Narrativa straniera Romanzi Le ho mai raccontato del vento del Nord
 

Le ho mai raccontato del vento del Nord Le ho mai raccontato del vento del Nord

Le ho mai raccontato del vento del Nord

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Un’e-mail all’indirizzo sbagliato e tra due perfetti sconosciuti scatta la scintilla. Come in una favola moderna, dopo aver superato l’impaccio iniziale, tra Emmi Rothner e Leo Leike si instaura un’amicizia giocosa, segnata dalla complicità e da stoccate di ironia reciproca, e destinata ben presto a evolvere in un sentimento ben più potente, che rischia di travolgere entrambi. Romanzo d’amore epistolare dell’era Internet, descrive la nascita di un legame intenso, di una relazione che coppia non è, ma lo diventata virtualmente. Un rapporto di questo tipo potrà mai sopravvivere a un vero incontro?



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Le ho mai raccontato del vento del Nord 2017-07-11 08:47:32 Eli83
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Eli83 Opinione inserita da Eli83    11 Luglio, 2017
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Epistola moderna

Emmi Rothner, trentaquattro anni, sposata, con due bambini da accudire, figli del marito avuti da una precedente relazione.
Leo Leike, psicolinguista, non sposato, single, con relazioni sentimentali fallite alle spalle.
Sono i protagonisti di questo romanzo di Glattauer, un libro scritto come un romanzo epistolare, ma essendo nell’era di internet, invece delle lettere, ci sono le mail.
Per colpa di un errore nel digitare un indirizzo mail, inizia una corrispondenza virtuale tra due perfetti sconosciuti.
Iniziano a scriversi mail in modo continuo e più passa il tempo e più si piacciono e più lo scriversi diventa una dipendenza per Emmi e Leo.
Senza mai descriversi troppo, ma giocando molto, quasi un “dico non dico” che fa sì che la curiosità verso l’altro aumenti sempre di più, fino al punto di non riuscire più a fare a meno di inviare mail all’amico virtuale.
Scriversi di notte, essere gelosi dei ritardi serali dell’altro, un amore virtuale tra Emmi e Leo…fino al giorno in cui si dovranno incontrare, ma succederà qualcosa che ci farà dire: “ e quindi?”.
Glattauer ha in serbo il continuo.
Un libro scorrevole, accattivante, letto tutto d’un fiato, dove la curiosità di conoscersi dei protagonisti ti avvolge e non ti abbandona fino alla fine del libro.

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A chi crede che ci si può piacere anche senza vedersi e che la bellezza va oltre gli occhi.
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Le ho mai raccontato del vento del Nord 2017-06-02 22:47:01 lucignolo
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lucignolo Opinione inserita da lucignolo    03 Giugno, 2017
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Emozioni virtuali

Ho iniziato a leggere questo libro con molto scetticismo. Nell'epoca di tablet e smartphone vanno di moda i libri sulle chat.
Dopo poche pagine ero "rapita" dal racconto. Emmi e Leo. Emozioni virtuali allo stato puro.
Quando ho terminato la lettura più che scorrevole del libro...sono rimasta con il libro tra le mani per diversi minuti a riflettere. E quando un libro mi fa questo effetto è un buon libro. Come non riflettere sulle forme di amore possibili? Sul peso delle parole? Sul bisogno di emozioni che può portare a scelte complesse? Sul destino? Sul futuro? Sulle scelte?

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Le ho mai raccontato del vento del Nord 2017-05-10 08:18:26 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    10 Mag, 2017
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Emmi & Leo.

