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Le quaranta porte Le quaranta porte

Le quaranta porte

Letteratura straniera

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Ella Rubinstein ha quarant’anni, una famiglia e una casa perfette, e da tempo ha dimenticato che gusto ha l’amore. Non può immaginare che qualcosa sta per sconvolgere la sua esistenza immobile come le acque di un lago: un libro. Si intitola Dolce eresia, l’autore è uno sconosciuto, e l’agenzia letteraria con cui Ella collabora glielo ha inviato per un parere. Leggendo, Ella si lascia trasportare nella Turchia del XIII secolo, e impara le famose “quaranta regole dell’Amore”. E quando Ella incontra Aziz Z. Zahara, autore del libro e ormai suo maestro di emozioni, l’amore per cui ora è finalmente pronta diventerà, infine, realtà.



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Le quaranta porte 2017-07-01 07:32:26 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    01 Luglio, 2017
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“Chi viaggia con lo spirito, viaggia nel mondo"

Elif Shafak ha il grande merito di aver portato alla luce del lettore occidentale un mondo davvero lontano, temporalmente e culturalmente. Immergersi in questa lettura significa partire per un viaggio attraverso la Turchia del XIII secolo alla scoperta di un immaginario di grande fascino e di un Islam molto diverso dalla visione che ne viene percepita oggi, filtrata dalla paura e dal conflitto.

Sono due i fili che la scrittrice di origini turche tesse per intrecciare la sua complessa trama. Da un lato il filo dell’occidente, del presente, la storia di Ella, casalinga del Massachusetts, con la sua vita borghese, ordinaria e insoddisfacente, che si ritrova a leggere per caso un libro sul sufismo. Dall’altro il filo dell’oriente, del passato, la storia che quel libro racconta, l’incontro tra il poeta Rumi e il derviscio errante Shams.

Entrambi i fili parlano d’amore e di cambiamento. Shams è un sufi e la religione che professa chiede di spogliarsi dell’attaccamento alle cose materiali, di macchiare la propria reputazione, di avvicinarsi all’umanità più povera, imperfetta, debole. Chiede di guardarsi dentro ed esaminare, con serenità e severità, il proprio lato oscuro così come quello luminoso. Ed è così che l’incontro con Shams trasforma Rumi da serio teologo, che gode del proprio prestigio e della propria ricchezza, in un poeta, capace di dare voce all’amore.

“Ogni sentimento autentico di amore e di amicizia è storia di cambiamenti inattesi. Se restiamo gli stessi prima e dopo aver amato, significa che non abbiamo amato abbastanza.”

Allo stesso modo l’incontro con questo libro e l’intensa corrispondenza con il suo autore, a sua volta sufi, cambiano la vita di Ella. All’improvviso smette di lustrare i tasselli della sua vita perché appaiano esteriormente splendenti e comincia a guardare dentro di sé, a percepire l’assenza di amore e a compiere un cammino, senza sapere dove la porterà.

“Non cercare di opporre resistenza ai cambiamenti che ti si presentano. Lasciati invece investire dalla vita. Non preoccuparti se la tua vita sembra scorrere alla rovescia. Come puoi sapere se il lato a cui sei abituato sia migliore di quello che ti si presenta?”

“The Forty Rules of Love”, tradotto in “Le quaranta porte”, vuole approfondire un tema davvero poco commerciale come il sufismo e ce lo restituisce in una forma romanzata, ricca, polifonica. Intrecciando le voci di tanti personaggi, ci racconta la Konya del 1242, l’America del 2008, ma in realtà parla di temi universali e di un percorso d’amore e di conoscenza di sé capace di attraversare i secoli e i continenti e rivolgersi direttamente al cuore di tutti i lettori. Solo scavando dentro se stessi, in profondità, sotto lo strato superficiale del proprio essere, si può combattere il vero nemico, il proprio ego, e, attraverso l’accettazione di sé, dischiudere il proprio cuore alla vita.
Non è un libro semplice, a volte risulta arduo destreggiarsi all’interno di una trama che dà molto più spazio alle riflessioni che ai fatti, ma ne vale la pena per conoscere un mondo lontano e sorprendersi di quanto sia di fatto vicino.

