Lo strano mondo di Alex Woods
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L'universo contro Alex Woods
A volte mi chiedo se i traduttori del titolo di un libro leggano davvero il contenuto, perchè per quanto effettivamente sia strano il mondo di Alex Woods, la parola "mondo" è troppo limitativa in quanto è l'intero universo ad essere contro di lui, altrimenti non si spiegherebbe perchè un meteorite è caduto proprio sopra la sua testa!!!
Questo libro mi è piaciuto davvero tanto perchè mi ha regalato tante emozioni.
Non si può non sorridere e a volte addirittura ridere di fronte alla disarmante innocenza delle risposte di Alex:
"Sai cosa è un liberale"
"E' colui che crede nel libero mercato?"
Un innocenza pura che ci accompagna durante tutta la narrazione.
Ma questo non è un libro "leggero", è un libro intenso che tratta di un argomento importante, complesso e delicato e lo fa in un modo unico.
Ho davvero apprezzato come in questo libro vi sia la totale mancanza del giudizio sull'argomento importante che viene trattato (che non nominerò perchè mi sembra che non ne parli apertamente nella trama del romanzo, anche se dai primi capitoli si intuisce subito).
Tale mancanza di giudizio e il tono della narrazione, leggero, per quanto possa esserlo, e innocente ha creato un mix davvero affascinante.
Ma non tratta solo di questo, parla anche di scienza e, soprattutto di libri. Tra i preferiti di Alex troviamo "Alice nel paese delle meraviglie" e "Attraverso lo specchio", "Lo Hobbit" e "il signore degli anelli", la trilogia di "Queste oscure materie" e tutta la biografia di Kurt Vonnegut.
Insomma un libro davvero ricco, sia di argomenti che di emozioni.
L'amicizia con il sig. Peterson gli spiegherà cosa significa essere pacifista e liberale e gli aprirà gli occhi verso una strada ed un viaggio molto intenso.
Un libro molto bello, da non perdere.
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NIENTE DI CHE
Regalatomi in prima edizione tre anni fa, l' ho letto in nove giorni agli inizi di luglio.
Un libro, nel complesso, abbastanza insignificante. Se non fosse per la seconda parte dove viene trattato, grazie alla storia tra Alex ed Isaac, il tema dell' eutanasia, non saprei veramente cosa dirvi di questo romanzo.
Partiamo dal fatto che quanto si può leggere sulla trama (a fianco del libro), poi nel racconto non accade: non vi è scritto da nessuna parte che Alex di notte guarda le stelle, non è vero che i bulli lo perseguitano di continuo (quando incontra il Sig. Peterson è al primo perseguimento), la ferita al cuore del Sig. Peterson non è segreta, della coltivazione di sostanze stupefacenti se ne parla in tre facciate (se sono tante)...
Il tutto raccontato in modo disordinato, banale, superfluo. Alex passa in un batter d' occhio da perfetto imbranato (in quella che è la vita al di fuori delle sue conoscenze matematiche ed astronomiche, dove si faceva rincorrere dai bulli ed era già tanto se andava a scuola, al negozio di mamma o a fare la spesa) a guidare auto, rompere le regole, coltivare sostanze stupefacenti (ma, ripeto, solo per tre facciate) ed altre cose. Il tutto bevendo Coca Light come se l' autore fosse stato pagato dalla Coca Cola per metterci il nome più volte nel romanzo.
Inoltre passa da povero piccolo innocente ad un ragazzo senza umiltà in grado persino di correggere i medici (o, meglio, di cercar di correggere), per il quale viene automatico odiarlo (a dispetto delle frasi ad effetto poste sul libro).
Aggiungo che il rapporto con il Isaac Peterson a me non è sembrato nemmeno questo gran rapporto: freddo, distaccato in più capitoli, forse ravvivato nel finale.
Non voglio dilungarmi, ormai avrete capito che ho quasi perso il mio tempo nel leggere questo romanzo, se non fosse, come ho già scritto, per l' argomento dell' eutanasia: nelle, ahimè, poche pagine (dopo la seconda metà del libro), credo che il lettore venga in parte coinvolto (rispetto al resto del romanzo), in quanto può comunque rafforzare il pensiero che già ha su questo tema.
Per il resto, come cita il titolo di questa mia opinione, niente di che.
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S'i' fosse foco, ardere' sto libro
Il titolo originale di questo romanzo è “The universe versus Alex Woods” ma io lo ricorderò sempre (SE me lo ricorderò) con il nome di “Lady Libro versus Alex Woods” (e non so nemmeno chi dei due abbia vinto).
