Lo schiaffo Lo schiaffo

Lo schiaffo

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La trama e le recensioni di Lo schiaffo, romanzo di Christos Tsiolkas edito da Neri Pozza. È un delizioso pomeriggio di fine estate a Melbourne, un tempo perfetto per i numerosi familiari, amici e colleghi accorsi al barbecue di fine settimana di Aisha e Hector. Hugo, il putto tanto bello quanto pestifero, forse perché ancora allattato dalla mamma ed educato secondo i nefasti principi della più sfrenata anarchia, con grande disgusto di Hector e dei suoi, sferra un calcione negli stinchi di Harry. E il cugino Harry platealmente, lentamente, leva in alto il braccio a fendere l'aria e poi a colpire il bambino con uno schiaffo che echeggia nell'aria e incrina il crepuscolo. Da quel momento l'esile equilibrio di quella piccola comunità, fatta di culture e mondi differenti, crolla.



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Lo schiaffo 2014-05-05 09:02:56 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    05 Mag, 2014
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Ritratto sociale problematico

Uno schiaffo durante un barbecue tra parenti e amici di vecchia data: la vittima è il piccolo e viziatissimo Hugo, il colpevole un adulto di nome Harry. Basta questo gesto per portare a galla antichi rancori, alimentare gelosie trattenute da troppo tempo e spezzare quel velo di ipocrisia che teneva cementata con difficoltà l'allegra combriccola.
Il mondo descritto è uno spaccato sociale credibile, Tsiolkas è abile nel pescare dalla quotidianità quei piccoli grandi orrori di cui si nutre la società attuale senza cercare escamotage particolarmente drammatici o sbalorditivi. Sta nella semplicità la bellezza di questo romanzo, in cui ogni capitolo è dedicato a un personaggio di cui si riferiscono i sogni, le aspettative, ma soprattutto la fragilità e l'insicurezza oltre che una profonda solitudine. Un coro a tante voci discordanti, specchio di un paese (l'Australia), in cui le culture e le razze più disparate convivono con più fatica di quanto si immagini.

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Lo schiaffo 2013-09-26 09:41:20 Maso
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Maso Opinione inserita da Maso    26 Settembre, 2013
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La fiera delle opinioni