Emmi e Leo. Leo ed Emmi. Una lettera sbagliata, una “e” al posto di una “i” e lo scambio epistolare tra i due protagonisti ha inizio. Un susseguirsi di mail, questo, che incuriosisce entrambe, ciascuno è infatti affascinato dalla figura dell’altro, anche se “io virtuale”, anche se nel concreto non sa chi “ha davanti”. Eppure, da questo scambio di missive telematiche, ha avvio una conoscenza che porta le rispettive parti ad analizzarsi, riscoprirsi, ad elaborare quelli che sono e che sono stati i rispettivi rapporti sentimentali nonché a rendersi conto che quello che originariamente era un semplice passatempo, un modo come un altro per conoscere una persona diversa, diventa un legame indissolubile, un rapporto che avvince e di cui è impossibile fare a meno, un legame che si riscopre semplicemente amore. Eh si, perché pian piano, parola dopo parola, il mondo resta fuori e lascia spazio soltanto ad Emmi e Leo, a Leo e ad Emmi, ad un uomo ed una donna con le loro incertezze e con le loro fragilità, con i loro timori, con i loro desideri. Resta il dubbio: decideranno di compiere il passo successivo? Decideranno di portare la loro conoscenza ad un piano umano oltre che virtuale? Oppure, sempre a causa di una semplice lettera, una “a” al posto della “i”, alla fin fine questo passaggio dalla vita immaginata alla vita vissuta non verrà compiuto?

«Non si dovrebbe pensare di “perdere” qualcosa”. Se lo si pensa, lo si è perso già» p. 184

L’opera si focalizza interamente sui protagonisti, si estrinseca dunque sotto la forma del dialogo e lascia un minimo spazio a quel che è “il mondo fuori” – dalle descrizioni dei luoghi e/o delle persone che fanno da contorno alla riscoperta coppia. L’autore, attraverso questo scambio di conversazioni, riesce a dar vita ad un universo parallelo ove, senza l’ausilio di immagini visive, è palpabile l’impazienza dell’innamoramento, sono tangibili quelle emozioni che desiderano uscire, espandersi, totalizzare tutto quel che hanno intorno.
E nonostante i protagonisti non siano qualificati da tratti fisici, e nonostante l’assenza di quelle fondamenta che sono proprie del romanzo classico, l’elaborato funziona. Ricrea, con maestria, lo spazio privato, l’intimo che ognuno coltiva dentro di sé lasciando altresì ai personaggi che ne colorano le pagine, il tempo ed il modo di essere se stessi. A più riprese, Emmi, lo sottolinea manifestando il fatto di non indossare quelle maschere (che le sono sempre accanto nella quotidianità) quando, giunge l’ora della navigazione online. Perché dietro lo schermo, non si ha nulla da perdere e nulla da salvaguardare ma solo da guadagnare. Tra i due essa è quella che si fa meno apprezzare perché superficiale, vanitosa e concentrata sull’aspetto fisico suo – è perfettamente consapevole del proprio piacere – e del sesso opposto. L’antitesi maschile, viceversa, la sprona ad andare oltre perché quel che conta è altro. Le sue risposte, non a caso, sono anche le più apprezzabili. Egli ricerca la qualità, è ponderato in ogni pensiero, ella è impulsiva, trepidante, infantile, talvolta.
Ed è così che l’autore descrive come questo spazio ricavato diventi sempre più essenziale nelle rispettive giornate, quasi una droga se vogliamo osare. La giovane, a tal proposito, attende con irrequietezza quello scambio di interessi, quella condivisione di tempo, con quel calice di vino rosso alla mezzanotte e/o quel buongiorno al mattino.
Sotto la falsariga del romanzo epistolare, Daniel Glattauer, offre a chi legge una commedia d’amore capace di far vivere le emozioni e le paure insite nel sentimento ma descrive anche pienamente il volto di una società sempre più incentrata sulle conoscenze virtuali piuttosto che su quelle reali, pone l’accento su quel desiderio di fuggire dalla vita vera, dai problemi, dalle maschere che le circostanze e il perbenismo impongono per rifugiarsi in un luogo, creato e ricavato dal caso o dalla volontà, in cui ci sente liberi di essere quello che in verità dovremmo avere il coraggio di essere ogni giorno in ogni rapporto.

«La tensione non è la mancanza di completezza, ma il continuo aspirare a essa senza mai perderla di vista» p. 95

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Le ho mai raccontato del vento del Nord 2017-04-05 08:43:53 »мσяgαиα«
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»мσяgαиα« Opinione inserita da »мσяgαиα«    05 Aprile, 2017
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Storia di una "Relazione Mentale"

Le ho mai parlato del vento del Nord è un romanzo epistolare, lo scambio di email tra due persone che si trovano per caso a condividere una situazione in cui entrambi hanno bisogno di parlare e di trovare un rapporto - seppur di tipo virtuale - umano capace di aprire loro gli occhi. Come ogni rapporto anche quello che si instaura tra Emmi e Leo è destinato a crescere, giorno dopo giorno, e a travolgerli fino a spingerli ad incontrarsi..