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Le quaranta porte 2017-04-26 08:04:55 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    26 Aprile, 2017
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"La dolce eresia"

La soglia dei quarant’anni è ormai un passo ineludibile per Ella che negli ultimi venti lustri ha deciso di accantonare la sua carriera lavorativa – lei che aveva conseguito una laurea a pieni voti in letteratura – per dedicarsi alla famiglia, al marito e ai figli. Eppure, adesso è stanca. I bambini sono grandi ed hanno sempre meno bisogno di lei ed il marito, che al contrario è sempre più incline a scappatelle con donne eterogenee, la tratta come un oggetto a cui dover far ritorno per mantenere la facciata, l’apparenza. Quando quindi riesce ad ottenere un posto in una redazione, dove il suo compito sarebbe consistito nell’occuparsi della redazione delle schede di inediti libri, è felice di mettersi alla prova. Il primo volume che le viene assegnato ha il titolo de “La dolce eresia” ed è scritto da un enigmatico uomo che suole firmarsi A. A. Aziz. Ed è a questo punto che la narrazione muta drasticamente. Ella/il lettore si risveglia nella Turchia – Koyma – del 1242, le voci narranti iniziano ad alternarsi passando da Rumi, a Shams, a Rosa del Deserto, a Kerra e a tutti gli altri personaggi che con il loro apporto ricompongono il puzzle, ricostruiscono e riportano alla luce le quaranta regole. Negli intervalli della lettura nella lettura, la donna riesce a mettersi in contatto con Aziz che, pagina dopo pagina, è riconducibile all’immagine di Shams.
Ella, paradossalmente, finisce con il ritrovarsi in secondo piano, il lettore si cimenta nella lettura de “le quaranta porte”, eppure, riscontra né “la dolce eresia” il vero romanzo; chi legge scopre dell’esistenza di principi ad oggi spesso dimenticati o falsamente conosciuti, viene ad apprendere di una società così lontana eppure così vicina.
Tante sono le voci narranti, quante sono di fatto le tematiche trattate. Si passa dall’amore al destino, alla donna e alla sua condizione, alla volontà di riscatto, ai legami familiari al semplice imparare a darsi una possibilità, all’arte di ascoltare.
Il tutto è avvalorato da una penna dolce, calma, che non è mai eccessiva ma nemmeno piatta. La Shakaf riesce a ben dosare gli avvenimenti, compone con grande tatto quell’universo che le è proprio e che le è quasi costato caro.
Un romanzo ricco di spunti di riflessione, capace di affascinare e conquistare con quella dolcezza mixata alla durezza della vita.

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Le quaranta porte 2015-01-31 19:11:34 ant
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ant Opinione inserita da ant    31 Gennaio, 2015
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Turchia XII secolo e attualità

Un invito a farsi travolgere dall'amore
potrei sintetizzare così il succo di questo testo.
Ad un'editrice(Emma) arriva la bozza di un libro(La dolce eresia) che trasformerà la sua vita e gli aprirà universi nuovi e particolari.
A me ha regalato momenti di puro piacere di lettura, ci si immerge nella Turchia del XII secolo e parallelamente nella vita di una collaboratrice di un giornale negli Usa del 2008.
L'islam puro e magico, niente preconcetti niente guerre sante, tanto amore e comprensione,
attraverso questo testo l'autrice ci fa appassionare alla storia dei dervisci e dei sufi, sul come riescano a essere così saggi e cosi profondi e sulle prove durissime(di solitudine sopratutto) che devono affrontare per poter avere questo misticismo e questa capacità di poter metabolizzare i pensieri umani.
Il romanzo si svolge , come anticipato, in due filoni paralleli
da una parte viene narrata la storia di Rumi, lo Shakespeare dell'Islam, e del derviscio Shams; dall'incontro di questi due accattivanti personaggi nascono versi d'amore belllissimi e vengono sviluppate le cosiddette "quaranta regole dell'amore".
L'altra corrente del libro riguarda le vicissitudini personali della giornalista Emma che, pagina leggendo ,non solo s'infatua della storia narrata, ma sopratutto di chi la scrive(Aziz).
Sarebbe troppo lungo inoltrarsi nei vari aneddoti e personaggi del libro,
un piccolo spaccato però lo vorrei lasciare
e riguarda la superficialità dell'affrontare le cose e sopratutto nel considerare gli avvenimenti sempre secondo la nostra ottica senza mai andare un pò più a fondo.
Sentite come si rivolgeva il derviscio Shams ad una umile ragazza a riguardo:
Se osservi un fiume da lontano Kimya, potresti credere che ci sia un unico corso d'acqua. Ma se ti ci immergi ti rendi conto che i fiumi sono più di uno...
il Corano è un torrente in piena...
quelli che lo guardano da lontano vedono solo un fiume: ma per quanti nuotano fra le sue acque, esistono 4 correnti.
Quelli che amano nuotare vicino alla superficie si accontentano del significato esteriore del Corano, ci sono altre 3 correnti: la seconda è più profonda della prima, ma è ancora molto vicina alla superficie. Con l'espandersi della coscienza, cresce anche la capacità di comprendere il Corano, ma perchè questo possa accadere, occorre tuffarsi.
La 3 corrente sotterranea è la lettura esoterica, o batini.
Il 4 livello è l'ineffabile, c'è uno stadio nel quale il linguaggio ci viene a mancare. Quando si entra nel territorio dell'Amore, le parole non servono...

