Lo scarafaggio
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Uno scarafaggio al potere
Una brigata di repellenti scarafaggi abbandona le tenebre umide e maleodoranti dei bassifondi londinesi per insediarsi al governo sostituendosi agli umani politici di professione.
Cosa ne sarebbe della nazione se una blatta vestisse i panni di un capo di governo, portandosi seco i principi che sono consoni della propria natura?
Partendo dalla risposta a questo bizzarro quesito, Ian McEwan imbastisce una novella sagace e pungente, scagliandosi non tanto velatamente contro la brexit.
Una manciata di pagine per strutturare un'invettiva contro una scelta che lo scrittore non condivide, reputandola pericolosa e dannosa per la popolazione.
Una classe politica attuale le cui azioni sono paragonate alla voracità e alle macchinazioni egoistiche di un manipolo di insetti fuori controllo.
Principi avversi e ostativi allo sviluppo economico, sociale e culturale, sono frutto di scelte dittatoriali da parte di esseri senza scrupoli.
Ironia ad una prima impressione, ma nella sostanza un attacco velenoso.
Una lettura rapida e agevole di un testo di cui si avverte la necessità di condivisione da parte dell'autore e la sua preoccupazione per il futuro del paese.
Uno scritto che celebra la libertà di pensiero.
Per gli ammiratori di McEwan è bene affrontare questa lettura sganciandola da valutazioni parallele con la precedente produzione letteraria, perchè ne inficerebbe il giudizio e non sarebbe corretto visto che siamo al cospetto di un genere differente.
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Tra metamorforsi e società
Sin dalle prime battute emerge con tutta evidenza che il McEwan de “Lo scarafaggio” non è lo stesso autore che abbiamo conosciuto con le opere più famose nel senso che detto titolo difetta della presenza delle tematiche prevalenti nei lavori del medesimo. Quello che andiamo a leggere è un testo fuori dalle righe, un titolo tragicomico nonché un chiaro omaggio a Franz Kafka, circostanza chiara e inequivocabile già dal titolo. Solo che questa volta la metamorfosi è inversa e arriva a toccare aspetti più propriamente sociali e politici. È chiaro, infatti, che dietro la facciata vi è una forte analisi di quello che è il periodo determinato dalla Brexit e da tutte quelle che sono le conseguenze determinate da un mix di circostanze tra loro concomitanti.
Il volume, tuttavia, non convince pienamente. La storia è piatta, arida, fatica a ingranare. Seppur sia intrisa dell’inversionismo e di tutto quel che comporta, fatica a decollare, fatica a conquistare pienamente. Il lettore, nonostante la brevità del racconto, arranca. Si lascia condurre, è incuriosito, riflette anche sul contenuto che si trova innanzi, ma resta con una sensazione di agrodolce così come lo sono le conseguenze di alcune scelte fatte da chi muove le fila del gioco della vita.
In conclusione, uno scritto con molti intenti, con buoni propositi ma che arriva e conquista soltanto in parte. Per gli appassionati del romanziere ma non anche per chi deve a questo avvicinarvisi e vuol avere un’idea completa di quel che è la sua analisi narrativa.
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Presente e futuro tragicomico
Questa novella di Ian McEwan non è rintracciabile nella sua produzione letteraria, non ne possiede le qualità caratterizzanti ( di trama e personaggi, profondità di indagine socio-politica, introspettivita’... ).
Scordiamoci i romanzi più noti e prendiamola per quello che e’, come ci dice l’autore nella postfazione, ...” un’ invenzione tragicomica necessaria nel momento in cui la disperazione incontra lo sberleffo “..., con riferimento a un evento e a un periodo nefasto e assai noto ( la Brexit ) della recente storia britannica, un omaggio al genio di Franz Kafka nella metamorfosi inversa uomo-insetto e nel nome del protagonista, una vicinanza ammirata e uno sguardo più profondo alla satira politica di Jonathan Swift che ha raggiunto la sua massima espressione nel pamphlet dal titolo “ Una modesta proposta “.
Questo quanto, il resto un racconto non particolarmente vivo, piuttosto piatto, una satira poco convincente, il confine tra uomo e scarafaggio superato da un’ uniformità indefinita a contorno di un eccesso di teoria economica poco includente e astrattamente persuasiva.