Inizialmente non nascondo di aver avuto una sorta di deja vu, qualcosa di già visto e in un certo senso potrebbe ricordare il film C'è post@ per te; tuttavia, questa sensazione si dissipa man mano che si procede nella lettura. Lo stile narrativo è molto immediato, piacevole e ricalca quello che può essere un reale scambio di messaggi tra due perfetti sconosciuti con annesso lo sviluppo di quello che è un rapporto in bilico tra amicizia e, lasciatemi passare il termine, attrazione mentale. Assistiamo alle problematiche dell'una e dell'altro, quasi fossimo dei guardoni seduti in prima fila.. eppure, non manchiamo di esserne attratti e incuriositi da quanto potrebbe o meno accadere.

Un romanzo che si legge molto velocemente, di quelli che ti rimangono dentro anche, e in particolar modo, per il finale aperto che lascia presagire ad un possibile seguito (ndr. infatti La Settima Onda è il secondo capitolo che conclude la storia). Il lettore s'immerge in quelli che sono i sentimenti, i timori e le falsità che i personaggi condividono e raccontano, soprattutto a loro stessi. Nonostante la trama sia piuttosto semplice, a colpire chi legge è il modo in cui i due protagonisti discorrono tra loro.

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Le ho mai raccontato del vento del Nord 2016-04-19 20:00:10 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    19 Aprile, 2016
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E-mailing novel


È assai improbabile che oggi, nel XXI secolo, si trovi un autore che si dedichi alla scrittura di un romanzo epistolare, a meno che non lo ambienti in un’epoca lontana dalla nostra. È questo forse l’unico genere divenuto obsoleto, se consideriamo che quasi più nessuno comunica attraverso lettere per giunta scritte a mano con bella e curata grafia. Cose d’altri tempi. Eppure il romanzo epistolare ha un erede, un erede più veloce ed efficiente, che si serve della moderna tecnologia e che potremmo definire “e-mailing novel”. Lo scambio di mail garantisce il mantenimento dei diversi punti vista della narrazione al cui centro sono i due personaggi fondamentali e intorno eventuali figure secondarie. Certo siamo ben lungi dalle pagine studiate ed elaborate con pazienza e devozione da una Madame de Sevigné, da un Rousseau o da un Goethe. Il linguaggio è mutato, spesso è contaminato da neologismi di derivazione anglosassone.
Il romanzo di Glattauer racconta di uno scambio di mail tra Emma e Leo cominciato per errore e portato avanti inizialmente con ironia e leggerezza per poi trasformarsi in un sentimento più serio e profondo. I personaggi si conoscono a poco a poco, scoprono i reciproci lati deboli, le delusioni e le speranze che nutrono per il futuro. Tutto è affidato alla parola che crea atmosfere suggestive. Il rapporto tra Emmi e Leo scivola inconsapevolmente dal piano intellettuale a quello fisico, pur ignorando ciascuno l’aspetto dell’altro. Il verbo si carica di eros e altera i ritmi della vita quotidiana. La consapevolezza di vivere un amore impossibile in una realtà virtuale reca disagio e sofferenza.
Un romanzo breve “ Le ho mai raccontato del vento del Nord”, che affronta tra le righe il problema della falsa dicotomia tra la sfera fisica e la sfera intellettuale. Ciò che accade a Emmi e Leo dimostra che l’amore si completa e si realizza solo nell’equilibrio tra ragione e sentimento.

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Le ho mai raccontato del vento del Nord 2015-08-11 15:47:05 Anna_Reads
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Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    11 Agosto, 2015
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L'evoluzione della "telesega".