Tanti clichè vengono abbatutti attraverso queste pagine,
l'Islam duro e gnucco che siamo abituati a sentire in questi ultimi tempi è compleltamente ribaltato e vien fuori un
pensiero accattivante e meraviglioso, i clichè familiari dell'amore tra moglie e marito
o dell'amore uomo donna
vengno messi a dura prova
dal cosiddetto 4 livello di cui sopra

Ti fa venire voglia di..tuffarsi
Ma io sono "ancora" al 1° livello

Bellissimo
niente da dire

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Le quaranta porte 2014-09-09 18:34:34 Isabella
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Opinione inserita da Isabella    09 Settembre, 2014

letto due volte

Il bello del libro non è la storia di Ella (anche se, alle persone più romantiche potrebbe risultare una bella storia d'amore) ma è la storia che Ella legge. Si parla di Shams e Rumi, la loro amicizia mal giudicata da chi invece non dovrebbe essere giudice, da chi prova invidia, da chi ha sete di potere contro l'umiltà e l'amore per gli ultimi di Shams con i suoi insegnamenti, il punto di vista di chi lo conoscerà e lo odierà o amerà, la superficialità di una religiosità fatta dalle leggi degli uomini, contro la spiritualità e la purezza di cuore che cerca realmente Dio in noi. Sinceramente ho scoperto la parola spiritualità nel suo significato più intimo, cosa che con l'indottrinamento religioso cattolico non avevo mai compreso e che nello stesso tempo mi ha avvicinato molto di più alla parola di Dio scritta nel Vangelo. La parola d'ordine? AMORE e nelle sue diverse forme. Lo consiglio a chi cerca anche una propria individualità. Buona lettura.

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Le quaranta porte 2012-01-15 19:18:46 Giuse Iannello
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Opinione inserita da Giuse Iannello    15 Gennaio, 2012

Il superamento delle convenzioni attraverso amore

Attraverso due storie parallele Elif Shafak ci accompagna alla conoscenza dell’amore e delle quaranta regole sufi (le quaranta porte del titolo) che ci conducono a esso.
Entrambe le storie vanno inesorabilmente verso il loro tragico epilogo, che la scrittrice non nasconde, anzi puntualmente riferisce i presagi che il destino, o il cammino spirituale che Dio propone, offre ai diversi personaggi .
Mentre la narrazione del formidabile amore che unisce nella Turchia del tredicesimo secolo il derviscio Shams e il poeta Rumi è coinvolgente e poetica, ho trovato un po’ fiacca e improbabile la descrizione del repentino innamoramento della contemporanea Ella, che, priva di qualsiasi precedente ricerca spirituale, si butta anima e corpo nella filosofia sufi e in una nuova relazione...ma forse, a volte, un libro può davvero cambiarci.
Elif Shafak riflette sull’amore con profondità e al tempo stesso equilibrio, portando me, lettrice occidentale e cattolica, a una vicinanza estrema al sufismo. Non posso non pensare con lei che una cosa è l’amore di Dio, altra cosa sono i dogmi religiosi che spesso portano così lontani dall’amore divino da diventare guerra
Bella e originale la suddivisione della narrazione nei cinque elementi terra, acqua, vento, fuoco e vuoto che danno già un’impronta a ciò che si sta per leggere. In fondo è anche il racconto di ciò che accompagna tutti gli uomini, dalla nascita alla fine del viaggio.
Non siamo che “il vuoto intorno a cui si regge il vaso”.

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Le quaranta porte 2011-11-20 14:20:06 eleonora.
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eleonora. Opinione inserita da eleonora.    20 Novembre, 2011
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Le quaranta porte

