protagonisti, una fortissima empatia. Non posso dire che sia una delle trame più appassionanti e belle della mia modesta carriera di lettore, ma devo dire che lo spagnolo si difende bene, ed ha un punto di vista che mi piace molto riguardo all’amore. Ne ha una visione magica, quasi surreale, e senza alcun dubbio nel suo pensiero l’amore domina le persone, gli eventi, il mondo intero. Ma sono i legami descritti tra i personaggi ad essere molto forti, è questo è un aspetto che incute un po' di timore. Perchè? Perchè pare che nella realtà questi sentimenti si stiano un po' perdendo, pare che più la tecnologia vada avanti, più si facciano avanti e progrediscano realtà come i social network, più arriviamo ad essere in contatto con un’infinità di persone ma sempre meno profondamente. Nei tempi descritti nei romanzi di Zafòn, i legami tra le persone, amore o amicizia che siano, erano molto più forti. Questo è triste, perché l’opinione che ho io in merito alle persone che dovrebbero far parte della mia vita è molto rigida: meglio pochi ma buoni. Allora chiediamoci, è questa la direzione giusta da prendere? Secondo me no. Per questo Zafòn, mi stai piacendo, perché mi dai spunti di riflessione, ed è questo che un libro deve fare, non mi stancherò mai di ripeterlo, deve arricchirci e farci crescere. Ed è forse anche questo il motivo per cui le cose piano piano vanno alla deriva, si legge sempre meno, di conseguenza si riflette, e ci si interroga sui problemi sempre più raramente perché mancano gli spunti. Caro Zafòn, di spunti ne dai eccome, per questo meriti solo il mio plauso. Unica nota dolente... la conclusione, che abbassa un pochino il voto finale, ma è un opinione strettamente personale. Non dico altro.
"Il tempo fa al corpo ciò che la stupidità fa all'anima."
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Barcellona con Marina e Carlos Ruiz Zafón
È un libro che ho tanto desiderato leggere e che ho preso tra le mani e abbandonato varie volte.
Finalmente sono arrivata alla fine drammatica di questo libro, denso di emozioni e di vite raccontate e romanzate. Le prime cento pagine hanno una scorrevolezza portentosa, che stimola il lettore ad andare avanti. Poi subisce un rallentamento, causa dei miei numerosi abbandoni.
Oltre ai protagonisti principali (il narratore Oscar e, colei che dà il titolo al romanzo, Marina), vari altri personaggi sono funzionali al racconto. Ad un certo punto, però, diventano davvero troppi e un po’ annoiano e un po’ fanno perdere il filo.
Il romanzo Marina inizia con Oscar, narratore adulto, che decide di raccontare una particolare settimana della sua infanzia, quando avvenne qualcosa di inquietante, ma che lo fece maturare. Lui scomparve dal collegio e nessuno seppe con chi avesse trascorso il suo tempo e cosa gli fosse effettivamente successo.
Da adulto, Oscar decide di raccontare quella settimana (i cui limiti temporali, nella narrazione, si dilatano) e svelare quelle esperienze formative che visse accanto alla sua tanto amata, amica Marina.
Lei è la colonna portante del racconto, la ragazza posta da Oscar su un piedistallo, la ragione che lo spinge ad agire nel pericolo per svelare il mistero che si nasconde nei sotterranei insanguinati di Barcellona, tra i vicoli e i palazzi antichi, nell’arte e nell’architettura. La città stessa diventa uno degli elementi più suggestivi della narrazione. L’atmosfera gotica, spettrale, misteriosa, che avvolge gli eventi, dove compaiono anche esseri deformi, folli, angustiati dal dolore e dalla malattia, è la parte più interessante del romanzo.
Molti sono gli aforismi disseminati fra le pagine e parlano di vita e di morte, di realtà e di immaginazione.
Un romanzo profondo e da leggere.
"A volte le cose più reali succedono nell'immaginazione."
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Nei penetrali di Barcellona
Leggendo questo romanzo, ho avuto conferma di come una città possa essere vissuta in senso soggettivo da chi vi abita o da chi la visita.
Così Barcellona – che per alcuni è la città d’arte del modernismo catalano di Gaudì, per altri è il fulcro della mediterraneità più solare, per altri ancora è centro culturale di incontro e di divertimento (anche calcistico e sportivo!) – per Carlos Ruiz Zafon è un dedalo intricato, misterioso e sorprendente, che nasconde nelle proprie viscere una realtà sommersa che si rivela lentamente se qualcuno vi scava (in senso narrativo più che archeologico).
