Lincoln nel Bardo
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Recensione della Redazione QLibri
Attenzione! Anticipazioni.
Edito da Feltrinelli è finalmente arrivato in Italia il libro tanto acclamato in America, “Lincoln nel Bardo” ad opera del più celebrato, al momento, autore di racconti , il texano George Saunders. In alcune interveste lo scrittore ha affermato di avere finalmente osato la forma romanzo poiché, voltandosi indietro ed esaminando la sua produzione, si sentiva comunque già soddisfatto, tanto da poter contemplare perfino un fallimento. E lui ha osato e parecchio. Chi si appresta alla lettura di quest’opera si prepari infatti ad accantonare qualsiasi tipologia romanzesca possa sovvenire alla propria memoria di lettore. È una giustapposizione di voci; ci si ritrova fin dall’incipit a familiarizzare con esse e a seguirle placidamente con un misto di curiosità e di sorpresa cercando di capire ciò che un latitante narratore mai ci narrerà. Si conoscono dapprima Hans Vollman e Roger Bevins III, il primo anticipa la sua storia personale e mentre il secondo lo ascolta giunge un fanciullo, “un semplice ragazzino”. Si annaspa inizialmente per tentare di capire dove si svolge l’azione e chi siano i due anche perché un’altra giustapposizione di voci ( sono simulazioni di fonti scritti del XIX secolo) concorre a ricostruire la storia di un ricevimento presidenziale che in quel lontano febbraio del 1862 forse non avrebbe dovuto aver luogo viste le condizioni di salute di Willie, uno dei due figli della coppia presidenziale , dilaniato dalle atroci sofferenze del tifo che lo porterà alla morte mentre il medico rassicura i genitori sulla stabilità delle sue condizioni. Il ricevimento è poco opportuno in tempo di guerra, una guerra civile che ora inizia a mietere vittime sempre più numerose. Lui è Abraham Lincoln, il presidente abolizionista della schiavitù, la guerra è quella di secessione americana. Willie muore, viene imbalsamato e successivamente tumulato, questo avviene in terra mentre nel Bardo è accolto da Hans Vollman e Roger Bevins cui si aggiunge il reverendo Everly Thomas. Il Bardo, così come descritto ne “Il libro tibetano dei morti” è un non luogo, è infatti uno stato della mente coincidente con la separazione della coscienza dal corpo. Durante lo stato mentale del Bardo si vivono allucinazioni ed esperienze, la vita nel Bardo è contraddistinta da sofferenza per la mancata accettazione della propria morte, per la difficoltà del distacco dai propri cari e anche dai beni materiali. Quest’opera mette in scena il distacco del Presidente dal suo figlio morto a undici anni, i giornali dell’epoca narrarono infatti l’episodio di Lincoln che aprì la bara del figlio già deposta nella cripta per poterlo riabbracciare un’ultima volta. È dunque la storia breve e allucinata di un estremo saluto. Il Bardo messo in scena da Saunders colpisce per efficacia descrittiva, parrebbe assimilabile alla nostra idea di Purgatorio con le scenografie da Inferno dantesco, ci si ritrovano anime trasfigurate, abbozzi di contrappasso, rappresentazione indiretta di un tempo che fu. Fa pensare inoltre che il nuovo stato ultraterreno mantenga intatte le caratteristiche e i comportamenti di coloro che un tempo furono. E poi, che saranno?
Complessivamente gradevole, scorrevole, interessante.
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The Good Place incontra Il figlio del cimitero
Ho acquistato la mia copia di "Lincoln nel Bardo" nell'incredibilmente lontano 2019, per poi abbandonarla in libreria fino a quest'anno, per la precisione quando ho trovato il titolo incluso nella lista dei 100 classici di nuova generazione. Il mio interesse verso il libro si è quindi riacceso, pur avendo le idee decisamente poco chiare sul contenuto dello stesso; idee che la scarna sinossi e la mancanza di qualsivoglia introduzione non mi hanno aiutano di certo a riordinare. Ma tranquilli: se questo titolo vi stuzzica, posso farvi io da guida!
Il volume si basa su un evento storico reale, ossia la morte prematura di William Wallace "Willie" Lincoln, terzogenito del sedicesimo Presidente degli Stati Uniti; Saunders si concentra in particolare sul momento in cui il buon Abraham si recò nel cimitero per dare un ultimo abbraccio al corpo del figlio, e sull'aneddoto intesse una trama fantastica. In questo romanzo le anime dei defunti rimangono inizialmente ancorate alla loro tomba, prima di poter andare oltre; Willie però non vuole lasciare il padre e questo porterà l'uomo ed alcuni degli altri fantasmi che popolano il cimitero a lavorare di concerto per impedire che rimanga bloccato lì.
