Maimai
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Resa dei conti
… Maimai, Maimai,
dove vai tanto oppressa?
Che cosa porti nella tua casa tanto grande?
Una pena o un fardello, o forse entrambi?
Ah puoi solo andare avanti, come la vita!
Forza Maimai! Addio!…
Il dolore della perdita, luci e ombre di un passato che si risveglia, un ricongiungimento insperato, misteri irrisolti, la forza inafferrabile dell’ amore. L’ ultimo capitolo della pentalogia “ All’ombra del cardo “ si ricopre da subito di una dolorosa presenza, la morte inattesa di Mitsuko accompagnata dal lutto del figlio Taro, erede della sua misteriosa essenza.
Un’ assenza che ne inscena la presenza, il recupero di spezzoni di vita vissuta e sprazzi lucidi della propria infanzia.
Taro è un giovane di straordinaria bellezza e di grande talento pittorico, un “ half “ ( mezzosangue ) che si esprime con il linguaggio dei segni, poco informato sulle proprie origini e sul vissuto materno, del quale Mitsuko ha da sempre mantenuto un tacito riserbo, a metà tra spirito e materia, libraia raffinata e colta che amava discorrere di arte e di filosofia e entaineuse in un bar per uomini facoltosi.
Il giovane è cresciuto con la nonna materna ( Bachan ) che lo ha coccolato sin dall’ infanzia, le vuole bene e ha bisogno di lei, ne ha ereditato il sapere ma continua a ignorare l’ alba dei propri giorni, l’ origine di un padre senza volto che non ha mai conosciuto e un viaggio misterioso che non c’è mai stato.
Il percorso della memoria gli riserva qualcuno che sembra conoscere porzioni di verità, oggetti evocanti ombre e il ricongiungimento con un’ amica d’ infanzia, Hanako, istruita, raffinata, educata, che proviene da un altro mondo e con la quale condividere spezzoni di ricordi e un’affinità che sa di amore ma osteggiata dal desiderio famigliare e da un segreto celato.
Come i versi della poesia che continuamente risuona nella testa di Taro e che Mitsuko gli recitava quando era bambino, ci sono una pena e un fardello da condividere e portare con se’ in una vita di cui non ci si può liberare, come la lumaca ( Maimai ) non può liberarsi della sua conchiglia. A chi sono rivolti questi versi e quale il loro significato sotteso?
La ricerca di un’identità cozza con l’identità supposta o immaginata, ogni storia ne genera un’altra, l’essenza maturata sin dall’ infanzia riscopre il vero volto dell’amore, del perdono e della condivisione.
Che sia giunta l’ora di accogliere il passato e di incamminarsi nel cuore della vita oltre ogni cruda verità inattesa?
La lentezza espositiva, immagini sovrapposte che inseguono i ricordi alternate a lunghe riflessioni di un’interiorità che attinge a fonti eterogenee ma riempita dal silenzio e ricoperta di colori, fragranze, idiomi, un amalgama che trasmette pace ed equilibrio all’ interno della tempesta di accadimenti che investe il racconto.
Questo il maggior pregio di Aki Shimazaki, come già detto per i capitoli precedenti, una semplicità riccamente esposta, un concerto che attraversa, assapora e assorbe il complicato e turbolento viaggio dell’esistenza scongiurando pregiudizio e banalità.