Narrativa straniera Romanzi Le storie di Arturo Bandini
 

Le storie di Arturo Bandini Le storie di Arturo Bandini

Le storie di Arturo Bandini

Letteratura straniera

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Bandini è l'antieroe per eccellenza che cattura il lettore fin dalle prime pagine di Aspetta primavera, Bandini dove, in un inverno desolante, facciamo la conoscenza di questo quattordicenne italo-americano ancora ignaro delle proprie potenzialità e impegnato ad adorare il padre Svevo. Negli altri tre atti della saga raccolti in questo volume, cioè La strada per Los Angeles, Chiedi alla polvere - da tutti considerato il capolavoro di Fante - e Sogni di Bunker Hill, l'aspirante scrittore vive i suoi quotidiani fallimenti senza mai riuscire a coronare i propri sogni di gloria.



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Le storie di Arturo Bandini 2012-02-12 08:53:26 Reppy
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Reppy Opinione inserita da Reppy    12 Febbraio, 2012
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Le storie di Arturo Bandini

Le storie di Arturo Bandini è la raccolta di quattro libri scritti da Fante nell’arco di tutta una vita e riguardanti il suo personaggio/alter ego Arturo Bandini. I libri sono inseriti in ordine cronologico per quanto riguarda il personaggio anche se nella realtà sono stati scritti in ordine diverso. Questo è successo perché, La strada per Los Angeles era ritenuto troppo aspro dagli editori, e così Fante decise di scrivere un altro libro con protagonista sempre il suo personaggio, in età giovanile. Così nasce Aspetta Primavera, Bandini. Questo è il libro che apre la quadrilogia contenuta in questa raccolta e narra, come dicevamo, le avventure di Bandini in tenera età. Il libro mette in luce il rapporto non semplice con i genitori. La sua adorazione misto a odio per i suoi genitori. Si vede anche il suo tormento interiore. Il suo attaccamento alla religione, ma non tanto per amore di Dio quanto per il timore che ha di lui e la paura dell’Inferno. Il suo rapporto con i fratelli. Insomma, ci viene presentato l’ambiente in cui è cresciuto. Arturo è figlio di un muratore italiano estremamente fiero del suo lavoro ma che con il rigido inverno sta avendo problemi in quanto i lavori sono bloccati e Svevo ha problemi a portare a casa i soldi per mantenere la famiglia. L’occasione arriva quando una ricca vedova inizia a cercare un muratore per delle riparazioni e lui prende il lavoro. Inizia quasi da subito una relazione tra i due, ma è una storia che è fatta di tutto tranne che di amore. Quando Arturo scopre la cosa, si sente molto fiero del padre per la fortuna che è riuscito a crearsi e detesta la madre per il suo soffrire così ma prova anche pena per lei. Arturo odia anche essere un italiano, lui vorrebbe chiamarsi John ed essere americano e si arrabbia ogni qual volta qualcuno glie lo rinfacci. Arturo sta anche vivendo la sua prima cotta per una compagna di classe, una ragazzina che però sembra disprezzarlo e che lui comunque definisce la sua fidanzata. Per lei prova i primi sentimenti e i primi momenti di eccitazione che lo tormentano perché nella sua testa, sta commettendo peccato. Arturo è anche un ragazzino pieno di rabbia e di vergogna per la condizione di miseria che affligge la sua famiglia e che li porta ad avere sempre maggiori debiti ed è per questo che ammira sempre di più il padre, che con i lavori per quella donna, riesce a portare a casa un sacco di soldi. Quando però la madre scopre questa relazione la situazione degenera e scoppiano violenti liti. E’ un libro che riesce a commuovere profondamente, che confonde e fa arrabbiare, che butta in campo tutta una moltitudine di sentimenti che anche il lettore proverà. Sarà difficile provare una vera simpatia per questi personaggi che a modo loro sono miseri e patetici. E Arturo, nonostante il suo brutto carattere, riuscirà a dimostrare di essere, in fondo, anche buono.
Il secondo libro è La strada per Los Angeles. Questo è decisamente il libro più crudo, il più cattivo e il più pesante da leggere. Ritroviamo un Arturo sempre più abbruttito dalla sua condizione, un uomo che deve mantenere la madre e la sorella che vivono con lui. In questo libro ricompare il rapporto non idilliaco con i familiari e soprattutto con una sorella che si crede moralmente superiore e punta continuamente il dito contro il fratello. Arturo regge poco la situazione, passando da un lavoro all’altro perché riesce sempre in qualche modo a cacciarsi nei guai e farsi cacciare. In questa situazione interviene anche uno zio che gli procura un lavoro nella zona del porto, un lavoro che lui odia. Anche lo zio riesce a fargli pesare il suo non essere in grado di mantenersi un lavoro e la sua inutilità. Questo è anche il periodo in cui Arturo comincia a sognare di scrivere, chiuso nel suo stanzino, in compagnia delle donne da catalogo con cui passa le sue notti accendendo lo sdegno delle donne di casa, quelle reali che gli stanno sempre con il fiato sul collo. Va in giro parlando di grandi scrittori e grandi filosofi, riempiendosi la bocca e la testa di frasi che qualcuno ha scritto, qualcuno che alla fine ce l’ha fatta, e intanto sogna.
La trama può sembrare semplice e banale, come semplici e banali sono le vite di milioni e milioni di persone. Quello, che come nel libro precedente, rende vivo e vero questo libro, sono i sentimenti. E qui si rivelano tutti, nella loro potenza dolce e rude, in una esplosione di atti a volte assurdi, a volte violenti e che molto spesso faranno apparire Arturo un personaggio triste e cupo, quasi al limite della follia. Ma forse davvero lo è, quando insegue donne di cui ha visto solo il vestito, masticando cicche di sigarette e leccando muri dov’è stato strofinato un cerino.