Il compito di disvelare il fantasioso inconscio di Barcellona viene affidato in questo romanzo a Oscar che, a distanza di anni, racconta una straordinaria vicenda:
"Non sapevo ancora che, prima o poi, l'oceano del tempo ci restituisce i ricordi che vi seppelliamo. Quindici anni più tardi, mi è tornato alla mente quel giorno. Ho visto quel ragazzo girovagare nella bruma della stazione Francia e il nome di Marina si è infiammato di nuovo come una ferita recente.”
I fatti evocati, sospesi tra sogno e realtà, oscillano tra romanticismo gotico e horror e si riferiscono al periodo che va dal settembre 1979 al maggio 1980: quando Oscar era studente quindicenne in un lugubre collegio, dal quale era solito evadere eludendo sorveglianza e regole, per la curiosità di esplorare angoli e interstizi della metropoli spagnola.
In una di queste fughe clandestine, Oscar si lascia ammaliare dalla musica di un grammofono. Ne segue le note e penetra in una casa sconosciuta, dalla quale trafuga la fonte del suono. Poi si pente e decide di tornare a restituire la refurtiva. In quest’occasione conosce l’evanescente Marina e suo padre Germàn Blau, un pittore perduto nel dolore per la morte dell’amatissima moglie. Oscar si sente irretito dal mistero che avvolge la realtà familiare di Marina: quelli che ha conosciuto sono fantasmi o persone reali? E se sono persone reali, da quali fantasmi del passato sono agitati? Di quali segreti inconfessabili sono i metafisici custodi?
“Tutti custodiamo un segreto chiuso a chiave nella soffitta dell'anima. Questo è il mio."
Addentrarsi nel mistero di Marina (“Non si capisce niente della vita finché non si comprende la morte...”) significa imbattersi in una donna velata di nero, che ogni giorno visita una tomba anonima nel cimitero di Sarría. E significa imbattersi in uno stuolo di esseri mostruosi, ibridi malformati, spaventosi nell’aspetto ma forse capaci di provare sentimenti.
E se il romanzo fosse tutto un’allegoria? E se dietro a una storia di fantasmi, di morti viventi e di vivi trasognati e letargici si nascondesse la pantomima del mistero esistenziale e del doloroso transito dall’adolescenza alla maturità? Io l’ho sospettato, ma non nascondo che può essere altrettanto divertente leggere il romanzo per quello che è nelle parvenze: un fantasy horror, gotico per le atmosfere e altrettanto gotico – non in senso tecnico - nella sua architettura, lambiccata e fiammeggiante come quella della Sagrada Familia …
Bruno Elpis
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Un romanzo davvero indimenticabile.
Mi sono avvicinato a Zafon leggendo "Le luci di settembre" e coinvolto dallo stile dell'autore sono poi subito corso ad acquistare un altro suo libro, Marina.
Ho scoperto un romanzo davvero meraviglioso.
Un romanzo che di certo non vuole trattare tematiche impegnative nè cercare di rispondere a problematiche complesse, vuole solo intrattenere, emozionare e ci riesce benissimo.
Un intreccio avvincente, a tratti lugubre e misterioso, personaggi ben caratterizzati e una Barcellona superbamente descritta fanno precipitare il lettore in un'altra dimensione.
Bellissimo il personaggio di Marina, etereo e struggente allo stesso tempo.
Lo stile di Zafon scorre via lieve ed efficiace, pagina dopo pagina, fino ad arrivare ad un finale assolutamente commovente.
Dopo aver letto Marina, Zafon è entrato nella mia personale top ten dei migliori autori. Non posso far altro che consigliarlo caldamente.
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Farfalla nera
Quest'autore mi è molto caro, perchè è grazie a un suo libro che io sono ritornata a leggere, dopo un lungo periodo in cui non sono stata bene. Adoro come descrive Barcellona, città stregata, dove il tempo e la memoria, la storia e la finzione si fondono come acquerelli sotto la pioggia. Questo è un libro pieno di mistero, oscurità, leggende, ombre e tenebre, edifici spettrali e la descrizione di luoghi e atmosfere è la parte più bella. Dipingere è scrivere con la luce e Zafòn dipinge Barcellona, città che incanta turisti e nuvole, bella anche nella parte finale, dove un incendio rende il suo cielo smaltato d'argento. L'altro elemento singolare di questo libro è l'atmosfera del ricordo che lo permea, nonchè il fascino che emana la dama in nero.