Libri da ardere
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Quali libri bruciamo?
Tre personaggi: il professore, Daniel, l’assistente e Marina, la studentessa che altro non è che la compagna del secondo. È noto, inoltre, che in inverno fa molto molto freddo e che costantemente siamo alla ricerca di fonti di calore. Ma cosa accadrebbe se decidessimo di appellarci a fonti di calore provenienti dalla carta bruciata? Dal bruciare i libri?
È quello che pensa Marina che decide di bruciarne. Sì, ma quali? Quali sacrificare per la causa? Quali salvare? Quali criteri adottare?
Scritto adottando la forma del testo teatrale, “Libri da ardere” è un elaborato fluido ma che immediatamente fa tornare in mente il celebre “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. Per similitudine di tema, per concomitanza.
È uno scritto rapido, coinvolgente, piacevole. Non la solita Amélie per la forma ma sicuramente da leggere. Non mancano ancora le componenti filosofiche che le sono proprie così come i tanti interrogativi che solleva. Buona lettura!
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Il bisogno di calore
Piccolo testo, adattissimo ad essere rappresentato sul palcoscenico di un teatro. Siamo in tempo di guerra e tutto si svolge in un dialogo a tre, che si trasforma in un vero e proprio triangolo, anche amoroso. Il motore è il bisogno di calore. Fisico. Umano. Emotivo. I personaggi sono fortemente caratterizzati e, a modo loro, geniali. Dal testo emerge, prepotente, la bellezza dei libri, che sono forse la maggiore bellezza che ci è rimasta, per la potenza che hanno nel permetterci di scoprire una visione del mondo così ampia.
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La follia della guerra
"Libri da ardere" ci mette davanti ad alcune scelte che difficilmente vorremmo trovarci a fare.
La trama è semplice e proprio per la sua semplicità è crudele.
Tre sono i personaggi: il professore, Daniel (il suo assistente) e Marina (studentessa fidanzata con Daniel). Tutto il romanzo si svolge in una stanza nella casa del professore. Il contesto non è facile: la guerra e il freddo, un freddo davvero tiranno.
Cosa viene in mente alla bella Marina per "alleviare" un pò il freddo? Bruciare i libri.
Lì arriva il difficile, quale sacrifichereste per primo? Da quale non vi potreste mai separare? Anche perché i libri sono eterni, ma la fiammata dura solo pochi secondi...
Libri da ardere è stato scritto come se fosse un testo teatrale, troviamo discorsi diretti ed entrate ed uscite dei vari personaggi (come se fossero degli attori che escono o entrano in scena).
Si legge in poche ore, è breve e scorrevole ma anche intenso; ti fa percepire la follia che la guerra porta negli animi delle persone.
Condivido molto questa frase del romanzo:
"Se ci mettessimo a bruciare i libri, allora davvero avremmo perso la guerra."
Lo consiglio.
Buona lettura!
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Freddo tiranno
Leggere questo libro per un appassionato lettore è un duro colpo.
Può veramente un bibliofilo bruciare i propri libri, compagni piacevoli o meno di una vita, pur di sopravvivere al freddo? A quanto pare sì.
Il già forte senso del grottesco è reso ancor di più dalla volontaria scelta dell'autrice di non precisare l'ambientazione e il tempo in cui tutta la vicenda avviene.
Sappiamo solo che è in corso una guerra, e i tre protagonisti (un anziano professore e due suoi ex allievi ormai adulti) sono chiusi in una stanza alquanto spoglia: vi sono infatti solo due sedie di legno, una stufa e una gigantesca libreria colma di libri. E siccome siamo in inverno, il freddo è il tiranno assoluto della storia, desideroso di ghermire chiunque con il suo abbraccio lento ma mortale.
E'stato bruciato tutto nella stufa, tranne i libri. E quando si comincia a bruciare pure quelli, emergono i vari lati della personalità di ognuno dei tre personaggi: dubbi, incertezze, rimpianti, forti liti e indecisioni e, cosa più interessante di tutte, l'identità animalesca dovuta all'istinto di sopravvivenza che annulla anche il più piccolo frammento di umanità.
E tutto per colpa del freddo. Un freddo che fa regredire l'essenza umana delle persone.
Ormai conosco Amelie Nothomb come le mie tasche e so perfettamente (o quasi) cosa aspettarmi dai suoi romanzi, anche se questo mi ha lasciata un po' basita per il semplice fatto che è uno dei più strani che io abbia mai letto. Strano ma reale, perchè c'è sempre un fondo di verità tra le pagine della regina dei paradossi.
Fredda, cinica e implacabile, la Nothomb esplora i lati più oscuri dell'anima umana con una grazia e uno stile che possiede lei soltanto.
L'unica cosa che non mi è piaciuta è che "Libri da ardere" è scritto come se fosse una commedia teatrale (anzi, una tragedia), quindi è come leggere un copione e i libri di questo genere mi danno sempre una triste impressione di pigrizia compositiva e non sempre riescono a coinvolgere pienamente il lettore a causa di particolari un po'scarni, dialoghi eccessivi e un po'forzati.
Per fortuna che la grottesca profondità di Amelie me l'ha fatto apprezzare e per questo lo ritengo uno dei suoi capolavori.
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Cinismo a piene mani
Io non vorrei passare per lo stroncatore di "best qsellers", ma sono un po' esterrefatto.
Questo libro è di una freddezza e di un cinismo incredibile.
Non so se anche gli altri saranno così, ma non credo che mi piaccia tanto questa autrice.
