Luce d'estate ed è subito notte
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Racconto d'Islanda
Ambientato in un periodo recente presso un piccolo villaggio dei Fiordi Occidentali dell'Islanda dove l'inverno è "così lungo e il cielo così nero" che è facile lasciarsi "imprigionare dalle ombre" .
Si tratta di un romanzo corale, direi molto corale, con gli abitanti del paesino posti a rappresentare le loro passioni, le sofferenze, le aspirazioni.
Di non agevole lettura, almeno per me, ma scritto in modo così suggestivo e poetico da affascinare.
"E' un bene per noi avere il mare, perché a volte i giorni passano senza che accada un bel niente, e allora guardiamo il fiordo che diventa blu, e poi verde, e poi scuro come la fine del mondo". Poi basta alzare lo sguardo per vedere "le montagne così bianche che si confondono con i sogni" .
Non mancano però drammi e tragedie, ammantati dal dolore universale. "Chi piange a un funerale, piange nondimeno la propria morte e quella del mondo, perché tutto muore" , e "quello che è stato è stato e non si cancella, e ti cambia il paesaggio interiore" .
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il tempo, la luce, la vita
Un romanzo che lascia trasparire la vena poetica dell’autore, “Luce d’estate ed è subito notte” di Jón Kalman Stefànsson, è una profonda riflessione sul significato della vita, sulle dinamiche che segnano l’esistenza umana. Il tempo appare dilatato in questo luogo remoto in terra d’Islanda, dove il clima, la luce e il buio condizionano il carattere e l’umore degli individui.
Un mondo apparentemente minimalista, in cui si muovono piccoli antieroi, che si dibattono tra realtà e immaginazione, i cui sogni naufragano spesso in un mare di delusioni e inganni. Amore, morte, sesso sono i temi ricorrenti di questo romanzo, come è giusto che sia in un’opera che ci parla della vita attraverso personaggi diversi tra loro, che condividono tuttavia l’appartenenza ad una terra che sembra più vicina al cielo proprio per la sua lontananza dalla turbolenza e dalle inquietudini del mondo globalizzato. Eppure anche qui la disperazione dell’anima si manifesta in episodi tragici, a volte violenti, a voler sottolineare che non esiste luogo ideale, non esiste microcosmo perfetto in cui trascorrere una vita serena. Una sia pure accennata aura di mistero sembra voler significare come in fondo l’uomo non cessi mai di affrontare l’eterno enigma della conoscenza, pur sapendo di non potere raggiungerla, proprio come chi, pur credendo all’importanza del calcolo sul quale si dovrebbe reggere il mondo, scopre poi che non si possono contare i pesci, come non si possono contare le lacrime. Un romanzo toccante che raggiunge momenti di grande poesia, pur nella crudezza di certi passaggi.
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Vita in un paesino islandese
Autore molto particolare, che racconta tutta una serie di vicende di compaesani: amici, vicini, conoscenti. Tutto sommato la dimensione paesana è positiva, il fatto che la gente si conosce fa sì che si aiuti e che gli uni abbiano il diritto di sapere i fatti degli altri, fatti che ascoltano con simpatia e senza giudicare. Le storie sono semplici, spesso si tratta di amori paesani. A differenza di Selma, a Kalman non importa il buono ma il bello e nello stile c'è una certa ricerca mascherata dalla semplicità delle storie che affiora sia in immagini poetiche sia nell'uso particolare e anche interessante della punteggiatura e in come si inseriscono i discorsi e i pensieri nel testo.
"Bene, disse David, guardò il bicchiere, il liquido rosso scuro, il colore rosso scuro può trasformare i pensieri in sogni, no, ovviamente non va bene, si corresse, non riesco a liberarmi dal sospetto che sia il caso a governare ogni cosa, che tutto nasca da lì, perfino ogni senso e ogni scopo; gli uccelli continuano a volare alti nel cielo, perchè dovremmo preoccuparci di una cultura, di una civiltà sopra di noi? Il padre scrolla il capo, la tua visione ricorda un buco nero, dice e appoggia la mano sotto il mento, come a sostenere meglio la testa, tutto il peso che può stare dentro la testa di un uomo, svuota il bicchiere, se ne versa un altro e dice guardando il figlio con occhi assorti:Stiamo raccogliendo i frammenti di una cultura morente."
Ma in genere il testo non è così filosofico. A Stefansson piacciono le donne e la sua vena poetica è ispirata soprattutto dalla figura femminile e dall'attrazione per il corpo femminile. Diciamo che quello che in altri autori suscita la prosa (o un altro genere di letteratura) in lui fa nascere una certa vena di poesia, tipo Amarcord.
"Ad alcuni del resto, piace proprio vivere da soli, trovano compagnia nelle tazze di caffè, nella televisione, in un libro, nel silenzio e non hanno bisogno d'altro,ma per Benedict non è esattamente così. Non sappiamo spiegarlo, non lo comprendiamo nemmeno, ma a volte è felice, anzi felicissimo, di isolarsi dal mondo con il cane, eppure è così solo che non riusciamo a esprimerlo a parole, ci sono solo le sue mani sul tavolo in cucina e il tempo passa, o come dice una poesia:"Ci sono ferite così profonde e vicine al cuore/ che fin la pioggia contro i vetri può essere fatale.""
"La notte è buia e lunga, spegne il lume della ragione- e a volte, semplicemente, il mondo non è proprio clemente."
"Non piovvero parole da quella nube, che a poco a poco si prosciugò in cima al foglio, il sole filtrò dalla finestra e l'inchiostro sbiadì, la vita di un uomo."
"Scese dall'auto, lasciò scivolareb l'accappatoio dalle spalle, tre o quattro binocoli tremarono un poco, cominciò a nuotare, diventò una fiamma fluttuante tra le onde, si trasformò in foca e in sirena, s'immerse a dieci metri di profondità, là il tempo passa più lentamente e chi tocca il fondo del mare vede tutto con occhi nuovi."