Le rondini di Kabul
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“Siamo stati tutti uccisi.”
Non sarà forse uno dei suoi romanzi migliori, ma la storia narrata ne “Le rondini di Kabul” di Yasmina Khadra merita comunque attenzione.
La vicenda ci conduce per le strade polverose e devastate di una Kabul ormai spettrale e ben lontana dai fasti del passato, quando la sua fama poteva rilvaleggiare con quella di altre grandi città del mondo islamico. Non soltanto la capitale, ma l'intero Afghanistan, dopo un ventennio di guerre, è ridotto a cumuli di macerie, schiacciato dal peso oscurantista di un regime, quello talebano, che genera distruzione e morte a non finire. Le due coppie protagoniste (Atiq e Mussarat, Zunaira e Mohsen), molto diverse per estrazione sociale e tuttavia accomunate dalla diffusa miseria, vedranno incrociarsi inconsapevolmente le loro strade nel momento più tragico, mentre un destino feroce si accanirà in maniera brutale contro fragili esistenze già messe a dura prova.
Incarnate dai quattro personaggi principali, resistenza e rassegnazione a un mondo popolato da tagliagole e donne umiliate dal muto anonimato del burqa s'intrecciano tristemente; soltanto il vecchio Zanish pare conservare il desiderio di sognare ancora e fuggire da una città dannata dove tutti mendicano pietà. Il tutto, in una prosa altamente poetica in cui, già dal prologo, finisce per specchiarsi una natura inaridita quanto il cuore umano.
Come anticipato, il romanzo, dei primi anni Duemila, non sembra all'altezza di altri lavori dello scrittore algerino (al quale riesce forse meglio parlare del disagio delle giovani generazioni maghrebine in Europa o del terrorismo più in generale), ma offre comunque una buona lettura, ricordandoci il dramma di una terra che, considerata la forte instabilità politico-sociale dell'area, in verità non è mai terminato del tutto. Nel 2019, dal libro è stato tratto un film di animazione (Les Hirondelles de Kaboul), in cui, però, la cui trama originale è stata modificata in diversi punti: https://www.youtube.com/watch?v=Qb3AkA-7V0k