Narrativa straniera Romanzi Lo strano caso dell'apprendista libraia
 

Lo strano caso dell'apprendista libraia Lo strano caso dell'apprendista libraia

Lo strano caso dell'apprendista libraia

Letteratura straniera

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Esme ama ogni angolo di New York, e soprattutto quello che considera il suo posto speciale: La Civetta, una piccola libreria nell’Upper West Side. Un luogo magico in cui si narra che Pynchon ami passare i pomeriggi d’inverno e che nasconde insoliti tesori, come una prima edizione del Vecchio e il mare di Hemingway. Ed è lì che il destino decide di sorriderle quando sulla vetrina della libreria vede appeso un cartello: cercasi libraia. È l’occasione che aspettava, il lavoro di cui ha tanto bisogno.



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Lo strano caso dell'apprendista libraia 2016-12-28 09:24:40 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    28 Dicembre, 2016
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Mah..

Esme Garland, ventitré anni, è una giovane ragazza inglese in quel di New York. Dottoranda presso la Columbia, la studentessa ha instaurato una presunta relazione amorosa con Mitchell van Leuven docente di economia appartenente ad una famiglia più che benestante. Vuoi per la disattenzione di lui, vuoi per l’ingenuità di lei, la jeune femme si scopre incinta (non ha bisogno nemmeno di constatare un ritardo nel ciclo per rendersene conto, è per lei sufficiente un mero maggiore appetito durante un pranzo con il compagno per appurarsene. Il test di gravidanza, non farà che confermare la sua autodiagnosi). Che fare? Abortire o tenere il bambino? Dirlo al padre oppure tacere? Alla fin fine escono soltanto da poche settimane ed hanno avuto un unico rapporto senza protezione… Sulla scia di questi pensieri la Gardland opta, senza francamente aver ponderato bene le conseguenze e la portata delle sue scelte, di proseguire con la gravidanza.
Sa benissimo di essere sola avendo i genitori in terra madre, di non poter contare sul professore, di non avere risorse economiche per mantenere il nascituro ma non vuole interrompere il flusso di vita che le sta crescendo dentro e così va avanti, con il dottorato da un lato, e trovandosi un lavoro presso la Civetta – una deliziosa libreria locale, dove presterà la sua opera nel pomeriggio – dall’altro. E’ qui che conoscerà Luke, George, Dennis e tutta una serie di personaggi che nel concreto la sosterranno nei mesi che l’aspettano.
Dal punto di vista amoroso, la ragazza si ostina. E’ chiaro ed inequivocabile che Mitchell non la ricambia; più volte infatti l’ha tradita, ha mal reagito alla rivelazione di poter diventare padre (non sia mai! Un figlio fuori dal matrimonio con il mio rango sociale? Ma non scherziamo) e non è mai venuto meno ai suoi impegni e ai suoi interessi per aiutare la libraia. In ogni momento, di difficoltà e non, lui non si è mai dimostrato disponibile inducendo Esme a fare affidamento quando sulla vicina di casa Stella, quando su Luke, quando sui colleghi di lavoro. E’ il classico padre padrone che la vorrebbe relegare dietro ai fornelli, e che insensibile ai desideri della fidanzata (arriverà persino a chiederle di sposarla pur di ottemperare all’errore fatto, richiesta che nel suo intimo cela una inesauribile sete di controllo), vorrebbe pianificare ogni sua attività giornaliera; attività in cui ovviamente non è contemplato il dottorato. Il lavoro? Nemmeno questo è apprezzabile poiché lo staff della Civetta è eccessivamente maschile.
E lei? Semplice, lei tace, assorbe e si fa schiacciare da lui sino alla “rivelazione”. Il problema è che Esme confonde l’amore con l’infatuazione senza accorgersi di chi ha veramente accanto, senza ascoltare quel che il suo istinto ed il suo cuore le sussurrano.
Stilisticamente l’opera non cattura, si perde in dettagli di poco conto, non approfondisce gli aspetti che al contrario avrebbero potuto fare leva sul lettore, primo fra tutti Luke e la Civetta. I personaggi non funzionano, sono scarsamente delineati, superficiali così come i dialoghi che li vedono partecipi. Non solo, l’autrice si incaponisce in modo aberrante sulla figura di Mitchell, che diventa una fissa per la protagonista (ed un riccio sotto un piede per il lettore), quando invece, sfoltendo su questo aspetto (che è quasi la totalità dell’opera, badate bene) e concentrandosi maggiormente sulla libreria e i rapporti umani – non necessariamente amorosi –, avrebbe reso l’elaborato nettamente più piacevole, di facile scorrimento e concreto. Il titolo è oltretutto fuorviante, inadatto, inadeguato.
Apprezzo l’idea del finale in sospeso, chiaro tentativo di dimostrare quanto la vita in realtà sia in bilico e quanto non si possa sempre auspicare al “lieto fine”, ma nel complesso il testo non convince, non arriva. Se si esclude la libreria, troppe sono le leggerezze, troppi gli aspetti tirati via, troppe le circostanze lasciate al caso.

