Libra
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Sia fatta la loro volontà
Stati Uniti d’America, il presidente Kennedy sta attraversando Dallas con la moglie Jackie, il governatore John Connally e sua moglie e un corteo di auto e motociclette come scorta. Tutti lo acclamano, la folla è in estati, i motori delle moto rombano al minimo, all’improvviso un rumore sordo che non riesce a farsi distinguere tra le urla e gli applausi. Un secondo rimbombo percepito solo da poche orecchie distratte e poi l’ultimo, fatale sparo che ancora non riesce a squarciare il caos. La macchina del presidente parte all’impazzata, pian piano la consapevolezza inizia a farsi largo tra la folla: hanno sparato al presidente Jack Kennedy.
Finisce pochi giorni dopo quel tragico 22 novembre 1963 “Libra” di Delillo ma è da qui che ha avuto inizio la storia che ha portato alla stesura di questo romanzo. Chi ha ucciso Kennedy? Si è trattato di un atto di follia di un singolo cittadino fuori controllo? È stato l’esito di un complotto architettato dall’interno? Che ruolo ha avuto il comunismo? E Cuba?
Domande che serpeggiano per tutta la Nazione a cui è difficile trovare una risposta, ma le indagini da qualche parte devono scavare e le informazioni trapelano. Con un abile lavoro da ricercatore Don Delillo è riuscito a dare coerenza a tutto ciò che è stato detto e smentito sull’assassinio di Kennedy in un libro scritto e tradotto in maniera netta e affilata, andando a scavare nella piccolezza di quelle vite confuse e patologiche che sono state coinvolte nel delitto.
Lee Oswald è una vittima del sistema inerme di fronte all’impossibilità dei suoi obiettivi di compiersi, ha una fede nel comunismo che lo porta a fare scelte giuste e un’educazione famigliare pessima che lo porta a compiere quelle stesse scelte sempre nel modo sbagliato. La sua volontà è ambigua e il suo carattere debole e incline alla violenza, una macchietta che aspira alla grandezza a cui tutto va storto. Preda facile dei potenti e della Storia, le sue scelte finiranno spesso per essere dettate dalla manipolazione di quegli stessi sistemi che credeva di riuscire a comprendere e aggirare. Così si troverà prima a essere un informatore sotto l’ala del governo russo, un soldato disonorato in America e infine un guerrigliero solitario pronto a sacrificarsi per la grande e amata Cuba. Intorno a lui sembrano ruotare delle forze oscure che dirigono le sue azioni verso quel terribile 22 novembre in cui fallisce la missione architettata apposta per lui, capro espiatorio creato ad hoc per la morte di Kennedy che ha inspiegabilmente preso sembianze umane. Sì perché quello del presidente non è un omicidio che si può lasciare al caso, va pensato e architettato in ogni dettaglio, tanto che quando Lee Oswald fallirà il bersaglio ci sarà subito un altro cecchino pronto a far fuoco e portare a termine il lavoro.
Le ombre dell'omicidio Kennedy.
Avete mai pensato che la storia che avete studiato a scuola potrebbe non essere del tutto veritiera? E che magari potrebbero esserci dei risvolti poco puliti sotto certi episodi storici? Credo proprio di si, chi d'altra parte non ha mai pensato che alcuni eventi siano stati macchinati per scopi o interessi personali. Ed è questo quello che fa De Lillo in "Libra", racconta l'omicidio di John Fitzgerald Kennedy, ma non in chiave storica (sarebbe troppo semplice per lui) bensì in chiave complottistica. D'altra parte, come saprete tutti sull'omicidio Kennedy, da sempre, incombono poche luci e molte ombre e forse alcune cose che De Lillo scrive in questo romanzo non sono neanche così campate in aria (esistono infatti diversi dossier storici su queste "voci"). Quello che vuole dirci De Lillo è che dietro l'omicidio di JFK non c'è la mano di un singolo uomo, Lee H Oswald, ma una cospirazione da parte della CIA che vuole uccidere il presidente per vendicare la sconfitta della Baia dei Porci e per avere un pretesto per attaccare di nuovo Cuba. Non vi sto raccontando il libro, tranquilli, tutto ciò rientra sempre nei dossier storici sulla morta del presidente, il romanzo in realtà non è incentrato sui fatti storici di per sè, anche se ne parla minuziosamente, ma sui personaggi, alcuni dei quali non si incontrano mai tra loro se non nella scena finale. Il primo su tutti, il protagonista, Lee Oswald. De Lillo parte da lontano dall'infanzia, dalla povertà, dalle botte prese dai compagni di scuola, dall'emarginazione. E poi va su fino al giorno dello sparo. Ripercorre l'arruolamento nei Marines, le missioni in Giappone, la fuga in Russia (dove essendo da sempre un simpatizzante comunista vuole richiedere la cittadinanza, in realtà troverà solo la moglie Marina che poi si porterà in America), ed infine la vita a Dallas. Lo scrittore americano racconta nei minimi particolari i pensieri di un uomo non sempre stabile mentalmente, spinto da forti ideali che però non sono supportati dalle azioni e dalla comprensione di chi lo circonda. Oswald viene descritto come un solitario, un reietto della società che crede nel caso e nel destino (è molto presente il fattore esoterico e la numerologia è una cosa che affascina il Lee Oswald del romanzo, secondo il quale i numeri ci dicono sempre qualcosa, non esistono coincidenze), una persona molto facile da manovrare in sostanza, e così sarà. Chi lo manovra? L'Agenzia, la CIA. Nei capitoli che intramezzano la vita di Oswald sono moltissimi infatti i personaggi che entrano nel romanzo, alcuni reali (come Jack Ruby, futuro assassino di Oswald) altri inventati, il loro scopo è quello di macchinare l'omicidio del presidente o servendosi di persone facilmente soggiogabili o, viceversa, facendosi loro stessi soggiogare. È il sistema, come lo chiamano loro. Siamo tutti gli zero del sistema, e se vogliamo far parte della storia, se vogliamo far si che il nostro nome sia ricordato per sempre nei libri di storia dobbiamo compiere un atto che entri nella storia. Come uccidere il presidente degli Stati Uniti d'America. Un romanzo veramente splendido, che nella mia classifica di gradimento supera "Rumore bianco" e si piazza un gradino sotto "Underworld", non era infatti facile ripercorrere una storia che ormai si conosce a memoria riempiendola di punti oscuri che intrigano il lettore e che, nonostante tutti sai già come andrà a finire, ti lascia incollato lì fino alla fine. Sullo stile di De Lillo non dico nulla perché secondo me è uno dei migliori scrittori della seconda metà del 900. Splendido.