Questo libro non è mi piaciuto molto, non mi ha emozionata non mi ha attirata a sé come invece speravo.
Molto spesso quando un libro non mi entusiasma, mi rendo conto che tra le variabili del mio giudizio, il come ci si pone in quel momento, quando si legge, può essere decisivo per un commento finale e io premetto di averlo letto in maniera superficiale.
Avendo letto i suoi precedenti libri "La bastarda di Istanbul" e "Il palazzo delle pulci" , mi aspettavo, cosa che in molti hanno invece trovato, una maturità letteraria della scrittrice Elif Shafak che invece non ho trovato.
La storia narra di Ella, giovane donna quasi quarantenne, che dopo anni trascorsi ad occuparsi della sua famiglia, trova una nuova occupazione lavorativa, quella di redigere schede letterarie per libri di autori emergenti. Inizia così a leggere la Dolce eresia, facendosi travolgere dalla storia, ambientata nel 1200 in Asia Minore, che narra l'amicizia tra il grande poeta Rumi ed il suo compagno spirituale Shams.
I capitoli si alternano in maniera troppo veloce tra la storia di Ella alle prese con un suo cambiamento interiore che la porterà anche a farsi delle domande sulla vita che sta svolgendo, e la storia antica più spirituale e articolata non sempre facile da cogliere, proprio perchè, la scelta stilistica di alternare i capitoli non fa mai entrare appieno nelle due vicende, che sicuramente si compenetrano pur rimanendo distinte.
L'anello di unione tra la lettura del libro ed Ella, è l'autore che la protagonista contatta con delle mail che diverranno via via sempre più serrate ed intime....
Ho apprezzato il senso di come un libro possa essere scatenante per ognuno di noi e a volte anche decisivo per un cambiamento, interessante la storia del poeta Rumi che non sono però riuscita a cogliere nella sua totalità, e questa è una mia colpa, dettata forse dalla frammentarietà del racconto che riportava il lettore alla vita di Ella. Una vita di una donna, come molte altre, che trova il coraggio di rompere la quotidianità per ritornare ad amare se stessa. Anche questo aspetto, a mio avviso, è stato poco sviscerato, rimanendo un pò zoppo.

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Le quaranta porte 2011-10-06 14:25:15 Argento
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Argento Opinione inserita da Argento    06 Ottobre, 2011
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Può un libro cambiarci la vita?

Può un libro cambiarti la vita?
E’ questa la domanda che ci si pone leggendo "Le quaranta porte" di Elif Shafak, scrittrice turca, edito da Rizzoli.
Almeno questo è quello che succede a Ella, la protagonista. Una donna di quarant’anni, americana che vive una vita perfetta. Un marito rispettabile, tre figli, una bella casa, tutto quanto costruito per dare l’impressione che tutto sia come dovrebbe essere. Ma un cambio di direzione, un lavoro non richiesto e accettato con riserva, porta Ella a capire che a tutta questa perfezione qualcosa manca e non è cosa da poco. Nella sua vita manca l’amore, ma da così tanto tempo che quasi non ne conserva il ricordo. Se ne rende conto leggendo “la dolce eresia”, il romanzo che l’agenzia letteraria le affida per stilare una scheda. Il piano di lettura diventa doppio, la vita di Ella, moderna, americana, consumistica, di bene e di affetti, e la vita dei sufi, religiosi di una corrente mistica della religione islamica. Si passa dall’occidente all’oriente, in Turchia, per la precisione negli anni 1200 ca, con disinvoltura e coraggio. Attraverso la lettura di quel romanzo, scritto da un uomo a lei sconosciuto, Ella capisce che tutto quello per cui vive un giorno, non avrà, per lei, più importanza e lo abbandonerà senza rimpianto.
La storia dei sufi appassiona sicuramente di più di quella di Ella, che è appena accennata. E mentre leggiamo di Rumi e Sharm, cominciamo a capire la differenza che passa tra religiosità e spiritualità, intuiamo che l’amore ha sfumature segrete e inaspettate, che la differenza di ceto, di religione o di qualunque altra cosa non è una pregiudizievole, anzi spinge al confronto e all’apertura. Belli tutti i personaggi anche se Aziz è appena un accenno.

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La bastarda di Istabul
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Le quaranta porte 2011-07-29 13:15:04 phoebe1976
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    29 Luglio, 2011
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La dolce eresia dell'Amore

Io ho i miei limiti.
Uno di questi è di non avere mezze misure quando si parla di Elif Shafak: semplicemente la adoro.
Perché parla diretta al mio cuore, con le parole che potrei usare io. Ha il dono di avere un filo diretto con i miei pensieri, con i miei sentimenti e le mie necessità.
E accade sempre, anche quando scegli di parlare dell’Amore per il tramite del sufismo e della sua storia.
E on è solo perché sono fissata con la Turchia, no.
Io lei la adoro proprio.
In questo libro si racconta la storia di Ella, casalinga disperata del Massachussets dalla vita solo apparentemente perfetta, e della sua crescita interiore traitre la presa di consapevolezza che l’Amore (sì, con la A maiuscola) esiste e ci aspetta. Come lo scopre? Banalmente, attraverso La dolce eresia, un libro che deve valutare per il suo nuovo lavoro. Più che lavoro un hobby, avuto per grazia ricevuta dal marito dentista (e traditore) di successo. E se la realtà superasse e si intrecciasse saldamente al libro?

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...gli altri libri di Elif Shafak e chi ama la Turchia.
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