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Le parole di Tianyi Le parole di Tianyi

Le parole di Tianyi

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La presentazione e le recensioni di Le parole di Tianyi, opera di Francois Cheng edita da Garzanti. Le parole di Tianyi è un romanzo che s'intreccia con le turbolente vicende della Cina moderna. Filo conduttore è l'autobiografia che il pittore Tianyi ha consegnato a un amico, conosciuto a Parigi negli anni Cinquanta. Dopo essersi formato nei turbolenti anni Trenta e Quaranta, in un paese squassato dalle guerre civili e dalla resistenza contro l'invasione giapponese, Tianyi vince una borsa di studio che lo porta nella capitale francese. In patria non lascia solo la famiglia, ma anche Yumei, la ragazza di cui è silenziosamente innamorato, e l'amico e poeta Haolang. Nel 1957, quando una lettera lo informa che dopo la rivoluzione Haolang è stato rinchiuso in un campo di rieducazione e che anche Yumei sta attraversando un periodo difficile, Tianyi decide di tornare nel suo paese. Sospeso tra Parigi e l'Oriente, Le parole di Tianyi ha conquistato la critica e il pubblico, vincendo il Prix Fémina. Racconta magistralmente, in un'ampia composizione romanzesca, il confronto tra due civiltà e una sofferta ricerca spirituale. Il protagonista Tianyi affascina e conquista con la sua sensibilità d'artista e una viva intelligenza: ma è soprattutto una creatura di carne e di sangue, che vive e riesce a trasmettere amicizie, passioni ed esperienze – e l'ossessione per i corpi femminili – con vibrante intensità e sconvolgente serenità.



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Le parole di Tianyi 2012-02-18 13:33:31 ombraluce
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ombraluce Opinione inserita da ombraluce    18 Febbraio, 2012
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Impareggiabile romanzo d'autore

Non esiste commento, frase o parola che possa rendere la magistrale epopea di questo memorabile romanzo! Potrei tentare dicendo che l’ho letto d’un fiato, che mi sono addentrata in paesaggi descritti in modo assolutamente fantastico, che ho vissuto la tenerezza di sentimenti dolcissimi e ineguagliabili, al punto che mi sembrava di conoscere veramente i personaggi coinvolti, e che mi sono commossa fino alle lacrime nei momenti più duri e sconvolgenti di realtà tanto lontane ma che paiono lì, dietro la porta di fanatismi e intolleranze inizialmente quasi invisibili… Vorrei dare un esempio della scrittura meravigliosa di Cheng, che sembra dipingere quadri anziché descrivere, citando la descrizione di nuvole e nebbie del del monte Lu, il mitico monte che accompagnava le giornate dei ragazzi del villaggio. Eccola: “nuvole e nebbie del monte Lu, talmente famose da diventare un motto che sta a indicare un insondabile mistero, una bellezza nascosta e ammaliante. Con il loro moto capriccioso, imprevedibile, con quei colori incerti, rosa o porpora, verde giada o grigio argento, trasformavano la montagna in un’opera di magia. Volteggiavano in mezzo ai numerosi picchi e dossi del monte Lu, indugiando nelle vallate, levandosi verso le cime, e così conservando intatta un’aura di mistero. Ogni tanto, all’improvviso, si dissolvevano svelando all’occhio umano tutto lo splendore della montagna. Con la loro serica consistenza, il loro profumo di sandalo bagnato, quelle nuvole e nebbie erano paragonabili a un essere materiale e al tempo stesso irreale, un messaggero venuto da chissà dove per dialogare un attimo o a lungo, secondo l’umore, con la terra…” Non vi sembra di vedere la scena, di respirarne gli odori e di avere spalancata davanti a voi la splendida natura possente della montagna? Ebbene, Cheng ha questo dono particolare, che rende il lettore spettatore della vicenda e del contesto in cui questa si sviluppa. Pur avendo letto tanti autori, non avevo mai scoperto una tale ricchezza di poesia descrittiva. La stessa poesia che mette nel disegnare il legame sentimentale fra i protagonisti , nonché la sofferta ricerca spirituale esplosa nel confronto tra le due civiltà, occidentale e orientale. Il lettore non deve però credere che tutto il romanzo sia permeato da delicati affreschi e tocchi gentili; nella seconda parte, quando Tianyi fa ritorno in Cina finendo poi nel campo di lavoro al Grande Nord, nulla delle tremende condizioni di vita e delle laceranti umiliazioni costrette a subire dai prigionieri viene risparmiato al lettore-spettatore! Mi sono trovata a chiedermi “Ma come fa ad essere ancora qui, a raccontare la storia? “ E il mio cuore gridava che no, non era possibile tanta durezza, tanta crudeltà in una sola storia, o nelle tante storie nelle quali man mano il protagonista finiva per intrecciare le sue vicende. E il finale… quello lo lascio scoprire a chi, come me, si lascerà trasportare a vivere questa avventura, perché di questo si tratta. E anche se so che farà soffrire, è il minimo che possiamo dedicare a queste vite pure, soffocate dalla durezza di una realtà degenerata.

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A chi ama la poesia ma ha anche uno stomaco di ferro
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