Lezione di tango
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Quando il tango e' zoppo
Un uomo e una donna, occhi negli occhi.
La coscia sfugge al profondo spacco dell'abito nero, la gamba si allunga e si avvinghia a quella di lui. Sottile la caviglia stuzzica il piede nervoso che scatta ritmico avanti indietro e poi rieccolo abbracciare il polpaccio . Occhi negli occhi, e' un amplesso di pasitos, e' la sensualita' di due corpi avvolti in una cortina di musica. E' nato nei luoghi di malaffare di Buenos Aires, lo ballavano privatamente e lo rinnegavano pubblicamente. L'uomo guida, la donna segue : tango.
Al mio secondo appuntamento con Elsa Osorio, purtroppo devo convalidare le impressioni avute in passato e quindi rinunciare a lei in futuro. Il dilemma esiste ed e' piuttosto assillante anche se non condivisibile, ossia io non tollero la sua scrittura almeno tanto quanto amo i suoi contenuti.
Ambientato a Buenos Aires all'inizio del secolo scorso, il romanzo scava nel passato di Ana e Luis, proponendo una saga corale di intere generazioni ma anche un'ampia visuale sulla situazione argentina. Partendo dai tempi in cui proprietari terrieri ed allevatori si dividevano le ricchezze del paese, quindi i decenni delle grandi immigrazioni ed il predominio degli immigrati su commercio e industria , le rivolte operaie ed infine la piu' recente crisi del nuovo millennio.
I fatti di cui trattare sono corposi e ben assortiti, le ambientazioni estremamente interessanti così come la descrizione dei conflitti tra classi diverse, l'intreccio delle vicende dei protagonisti potrebbe essere succulento. Indi ragion per cui il problema non e' cosa, ma come.
Trovo che la scrittura della Osorio, in questo testo in particolare , sia un grandioso pasticcio.
Accavalla tempi diversi, senza padroneggiarli.
Sperimenta stili alternativi per i discorsi diretti, ma anche per gli indiretti. E il lettore non distingue.
Inserisce tre soggetti narratori contemporaneamente per un risultato bruttino, senza contare la mole di personaggi collocati in tempi e luoghi diversi con cui ci si deve destreggiare.
Preludio alla demenza, io francamente lo ritengo illeggibile; piu' o meno un peccato mortale, il contenuto e' veramente bello.