E’ a quel punto, quando la follia sembra essersi impadronita di lui, quando la tensione in casa si acuirà al punto da scatenare furiosi litigi che faranno allontanare la madre e la sorella… sarà a quel punto che Arturo deciderà di prendere tutte le sue cose, infilarle in una valigia e andare verso Los Angeles per coronare il suo sogno.
Il terzo libro è Chiedi alla polvere, libro che per molti è il capolavoro di Fante. In questo libro ritroviamo il nostro Arturo, sempre in condizioni misere e con il sogno di diventare scrittore. Vive in un piccolo albergo e scrive continuamente a una rivista nella speranza che pubblichino qualcosa. In realtà, qualcosa hanno già pubblicato, ma Arturo è riuscito a consumare tutti i soldi che aveva guadagnato. Continua a tormentarsi alla ricerca della sua ispirazione. E’ così che entra in campo Camilla, una ragazza che lavora in un bar. Questo libro parla soprattutto di loro, parla della loro storia mai nata, del suo amore struggente per lei e per il suo odio per lui perché lui non è Sammy, non è l’uomo che lei ama davvero. E così i due si inseguiranno senza mai riuscire veramente a toccarsi, ma ferendosi, uccidendosi, scontrandosi e lasciandosi sempre con qualche nuova ferita. Arturo è a tratti gentile e a tratti un uomo pessimo. L’averla vicino gli fa provare sentimenti contrastanti a causa dell’inadeguatezza che lei, ogni volta, riesce a fargli provare. Ci ritroviamo così in una storia piena di disperazione, e come il personaggio ci ha abituati, rabbia. Ancora di più esce fuori la sua superbia, il suo essere convinto di essere superiore agli altri e di essere circondato da inetti. Si considera un buono ma non tenta neanche di nascondere il suo razzismo verso neri e messicani e non tollera che gli si ricordino le sue origini italiane. Si porta ancora dietro gli strascichi della sua educazione cattolica, tanto che riesce a personalizzare un evento come un terremoto, collegandolo al suo peccato di essere andato a letto con una donna sposata.
L’ultimo libro è Sogni di Bunker Hill, un libro che ci si aspetterebbe molto più amaro e duro visto la situazione in cui è stato scritto. Questo libro è stato dettato da Fante alla moglie perché il diabete lo stava già mangiando. Invece il risultato è la confessione di un uomo che ha avuto successo per poi rendersi conto di aver perso quello che era il suo obbiettivo e di non essere felice. Bandini ha pubblicato dei racconti e così viene invitato a far parte della grande famiglia di Hollywood per scrivere sceneggiature. Arturo non sa assolutamente nulla di questo lavoro, non ha idea di come si scrivano sceneggiature ma si renderà presto conto che la cosa non sarà un problema. Inizierà così a guadagnare molti soldi senza fare praticamente nulla, ma sentendosi completamente in gabbia. Anche l’incontro con uno dei suoi miti riuscirà a deluderlo in modo cocente. Inizia a pensare di non avere un posto nel mondo, e che forse l’unico posto in cui qualcuno l’avesse mai amato era proprio casa. E così Arturo decide di farvi ritorno, ma nel giro di una sera si rende conto di non essere assolutamente fatto per quel genere di vita e così riprende le sue valige per tornare nella terra dei sogni, e nonostante la sua folle paura di essere inadeguato, decide di riprovarci e tornare a scrivere.
Questo è il libro in cui Fante dona più umanità d’animo ad Arturo, lo rende una persona più facile quasi più buona e innocente. Forse perché questo libro arriva dopo quarant’anni dagli altri, e Fante soffre meno per ferite di gioventù e la cosa si rispecchia sul suo personaggio che sembra più pacifico. Un testo che suona come un riconciliarsi al proprio lavoro, al proprio sogno, così per Fante come per Bandini.
Quello che nei racconti di questa raccolta colpisce, non sono le storie, che prese di per se stesse, sono storie quasi comuni, di vita familiare facilmente immaginabile. Il merito di Fante è quello, col suo grandissimo talento, di riuscirà a far uscire i personaggi dal libro per farceli sentire dentro, con tutta la loro rabbia e la loro follia, coi loro sogni e i loro desideri e i loro problemi. Uno stile che può essere amato o anche odiato ma non potrà lasciare indifferenti, perché la maestria con cui le storie sono scritte, ce le faranno vivere dentro lasciandosi dietro lo strascico di tutti quei sentimenti contrastanti provati dai personaggi, provati per i personaggi. Provati per quell’Arturo Bandini, un uomo irritabile e irritato, un uomo pieno di rabbia e timore e sogni, un uomo vero. Fante.
Vorrei aggiungere un’ultima cosa. Tutti considerano Chiedi alla polvere il capolavoro di fante. In effetti, è un capolavoro. E’ un libro pieno di tutto. Qualsiasi cosa esista, in quel libro c’è. Ma io ho preferito La strada per Los Angeles, un libro giovanile, il libro scritto da un ragazzo che non si è risparmiato di descrivere rabbia e risentimento, che non ha avuto paura di usare un linguaggio e delle immagini che riescono a ferire e a fare male, a volte quasi disgustare. Un libro scritto da qualcuno che forse ancora stava crescendo stilisticamente ma che ancora non si era lasciato corrompere dalle voci di chi intorno dice cosa può essere comunemente accettato e più facilmente venduto. Un libro scritto bene, cattivo ed esplosivo.

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