Ecco l’ invenzione letteraria, l’ Inversionismo, un neo indirizzo politico-finanziario fondato su populismo, demagogia, impraticabilità, odio, menzogna, sostenuto da un referendum indetto dai conservatori durante la campagna elettorale del 2015, che ha goduto del sostegno di poveri e anziani per ragioni evidenti, animata da un livello variabile di zelo nazionalista.
Il modello prevede un cambiamento di rotta del flusso finanziario, una purificazione dell’ intero sistema economico britannico a sovvertire le basi del reale, laddove si guadagna spendendo e si paga per avere un lavoro, una ruota populista che ben presto inizia a girare.
Jim Sams, un semplice scarafaggio, vissuto tra scarichi e canaline di scolo, nutrendosi di scarti di cibo e di escrementi, si sveglia suo malgrado nell’ immane corpo del primo ministro britannico, con un campo visivo ridotto, un testone ingestibile, quattro arti inamovibili, un pezzo di carne scivolosa in bocca e un colorito azzurrino smorto. Superato l’ iniziale disgusto riconosce l’ irriconoscibile, attingendo a quello spirito di adattamento insito nella propria specie, una coerenza lontana dagli irragionevoli desideri umani.
D’ improvviso pare ricordare, l’ accettazione del nuovo se’ per lui motivo d’ orgoglio, un unico scopo, l’ approvazione del disegno di legge inversionista osteggiato da frange di cronologisti, da dissidi interni, da teorie complottiste, dalle principali nazioni europee, ma non dal Presidente americano, unico alleato di riferimento.
Lo attorniano gli altri, una schiera di fratelli e sorelle, subito riconosciuti attraverso il velo della loro superficie umana.
Ma quanto di umano e quanto di scarafaggio in questa inversione e commistione tragicomica? Identici i principi ispiranti, ... “ uniti dallo stesso coraggio indomabile e dalla voglia di vincere, sostenuti da valori semplici e emozionanti come il sangue e il suolo, pronti ad abbracciare un ideale mistico di nazione con la certezza del periodo di lacrime e sangue che verrà, affrancando il paese da una detestabile schiavitu’, un destino collettivo forgiato in quel momento...”
Il primo ministro, in passato uomo affabile ed esitante, raggiunta una completa metamorfosi caratteriale, sguazza nel presente, recita con orgoglio, ordina, congiura, si commuove, mente, indotto dalla propria essenza blattoidea compiaciuta e compiacente e da un pizzico di irrefrenabile ambizione “ umana “, disponendo di ....” una logica equilibrata e perfetta che nel corso di inimmaginabili distese di tempo gli ha garantito una buona capacità di adattarsi all’arte di sopravvivere come individuo e come specie “....
Ed allora perché approvare il disegno di legge inversionista? ... “ Perché si’ “... e quale l’ essenza del proprio agire? Una totale acrasia.
La nuova politica economica, in un caos politico indecente e autoreferenziale, intriso di trabocchetti, ingiurie, falsità, inabissamenti morali, improvvisi cambiamenti di rotta, allontanamenti, totalitarismo, sara’ finalmente maggioranza, troppo tardi per una inversione di rotta.
Il paese, trascinato nella rovina, vivra’ un futuro incerto, nefasto, repellente, qualcuno, deposta la scomoda armatura umana, ritornerà alla propria natura in attesa di un banchetto a palazzo, i più ( a detta dell’ autore ), ...” sperando in un difficile ritorno alla ragione, potrebbero doversi affidare al conforto di una risata “ ...
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Un pamphlet più che un romanzo.
Chi ha letto e conosce “A modest proposal for preventing the children of poor people from being a burthen to their parents or country” (Una modesta proposta per impedire che i bambini della gente povera siano un peso per i loro genitori o per il loro paese) che Jonathan Swift scrisse provocatoriamente nel 1729, come soluzione ai gravi problemi sociali ed economici dell’Irlanda sotto il dominio inglese, non stenterà a riconoscere la stessa vena satirica sferzante e impietosa in questa ultima breve opera di Ian McEwan, che può essere definita per le sue caratteristiche più un pamphlet che un romanzo. È d’altra parte lo stesso autore che nella sua postfazione confessa che le sue fonti di ispirazione sono state proprio le opere di Swift e “La metamorfosi” di Kafka.