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Lo strano caso dell'apprendista libraia 2016-11-29 07:20:27 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    29 Novembre, 2016
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Lo strano caso dell'apprendista libraia.

"La strada che volevo percorrere era con lui; tutte le altre strade, che prima di conoscerlo si aprivano a possibilità infinite, adesso sembrano lunghi tunnel grigi senza una meta precisa."
Il libro racconta la storia di Esme, una ragazza inglese che si è trasferita a New York perché ha vinto una borsa di studio alla Columbus.
Proprio nella Grande Mela, Esme incontra colui che diventerà il suo grande amore Mitchell, purtroppo un amore a senso unico, lei ne verrà completamente risucchiata fino a perdere la sua stessa personalità e la sua libertà.
"La volubilità di quest'uomo mi ha fatto impazzire a tal punto che non ricordo com'ero prima di conoscerlo. Ricordo vagamente una persona che amava le poesie e i quadri, una persona che era felice dei propri interessi, quasi convinta di essere libera. Questo amore è più forte della libertà."
Esme è una ragazza dolcissima, semplice e trasparente, molto giovane, spaesata in una città cosmopolita, che spesso la fa sentire fuori posto e inadeguata rispetto agli usi e ai costumi tipici inglesi, è ottimista e vede il buono in ogni persona che incontra, Mitchell è un uomo ricchissimo, che viene da una famiglia molto rispettabile, è bellissimo, affascinante, dalla vita si prende tutto quello che vuole soprattutto le donne, quando si accorge che un rapporto si complica o diventa una cosa troppo impegnativa si ritrae, fugge, senza nessun senso di colpa, neppure quando lascia la nostra protagonista sola e con la sua piccolina appena nata.
"Ero convinta che l'amore fluisse nelle correnti cosmiche di giustizia e virtù dell'universo, riversandosi su di noi, mettendo tutto a posto. Come se fosse la fuori, e bastasse aprire per accoglierlo. Ma evidentemente non è così, forse siamo noi a farlo. e adesso lo stiamo disfacendo."
Esme affronterà un lungo percorso, per ritrovare sé stessa, avrà il coraggio di tenere la sua bimba, lotterà ed alla fine accetterà il non amore di Mitchell, meno male per lei che troverà amicizia e solidarietà in una piccola libreria "La Civetta", all'interno della quale conoscerà personaggi buoni come George e stravaganti come Luke, con il quale instaurerà un rapporto molto particolare e speciale.
"Lui si accorge che lo sto guardando e fa la faccia imbronciata. Sembra uno di quegli attimi eterni in cui si condensano passato e futuro, quasi un ritorno a casa. Come se tutto avesse portato a questo preciso istante e il futuro ripartisse da questo preciso istante."
Un libro che non ha il solito finale a lieto fine, che ci lascia un po' interdetti, perché Esme sì affronta un percorso, ma è un percorso che non è come vorrebbe il lettore, rimane tutto in sospeso, ma forse può essere questa la vita, che purtroppo spesso ci mette di fronte a delle difficoltà per le quali bisogna trovare tutto il nostro coraggio per affrontarle al meglio e non è detto che tutto vada a finire con "...e vissero felici e contenti", lo sappiamo che noi donne leggiamo questi romanzi per sognare e per trovare una nota di romanticismo, qui però saremo costrette ad accettare la cruda realtà, ad odiare un uomo insensibile e viziato ed a tifare per una ragazza un po' troppo facilona, che spesso si fa mettere i piedi in testa pur di tenere a sé un amore che purtroppo non c'è!
"Amare vuol dire essere vulnerabili; amare vuol dire provare dolore nel punto più profondo del tuo essere."
Ho amato questo libro perché ci trasporta nella piccola libreria "La Civetta", un posto dove anch'io passerei volentieri intere giornate, tra l'odore più bello che c'è quello dei libri, conoscendo persone interessanti, parlando di autori e scoprendo piccole gemme di cultura, per il resto un romanzo semplice con una storia d'amore complicata.