Una folgore. Un fulmine a ciel sereno come non mi capitava da tempo. Ma, soprattutto, un impossibile, insperato incontro tra due realtà narrative che avevo amato separatamente e che in questo libro si fondono in un connubio, a parer mio, totalmente vincente. Se in Marai, ne “La donna giusta”, avevo apprezzato la tecnica del racconto narrato dai diversi, e separati, punti di vista dei personaggi, se in tutti i romanzi di Franzen ho amato un linguaggio denso, fluido e ipnotico, in questo caso li trovo accomunati in un lavoro potente, impietoso e chiarificante.
Christos Tsiolkas punta su un cavallo vincente, sebbene sottovalutato. La propria realtà. Non mira all’esplorazione di mondi lontani, non cerca ambientazioni esotiche, ricercate e lontane dal proprio mondo. Non ha bisogno di questo pepe per condire il proprio romanzo. Sembra limitarsi a raccontare una vicenda che riguarda da vicino la condizione sociale in cui egli stesso si ritrova. La condizione che lo vede appartenere a una generazione figlia di immigrati greci stabilitisi in Australia. Ed è proprio in questo ambito che egli si muove, srotolando il proprio filo narrativo su un percorso che in numerose occasioni apre le porte a tematiche di multiculturalità, cosmopolitismo e integrazione. Se non è quindi possibile accordare la lode canonica allo scrittore che inventa di sana pianta, o tramite accurate ricerche, un contesto lontano dal proprio, è possibile, e necessario, il riconoscimento a Tsiolkas per aver imbastito una trama fitta ed eloquente con elementi di contorno apparentemente nulli o privi di interesse intrinseco.
L’atomo primordiale che genera il romanzo in tutte le sue parti è un avvenimento apparentemente irrilevante che coinvolge e stringe nelle proprie spire tutti i personaggi. Uno schiaffo, nientemeno. Un sonoro schiaffone che Hugo, bambinello pestifero e ineducato dell’età di quattro anni, si vede rifilare da un adulto. E questo adulto è Harry, uno dei numerosi invitati al barbecue che ha luogo a casa di amici comuni, Hector e la moglie Aisha, in un normalissimo pomeriggio australiano di fine estate. Un barbecue che funge da ritrovo per una grande quantità di persone che gravitano attorno alla ufficiosa comunità greca, anch’essa aperta a molteplici relazioni multiculturali.
Questo schiaffo diventa la lama intellettuale, l’affilatissima discriminante che squarcia profondamente il velo di mite accordo sociale tra i numerosi amici, conoscenti e parenti presenti. Le opinioni, mute, sussurrate o urlate si spaccano e illuminano a giorno le personalità e le opinioni di Harry, Sammi, Hector, Aisha, Anouk, Bilal, Connie, Richie, ma, soprattutto, dei genitori del bambino in questione, Gary e Rosie. Incapaci di un qualsiasi genere di perdono e di ragionevole trattativa verbale, saranno proprio loro a innescare la bomba legale che minerà, tout court, i rapporti con il loro contesto vitale. Fazioni si formano e si disgregano, si raccontano alla luce di un crepaccio ideologico che denuda le debolezze e le ipocrisie morali. Ogni personaggio, in uno stralcio di vita narra se stesso con la voce di Tsiolkas. E proprio grazie a questa versatilissima tecnica narrativa si toccano punti limite, utili alla comprensione più varia del vivere contemporaneo. Se con i tanti personaggi di mezza età indaghiamo le crisi e le rinascite del matrimonio, con Connie e Richie, adolescenti, entriamo nel mondo più attuale della giovane generazione, con le proprie trasgressioni, le proprie maschere e i primi amori destabilizzanti.
Siamo di fronte a un romanzo fluido, che scorre come un fiume, che non ci affatica. Che ci presenta una immane complessità in una forma al massimo della godibilità. E’ una di quelle opere di discreta levatura che lascia un segno a tutti quelli pronti ad essere graffiati dalle piccole verità, così triviali, dissacranti e innegabilmente umane, che compongono le nostre opinioni. Su cosa è giusto e sbagliato, su cosa è “accettabile” e su cosa non lo è, su quello che dovremmo o non dovremmo condannare. Una riflessione lucida sul limbo che separa il morally correct dalla nostra visione del comportamento civile.
Christos Tsiolkas si rivela definitivamente, alla stregua dei più grandi cantastorie del nostro tempo, una penna acuta e abilissima che merita di essere approfondita dagli estimatori del genere.
Spassionatamente, leggetelo.

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Lo schiaffo 2012-01-14 13:52:36 kabubi81
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kabubi81 Opinione inserita da kabubi81    14 Gennaio, 2012
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Lo schiaffo (alla morale)

Assolutamente incentrato più sui personaggi che sul fatto in sè, il libro racconta le dinamiche di coppia e gli stati psicologici di un gruppo di amici benestanti, le cui vite apparentemente perfette vengono turbate dallo schiaffo dato da uno di loro al figlio di un'altra coppia. Tanti fragili equilibri si rompono, portando a galla rancori, rimpianti e gelosie che fino a quel momento i protagonisti neanche sapevano di avere. "Lo schiaffo" è un romanzo di parole e stati d'animo, i pochi fatti sono solo da contorno all'analisi dei protagonisti, e premesso che a me di solito piacciono i libri che abbiano tante cose da raccontare, il fatto che questo romanzo mi sia piaciuto tanto significa che Tsiolkas è davvero bravo! Ultimo pensiero rivolto a chi avesse letto/leggerà il libro: ma chi non glielo avrebbe mollato un ceffone a quel bambino malefico!?!

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Franzen
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