S-P-O-I-L-E-R

In questo mese di agosto del 2015 ho letto “Le ho mai raccontato del vento del nord?” dell’austriaco Daniel Glattauer.
Ed essendo agosto non posso esimermi dalla recensione un po' da ombrellone.
Non amando i melò e la maggioranza delle storie d’amore su carta, dovrei raccontare come mai mi sono imbattuta in questo, ma sarebbe una long long story.
Diciamo che il romanzo si legge in una serata e la lettura scorre via in modo non eccessivamente molesto.
La vicenda si snoda attraverso uno scambio di e-mail fra i due protagonisti.
Cominciato per sbaglio e continuato per desiderio.
Leo ed Emmi cominciano una relazione epistolare (ai tempi del pc) e attraverso le loro parole elettroniche l’autore ci descrive i loro caratteri, le loro vite, il loro rapporto.
Da internauta della prima ora, che casualmente condivide recensioni in rete, non sarò certamente io a sorprendermi di amicizie e relazioni che nascono (e a volte prosperano) in mancanza di vicinanza reale. Ad estremizzare un po’, la differenza con i romanzi epistolari del ‘700/800 sta semplicemente nel fatto che lì ci si vedeva “prima” e qui (a volte) ci si vede “dopo”.
E qui entra a gamba tesa il nostro amico Eggers con il suo Cerchio.
La riflessione che mi ha portato questo romanzo è che la realtà sociale virtuale è nata per gli “smanettoni sfigati” come li definisce Eggers, quelli che negli ‘80-’90 giocavano con i videogiochi e gli orologi con il calcolatore, mentre i “normali” giocavano in cortile o cominciavano a pomiciare al muretto. Poi sono cominciati i forum, le mail-list, le chatroom, le comunità virtuali che poi si sono evolute negli attuali social network. Non è un caso che – nel lavoro di Eggers – il creatore del mondo “virtuale” del Cerchio sia un personaggio con qualche tratto autistico che richiama abbastanza esplicitamente Zuckerberg. La realtà virtuale andava bene per quelli che non avevano dimestichezza con quella reale. Ed aveva regole e linguaggi molto particolari e diversi da quelli “reali”.
Poi è successo che i “normali” hanno cominciato ad interessarsi alla realtà virtuale e agli “smanettoni sfigati”. Con il risultato che adesso su facebook si leggono post di persone che rimpiangono il muretto, il cortile e – in generale – il mondo non virtuale… e lo scrivono su un social network!

Ecco, secondo me il romanzo di Glattauer parte con questo grosso difetto.
Una storia virtuale con gli stilemi del linguaggio reale: le mail stucchevoli in cui Emmi si lamenta che Leo non le scrive, salvo poi scoprire che lui era via e non aveva potuto farlo. Le scenate di gelosia, mai neppure un po’ velate.
Hanno davvero poco del virtuale e molto molto del reale.
Perché i due personaggi decidano di continuare a scriversi non è dato capirlo.
E ancora.
Di cosa si “innamorano” i due personaggi? Solo del mistero di non vedersi e non conoscersi?
Del fatto di annoiarsi entrambi?
Le mail sono brevi e molto poco di loro emerge.
E - diciamolo francamente – cosa induce Leo a non mandare a stendere l’insopportabile Emmi?
Che ha la vita perfetta, il marito perfetto, i figlioli perfetti, fa capire di essere pure gnocca ed indipendente e realizzatissima, ma poi rompe le balle a uno sconosciuto perché (lui) fa tardi la sera.
Naturalmente Leo ha alle spalle un difficile rapporto con la madre (appena morta) e una storia annosa di cui non riesce a liberarsi (ma ci riuscirà, incredibile, ma vero).
Secondo me l’autore si rende conto di queste pecche della storia e cerca di movimentare le cose.
Dopo un tediante tira-e-molla i due decidono di vedersi, ma giocano e barano un po’. Decidono di trovarsi – nel lasso di tempo di un intero pomeriggio – in un bar affollato e si sfidano, una volta tornati a casa, a fare ipotesi su chi potessero essere. E Leo bara pure perché, per spiazzare Emmi, invece di andare solo si fa accompagnare dalla bellissima sorella che finge di essere la sua fidanzata.
Ma non vi preoccupate perché son piuttosto bellocci tutti e due (ma va’?).
Poi i due fanno in modo di sentire uno la voce dell’altro (voci stupende, e come dubitarne?) e qui per fortuna siamo verso la fine, perché la storia vira perigliosamente verso la noia.
L’autore se ne accorge e mette in campo perfino il marito di Emmi che tanto la ama da volere che Leo si decida a “farla sua” per poi restituirla alla pace coniugale (?)
E il povero Leo, alla fine ci sta. Decide di trasferirsi a Boston e di non scrivere più ad Emmi dopo il loro incontro. Al prevedibile sbigottimento di Emmi, seguono mail in cui si organizza l’incontro ed arriva anche la fatidica sera.
E come fa l’autore a farci sapere com’è andato quest’ultimo/unico incontro?
Be’ con un paio di espedienti. Il primo è che Emmi non si presenta all’appuntamento a casa di Leo e ovviamente gli scrive per spiegargli il motivo. E il motivo è che suo marito, mentre lei stava per uscire e correre da Leo, l’ha chiamata proprio “Emmi”, nomignolo che non aveva mai usato prima etc etc. Epifania (?) di Emmi.
(Il nomignolo sbagliato al momento sbagliato. Quale soavità, neppure Andrea Sperelli era arrivato a tanto! Bisogna fare un appunto mentale ai poveri uomini: “Tesoro/amore/dolcezza sono tuoi amici, usali!”).
Ovviamente Leo non leggerà mai il messaggio, perché la sua casella di posta elettronica è stata disabilitata.
Ora. Immagino che questo sarebbe il momento dei fazzoletti, nella volontà dell’autore, ma io resto del parere del Conte Mascetti ("Amici Miei" - Germi-Monicelli, 1975).
- Ci siamo quasi…
- A cosa?
- Alla telesega.
Per l’occasione diventata e-seg@.
Cambia il mezzo, mica la sostanza.