Eh già. Questo libro mi ha simpaticamente tenuto compagnia per diciotto lunghissimi e interminabili giorni grazie alla sua incommensurabile pesantezza (viva il sarcasmo). Perché sì: questo libro è noiosissimo e lentissimo per colpa di una trama che non decolla, troppe e inutili descrizioni ma soprattutto tanti, tanti, tantissimi elenchi di numeri, potenze, esperimenti scientifici, equazioni che trasformano il romanzo in un mattone da cento tonnellate. Ok, posso capire che essenzialmente tutto questo vuole rispecchiare ed evidenziare la passione del protagonista per l’astronomia e la scienza, però, cavolo, la mia povera mente prevalentemente umanista era ormai un mucchietto di cenere distrutto da tutta questa prolissità.
A proposito, vogliamo parlare del protagonista? L’ho odiato fin dalle prime pagine (tanto che ad un certo punto tifavo per i bulli che lo perseguitavano): non ho mai visto un personaggio così saccente e perfettino in una storia (osa perfino correggere medici e dottori che ne sanno molto più di lui!), e, oltre che sputar presunte perle di filosofia scientifica inutili e soprattutto non richieste, per gran parte del libro non fa altro che bere Coca Cola Light in continuazione (c’è un pezzo in cui ne beve nove lattine in un’ora!). Non che ci sia nulla di male in questo, ma ad un certo punto pensavo, oltre che potesse avere un attacco di diabete, di assistere alle avventure di E.T. l’extraterrestre (sapete, no, l’alieno del film di Steven Spielberg matto per l’omonima bevanda? Ecco, è la stessa cosa). In aggiunta, il nostro Alex Woods ha pure una madre rincitrullita e menefreghista che probabilmente lo supera in antipatia.
Ma il punto più debole dell’insieme è la trama che dovrebbe basarsi sul “forte rapporto” d’amicizia tra Alex e il signor Peterson che è un nulla di fatto: perché Gavin Extence racconta sì tutte le cose che fanno e condividono insieme, ma lo fa con una freddezza e una mancanza di sentimento tali che rendono questa relazione vuota, insignificante e inutile (come del resto tutto il romanzo). Vengono elencati i loro passatempi, ma senza descrivere cosa provano nel farli e questo mi ha intristito parecchio. Ha la pretesa di commuovere ed emozionare senza riuscirci neanche un pochino.
Come se non bastasse anche la quarta di copertina racconta un mucchio di balle grosse come… l’uinverso (ah, l’ironia della sorte!) che ovviamente mi accingo a smentire immediatamente (e lo faccio per il bene di chi volesse leggerlo):
- Non è vero che Alex e il signor Peterson coltivano sostanze stupefacenti insieme (è solo quest’ultimo che ogni tanto si fa qualche fumatina e il ragazzo ne sarà coinvolto soltanto nelle ultimissime pagine).
- Non è vero che il signor Peterson ha una ferita nel cuore che non vuole rivelare a nessuno perché tutto il paese sa questo fantomatico segreto.
- Non è vero che Alex intraprende un viaggio per salvare il signor Peterson.
Ultima cosa: non sono riuscita a digerire la spudorata, gratuita e inutile citazione, in questo libro già di per sé e per me orrendo, a quel capolavoro di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (mi riferisco al film). Perché ad un certo punto viene descritta un’infermiera che è tale e quale, fisico, atteggiamenti e carattere, alla Mildred Ratched della pellicola (e viene pure chiamata “Fletcher” proprio come l’omonima attrice Louise Fletcher che interpretava il ruolo della dispotica infermiera).
Lì mi sono veramente infuriata: questo per me è plagio!
Se ho finito il libro è stato per puro miracolo e per una questione di principio, perché alla fine “Lo strano mondo di Alex Woods”, sebbene mi abbia fatto arrabbiare, sbadigliare, storcere il naso e mi abbia delusa dal profondo del cuore… Beh, non mi ha lasciato niente, solo una profonda indifferenza. Terminato il libro, ho dimenticato quasi tutto quello che avevo letto e credo che sia una cosa bruttissima: molto meglio un romanzo brutto di uno che non lascia alcuna traccia significativa, nel bene e nel male.
Gli unici pregi che ha sono due, per me: è scritto relativamente bene (nonostante l’ignobile e continua presenza di indicativi al posto di congiuntivi e quel costante e svogliato lessico giovanile che mi fa venir voglia di strapparmi i capelli) e mi ha fatto venir voglia di scoprire i libri di Kurt Vonnegut che paiono rispecchiare il genere letterario dell’assurdo e del bizzarro che tanto prediligo.
Non me la sento per niente di consigliarlo, ma dato che globalmente è un bestseller, con tanto di plauso della critica, magari a qualcuno potrebbe piacere sicuramente più che a me.
P.S. La faccia del protagonista in copertina sembra voler dire "Strapazzami di coccole", ma io vorrei solo prenderla a sberle.