Se infatti Swift proponeva come soluzione allo stato di drammatica povertà in cui versava il popolo irlandese di allevare i neonati della gente più misera fino al compimento di un anno di età , nutrendoli bene in modo da ingrassarli al punto giusto, e poi venderli come cibo prelibato per le tavole dei più ricchi, utilizzando al contempo la pelle per creare borse, scarpe, cinture ed altri articoli di una certa necessità, McEwan prende spunto da questa grottesca quanto macabra provocazione per creare il personaggio di Jim Sams, un Primo Ministro che altro non è che un ripugnante scarafaggio improvvisamente risvegliatosi in forma umana. Una trasformazione che bene si accorda con quella teoria dell’Inversionismo che Sams si impegna a far approvare dal Parlamento britannico per ovviare alla crisi socioeconomica in cui versa il paese. Un paradosso evidente se si considera che ogni cittadino dovrebbe pagare per le sue ore di lavoro piuttosto che essere retribuito, e nel contempo essere lui stesso ricompensato in denaro per le merci e i viveri acquistati. Un sistema propagandato con tutti i mezzi più populistici a disposizione dei politici politicanti, un sistema che avrebbe come scopo far girare il denaro e l’economia. Ed in questo è impegnato il partito conservatore di Sams che riesce a fare approvare l’Inversionismo, sia pure con una risicata maggioranza. È facile distinguere tra le righe un attacco alla Brexit, alla presa di distanza di McEwan da una decisione dovuta a una minoranza del Paese che costa assai cara alla Gran Bretagna. Approvato l’Inversionismo, Sams e il suo staff ritorneranno ad assumere le orrende spoglie originarie, destinati a strisciare come ogni blatta tra le immondizie e trovare rifugio negli angoli più remoti e putridi, rischiando ad ogni istante d’essere schiacciati e travolti.
Come sempre nella tradizione letteraria inglese non mancano momenti di comicità che rendono la satira più leggera. È certo che ancora una volta McEwan si afferma tra gli scrittori più quotati del Regno Unito, che raccoglie l’eredità del passato per adattarla al nostro tempo con intelligenza, originalità ed eleganza.
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La metamorfosi inversa
Jim Sams è il protagonista di questo grottesco racconto e ovviamente, ogni riferimento al noto Gregor Samsa de Le metamorfosi di Kafka deve risultare al lettore come un semplice omaggio allo scrittore, uno spunto da cui è partito per poi fare un'inversione di marcia. Così mentre Kafka ci propone una metamorfosi da uomo a scarafaggio per giungere a sottolineare l'alienazione dell'essere umano, il senso di solitudine e di incomunicabilità sociale e familiare, Mc Ewan capovolge le cose e "inversione" diventa la parola chiave di questa narrazione. Invertita è la metamorfosi, perché qui ci mostrerà uno scarafaggio trasformato in uomo, e precisamente nel Primo ministro britannico; invertita è la drammaticità della storia, che qui diverrà a tratti comicità, se pur sempre colorata da profonda ironia; invertita è la rotta finanziaria e di sistema economico che il protagonista propone, per l'appunto "L'nversionismo", una nuova visione che riporterà la Gran Bretagna alla luci della ribalta, un simbolo mondiale di innovazione e potenza. Ovviamente un disegno "autolesionista" che
vede i dipendenti pagare per le ore di lavoro svolte, il denaro depositato in banca produrre interessi al negativo, il padrone di casa pagare i suoi affittuari, il tutto per generare un movimento continuo di denaro, a quanto proclamato! Un progetto così follemente ambizioso da produrre sgomento nelle altre potenze internazionali, da subito preoccupate per l'esito del loro export. Nella vicenda si intrecceranno altri eventi e intrighi che, con un giusto velo di sarcasmo, non saranno esenti dal generare in noi sospetti sulla realtà della res publica.
"...intrighi che accrescevano in lui la consapevolezza e la predisposizione ad assaporare la gioia della competizione politica allo stato puro, vale a dire del perseguimento dei propri fini con qualunque mezzo".
E così l'autore sceglie di nascondere il cinismo umano nelle fattezze di uno scarafaggio ripungante, regalandoci probabilmente una percezione più tollerabile di una "presunta" realtà;
Ma e' la sua amarezza che emerge in questo confronto tra Homo Sapien Sapiens e Blattodea, che diventa metafora di ciò che è accaduto in una Gran Bratagna che, puntando su populismo, complottismo e snobismo patriottico, ha saputo ad oggi offrire come risposta al perché dell'assurdità della Brexit solo un insulso "perché si!".