Madre del riso
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MANGHI A COLAZIONE
Sull’isola di Ceylon, all’inizio del Novecento, Lakshmi cresce cullata dai racconti magici della madre, in un’infanzia che sfuma improvvisa, come l’aroma di una tazza di tè.
Sposa adolescente di un uomo più anziano, lascia la sua casa per la Malesia, dove diviene madre di sei figli.
Infelice e sola, in una terra straniera resa ancora più feroce dall’occupazione giapponese, concentrerà, sulla vita dei suoi figli, i desideri da lei riposti, dosando premure e violenze in attimi di sconvolgente follia.
In una sequela di innumerevoli e dettagliati avvenimenti, nel mosaico di prospettive raccontate dai membri della famiglia, emerge il volto di una madre, prima che di una donna, intelligente e protettiva. Incapace di accettare la mediocrità dei suoi familiari, ne baratterà il peso con uguale dose di inflessibile lungimiranza.
Viene raccontata la vita di ogni figlio, sino a quella dei nipoti, trasformando quella che inizialmente è la storia di Lakshmi, nella storia di un’intera famiglia.
Lo stile è stato ampiamente criticato oltre oceano come freddo e impersonale. Ciò mi ha stupita molto, in quanto la traduzione a mio parere è di tutt’altro genere. Raramente mi è capitato di leggere un romanzo tanto crudele, un necrologio alla gioia, di fascino indiscutibile e quindi lontanissimo dall’impersonalità.
La capacità dell’autrice di ideare e delineare le personalità di tutti i personaggi merita già di per sé l’intera lettura!
La meraviglia dei particolari, dei profumi e dei sapori, alleggeriscono il graffio di un racconto francamente al limite della mia tolleranza.
Gli episodi delle violenze perpetrate dai giapponesi sono raccontate senza sconti, scoprendo una trama da cui ho avuto più volte la tentazione di sviare lo sguardo e il pensiero.
In sintesi, ne consiglio la lettura SOLO SE forniti di generi di conforto atti ad allontanare la tristezza, siano alimenti cioccolatosi, animali pelosi o manghi a colazione!
Indicazioni utili
La madre del riso - un mondo di contrasti
La madre del riso pone al centro della sua storia l'esistenza di una grande famiglia malesyiana narrata attraverso il parallelismo tra le differenti narrazioni dei suoi appartenenti.
Il romanzo orbita intorno a Laskshmi, la madre del riso, controversa figura fondante del nucleo familiare, il cui forte e duro temperamento influenzerà la vita di tutti i personaggi del romanzo.
La madre del riso è una donna talmente forte ed ingombrante che la sua presenza prominente non abbandonerà mai la narrazione nel suo dispiegarsi. Ella emerge in ogni piega della storia, ma soprattutto in ogni ombra.
La storia ci permette di osservare uno scenario a noi pressoché sconosciuto quanto contraddittorio: siamo nella Maleysia del novecento dove il diffondersi repentino della modernità si scontra in modo assurdo contro la persistenza di un mondo antico, legato alle sue, talvolta, crudeli tradizioni.
La sopravvivenza della cultura è ciò che più colpisce proprio perchè circondata da un mondo in repentino cambiamento. La Maleysia descritta è una terra che accoglie i primi frigoriferi e modernità ma che tuttora rinnega la pelle scura, che non disdegna matrimoni combinati e assurde barbarie contro le donne.
Forse questa è la sopravvivenza di un mondo che non voleva cambiare ma che non ha saputo resistere al trasporto del tempo.
Dove finisce il fascino per un mondo sconosciuto ed antico e inizia lo sbigottimento per una cultura che contrasta in un mondo così moderno?