Lo spaccone
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Profilo genetico del perdente
Il libro è bellissimo e lo stile eccezionale. Limpido, scorrevole, ha la stessa pulizia della mente matematica di Tevis. Non ricorre a frasi musicali ma a concatenazioni di immagini per cui si vede (più che ascoltare)quello che succede e quello che passa nella mente dei personaggi. L'unico appunto potrebbe essere sul contenuto, il gioco del biliardo. In realtà il mondo delle sale da biliardo e il modo di affrontare il gioco diventano una grande metafora di come si affrontano le sfide della vita. I personaggi sono analizzati in profondità, dentro le pieghe dell'animo e l'autore va ben al di là della descrizione di una avvincente partita di biliardo. Indaga sulle ragioni vere del risultato al di là della bravura che spesso non è fondamentale: cosa fa desiderare perdere, cosa spinge all'autocommiserazione. La sfida non è contro un avversario reale: l'avversario scompare e la lotta diventa contro se stessi, contro la parte perdente e debole che c'è in ciascuno di noi. La lotta può essere contro certi spettri, l'omosessualità, ad esempio. Gli ultimi due avversari, i più importanti, hanno entrambi dei tratti che evocano nel protagonista quello spettro. La sfida non è solo al tavolo da gioco ma anche nella vita privata. Con Sara, la ragazza intelligente che Eddie incontra dopo la sconfitta con Minnesota Fats, il rapporto viene impostato in modo molto simile a una partita al biliardo. Ma le sfide non finiscono al tavolo del biliardo. Escono dalla sala e coinvolgono i rapporti di potere e di sopraffazione (malavita che esige il pizzo della vincita). Anche fuori dal biliardo, non bisogna trovare scuse valide per perdere.