Il principale e più evidente pregio del volume riguarda la sua peculiare struttura narrativa; tanto peculiare da avermi fatto desiderare appunto un qualche tipo di preparazione alla lettura. Le vicende storiche sono riportate attraverso un grande assortimento di citazioni da fonti reali e fittizie, che tentano di fornire un quadro degli eventi partendo da tante prospettive diverse. Per contro, la parte sovrannaturale del libro si avvicina molto ad un ibrido tra un testo teatrale -dal momento che ogni battuta è seguita dal nome dello spirito che la pronuncia- ed una testimonianza fornita in retrospettiva, perché i personaggi adottano quasi sempre il tempo passato per descrivere le azioni proprie e degli altri.
L'originalità è un fattore che apprezzo sempre, quindi non potevo che promuovere questa prosa bislacca. Mi hanno convinto anche la commistione tra Storia ed elementi fantastici ed il tono spesso umoristico con cui si trattano argomenti decisamente cupi, senza dare però una sensazione di frivolezza. Inoltre, pur non essendo un elemento centrale, la caratterizzazione dei fantasmi principali è ben fatta: risultano molto divertenti, ma al contempo trasmettono anche delle emozioni più profonde.
Questo è in gran parte merito delle tematiche che il libro tratta, in particolare l'elaborazione del lutto ed il razzismo, affrontato con un sguardo molto critico al passato (ed al presente) degli Stati Uniti. La perdita di una persona cara ed il significato della morte stessa sono comunque i temi centrali, analizzati dai punti di vista di spettri che hanno indoli e storie molto diverse, e questo fornisce un caleidoscopio di prospettive da scoprire.
Sull'altro piatto della bilancia colloco la poco sostanziosa trama ed il concetto stesso di Bardo: vista la premessa, mi sarei aspettata di vedere Abraham Lincoln viaggiare in una dimensione altra (magari eterea e nebbiosa) per un ultimo confronto con il figlio; diventa chiaro abbastanza presto che il Lincoln nel titolo è invece Willie, bloccato nel Bardo che nient'altro è se non la condizione di fantasma. Rimango convinta poi che l'edizione beneficerebbe di un'introduzione, ma penso sia comunque da elogiare il lavoro di traduzione che è riuscito a mantenere le tante peculiarità del testo originale, in cui parecchi personaggi si esprimono in modo aulico, o per contro estremamente rozzo.
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Il trapassare non è cosa facile
Opera piaciuta moltissimo sin dalle prime pagine, per ben due motivi:
1 - il singolarissimo modo di scrivere dell'autore americano contemporaneo, George Saunders;
2 – un tema delicato, inconsueto, non certo inflazionato.
Lo scrittore ha qui preso un personaggio 'a caso' dalla storia d'America, l'assai noto Abramo Lincoln, per illustrarci con maestria l'accezione spirituale del termine 'bardo' attraverso la dolorosa vicenda privata (la morte di uno dei figli) del famoso Presidente.
Il 'bardo', per chi non lo sapesse, è quello stato intermedio dopo la morte in cui l'anima si separa dal corpo fisico, e quasi sempre lo fa mostrando ritrosia e sofferenza per la mancata accettazione della separazione dai propri cari ancora viventi, un periodo sospensivo che può durare dai pochi minuti sino a parecchio tempo.
E' un argomento toccante e assai personalizzabile: ci sarà difatti chi avrà da ridire sulla credibilità dell'inconsistente momento di latenza, chiamiamolo così, e chi essendo già convinto fautore del tema 'reincarnazione' non farà fatica nell'avanzamento della lettura.
Da sottolineare la stravaganza e l'originalità della tecnica con cui l'autore espone i vari punti di vista delle anime di purgatorio già da tempo presenti in quel limbo ove la coscienza si deforma e cambia orientamento, fantasmi che accoglieranno e guideranno lo spirito impaurito e 'bloccato' del piccolo Willie, morto di tifo ad appena undici anni.
E' questo il primo romanzo di Saunders, dopo molte raccolte di racconti, uscito negli Stati Uniti a febbraio 2017 pertanto da poco più di un anno.
Pare un esperimento riuscitissimo.
Ne consiglio vivamente la lettura, soprattutto nel caso in cui si abbia necessità di una totale diversificazione dalla classica narrativa.