La guerra e il freddo come motori e benzina delle azioni umane, che poi più tanto umane non sono più.
La ragione azzerata dal bisogno di calore.
E alla fine la morte vista come benefica via d'uscita.
Sì è la guerra ma è terribile.
Il professore è meschino, Marina è animale, Daniel è l'unico che presenti un minimo di sentimento ed è rimarchevole che inizi a presentarlo proprio quando gli altri smettano di farlo.
Questa scrittice ha una visione fredda e distaccata dalla sua stessa storia.
E' un comportamento che ho già visto in altri autori, quando vogliano prendere le distanze dall'universo da loro stessi creato.
Ci lancia in faccia qualcosa di sgradevole e poi scappa a nascondersi dietro un paravento.
Il gioco di quali libri salvare è solo un pretesto per parlare d'altro.
L'uomo in condizioni estreme retrocede a animale. Punto. C'era bisogno di scriverci un libro in tal guisa?
Vorrei infine giustificare le due stelline allo stile. Io ODIO i libri in forma di copione teatrale. Ma è una mia misera opinione personale.
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C'è la guerra!
Cosa sei disposto a fare per non patire il freddo?
Fuori la guerra imperversa.
Uscire per strada equivale a suicidarsi.
Il gelo ti attanaglia.
Con cosa ti difendi?
Hai poche scelte.Anzi ne hai due.Riscaldarti con il corpo di qualcuno o ardere l’unico combustibile che ti resta:la carta,i libri.
Sono il professore di letteratura,il suo assistente Daniel e la sua fidanzata Marina a dover compiere questa scelta.
Il professore è cinico,ha un’ ironia sprezzante,propone ai suoi studenti opere che detesta e denigra opere che in fondo ama.
Daniel cambia fidanzata ogni anno.Ad agosto le lascia.Puntualmente.
Marina è magra,piccola,sfrontata.E’ la più aggressiva.
Benvenuto gentil sesso.
Ora aggiungete che siamo dentro l’università,mica altrove?I testi si studiano,si scandagliano,si giudicano davvero e questo rende molto meno superficiale la decisione.
La domanda,posta in maniera diversa è delle più classiche e vecchie:qual è l’unico libro che porteresti su un’isola deserta?
Dietro questo interrogativo che fa da scudo alle discussioni si celano profonde dinamiche umane,verità che dinanzi alla guerra non ha più senso lasciar segrete,bisogni primordiali,primari.
“DANIEL: Questa no, eh! È diventato il suo chiodo fisso. Qualsiasi cosa uno dica lei ribatte: «C’è la guerra». Uno la accusa di bruciare dei capolavori e lei risponde: «C’è la guerra». Uno la accusa di portare alle stelle dei romanzi spazzatura e lei risponde: «C’è la guerra». Uno la accusa di sedurre la ragazza del suo assistente e lei risponde: «C’è la guerra».
IL PROFESSORE: Il fatto è che c’è la guerra!
DANIEL: E perché questo la dovrebbe scusare?
IL PROFESSORE: Le leggi non sono più le stesse quando c’è la guerra, nel caso lei non se ne sia accorto."
Il testo essendo scritto come opera teatrale è rapidissimo.Tutto discussioni,tutto scambi,quasi nessuna descrizione se non inerenti al movimento fisico dei tre protagonisti.
E chi se la aspettava questa Nothomb a me sconosciuta?Brava,brava,brava.Talento innegabile.
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Libri da ardere
Libri da ardere non è un romanzo tradizionale, è scritto e strutturato come un’opera teatrale.
Un’ambientazione scarna. Una stanza spoglia a parte una grossa libreria piena di libri. Due sgabelli. Una stufa di ghisa, spenta. Tutto il resto è già stato bruciato.
Un professore universitario. Il suo assistente. Una studentessa all'ultimo anno, sua fidanzata.
Fuori imperversa un conflitto lungo e feroce. E’ il secondo inverno d’incessanti bombardamenti.
Dentro l’abitazione fa un freddo pungente e insopportabile, l’unico sistema per scaldarsi è bruciare, di volta in volta, alcune opere.
Quali gettare nella stufa? Quali salvare? Perché?
I testi dei libri s’incastrano con il gelo che i personaggi accusano e con la follia della guerra.
Intorno a questa situazione s’intrecciano inattese e non consuete domande e risposte. Con il passare delle ore, i punti di vista cambiano, le priorità si spostano, i giudizi sul passato e sul futuro si modificano, i comportamenti derivati dalle privazioni prendono una piega imprevedibile.
L’istinto animale prenderà il sopravvento o la ragione riuscirà a resistere?
Il confine tra le due cose quanto si dilaterà? Quante volte sarà possibile oltrepassarlo senza perdersi definitivamente?
Cosa ha combinato questa volta Amelie?
Pronti. Via. Dietro la guerra che sovverte e ingarbuglia i valori e le convinzioni, la vita e la letteratura si mischiano tra ironia e follia. TUTTO VACILLA.
La Nothomb ha dipinto una danza tra le virtù e le debolezze degli uomini, un’analisi sarcastica e a volte impietosa riguardante il mondo della cultura e le certezze che ci portiamo appresso.
Irriverenza. Genialità. Ritmo. Una spruzzata di sana e rigenerante pazzia.
Signore e signori: Amelie Nothomb.
PS: Come il solito, quando parlo di quest’autrice, non bisogna considerare quello che scrivo come attendibile, ma solo come una sfacciata e poco obiettiva serenata di un innamorato.