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Esme e la sua storia complicata
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Lo strano caso dell'apprendista libraia 2014-11-30 10:13:55 pirata miope
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    30 Novembre, 2014
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LA VITA E' UNA COSA MERAVIGLIOSA?

Esme ha ventitrè anni, studia storia dell’arte, vive a New York ma non vi è nata: ha lasciato la sua Inghilterra, per una borsa di studio alla Columbia. Ma proprio perché non è cresciuta lì, ora la metropoli cosmopolita, metamorfica a seconda dei quartieri, si offre al suo sguardo come se uno dei suoi adorati pittori l’avesse dipinta per lei: sono le sfumature della luce, i dettagli, a conquistare la sua anima candida e a farle confondere la realtà con le apparenza. Si perché “la grande Mela” è anche una strega malvagia, che ti apre le porte del suo Eden e ,una volta che ci sei entrato, ti accorgi che è l’inferno. Ma proprio nel momento in cui deve descrivere il passaggio dall’eden all’inferno la penna dell’autrice esordiente dimostra la sua fragilità. Acuta nell’afferrare le impressioni della protagonista/voce narrante,.non va oltre l’epidermica esposizione di emozioni, non costruisce un lineare percorso conoscitivo sulla esperienza vissuta. Il che non sarebbe un gran male, se non fosse che la storia raccontata ti dà l’impressone di essere stata scritta a meta: Esme infatti si innamora con il classico colpo di fulmine di Mitchell, bello e ricco, e nonostante lui la umili, lei continua a sentirsi legata a lui. Per quale oscuro? In realtà come non conosce se stessa, Esme ignora anche la verità più profonda delle persone che le stanno accanto: la vicina di casa, Stella, il potenziale consolatore, Luke, sono comparse. E veniamo poi al punto nodale evocato come nodo portante dal titolo: la libreria “La civetta” dove Esme trova lavoro e amicizia, quando scopre di essere incinta e il fidanzato l’abbandona. Nella realtà sappiamo che la Meyler ha salvato meritoriamente numerose librerie di New York, ma nella sua pagina esse si limitano a costituire un riparo dalle intemperie amorose, la luce nel buio, verrebbe quasi da dire il pretesto per potere esclamare «vivere è una cosa meravigliosa».

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Lo strano caso dell'apprendista libraia 2014-10-21 14:58:08 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    21 Ottobre, 2014
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Più letteratura rosa che romanzo

Ho iniziato a leggere questo libro e dopo poche pagine mi sono resa conto che si trattava di letteratura rosa. Genere che non disdegno e quindi per la valutazione l’ho messo a confronto con altri romanzi simili e da qui il voto non molto alto.

“Lo strano caso dell’apprendista libraia” parla di Esme, giovane ragazza inglese di 23 anni che vive momentaneamente a New York per seguire un dottorato in storia dell’arte. Esme si “ritrova” incinta, il padre è un ragazzo di quasi dieci anni più grande di lei, che con due parole definirei molto inaffidabile. Da qui la necessità di lavorare e la fortuna di ritrovarsi catapultata alla Civetta, una libreria davvero suggestiva.

Solitamente trovo sempre qualche elemento del carattere della protagonista che mi affascina. Qui l’unico barlume di personalità l’ho visto solo nella scelta significativa che farà sulla maternità, per quanto riguarda il resto, sono rimasta molto delusa. Una ragazza con una personalità debole, facilmente influenzabile, insicura e senza un briciolo d’orgoglio e di amore per se stessa. Posso capire la giovane età però poi ho pensato ai miei 23 anni e non ho trovato nessuna giustificazione per Esme.

Per la Meyler è un esordio, devo dire che lo stile non è male però ricorre a delle descrizioni troppo noiose che a volte invece di arricchire la mente del lettore la fanno stancare e distrarre (e va considerato che amo molto il genere descrittivo). Inoltre su scene non particolarmente importanti si è dilungata anche troppo e su parti, secondo me fondamentali (come il ruolo dei genitori in Inghilterra), le ha solamente accennate, come se fossero un contorno.

Da salvare c’è la parte della libreria, la Civetta è un posto in cui vorrei perdermi, e poi ho scoperto che grazie all'aiuto della scrittrice due librerie indipendenti si sono salvate dalla crisi. Questo gli rende davvero merito.

Sul punto se consigliarlo o meno, lascio libera scelta perché in fin dei conti non è proprio un libro da buttare ma neanche da sollecitare.

Buona lettura!

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