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A chi ama i melò.
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Le ho mai raccontato del vento del Nord 2015-07-27 13:18:09 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    27 Luglio, 2015
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Innamorarsi delle parole

Ho scelto il romanzo incuriosita dalla forma, una raccolta di email, che dà forma a un amore virtuale.
L’inizio non è stato dei più promettenti: la trama mi sembrava improbabile, le prime mail un po’ forzate e la protagonista femminile fastidiosamente sicura di sé, aggressiva, vanitosa. Il libro però si “faceva leggere”, le mail scorrevano una dietro l’altra con facilità e all’improvviso, senza neanche accorgermene, mi sono ritrovata coinvolta in quest’amore di illusioni e di parole capaci di trasmettere, senza l’ausilio di immagini, sensazioni e dialoghi, tutta l’impazienza, la totalità e la curiosità dell’innamoramento.

I protagonisti danno vita a una dimensione parallela, uno spazio privato in cui possono esprimersi liberi dalle convenzioni, dalle conseguenze, dalle maschere che si indossano nella vita. Dietro lo schermo non si ha nulla da perdere, non ci sono rapporti da salvaguardare a limitare quel che si vuol e si può dire. Si ha solo da guadagnare: l’euforia, la trepidazione, la vitalità di una comunicazione senza barriere, l’evasione dalla ripetitività quotidiana per lei o dall’autocommiserazione del cuore per lui.

Questo spazio diventa così sempre più importante e intenso, comincia a invadere il vissuto, sottraendovi tempo, pensieri, interesse. E se ne vuole di più… un bicchiere di vino insieme, anche se divisi dallo schermo… la voce… un incontro… Ma può ciò che nasce dalle premesse di una fuga dalla realtà, che si nutre della forza della fantasia, che appare così magico proprio perché non deve sottostare alle dinamiche del reale, sopravvivere a un incontro? Si finisce davvero per considerarla una possibilità di vita?

Il romanzo vale la lettura perché è capace di far vivere questo vortice di emozioni, di paure, di domande, di parole. E lascia qualche interrogativo sul fragile confine tra realtà e immaginazione che governa il mondo della rete.

Se poi alla fine si scopre di avere una vena romantica, benché un po’ appannata, una volta usciti dall’ufficio si va anche a comprare il seguito.

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Le ho mai raccontato del vento del Nord 2015-06-12 20:42:43 SweetNiky
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SweetNiky Opinione inserita da SweetNiky    12 Giugno, 2015
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COINVOLGENTE

Ho trovato questo libro fantastico, coinvolgente, romantico, una vera chicca.
Emma e Leo che diventano amici di penna (o meglio di dire di ''e-mail'') tramite un semplice sbaglio di lei, nasce tutto per caso, all'inizio nemmeno te ne accorgi, ma ne rimani subito rapito. Scorrevole, mai noisoso, vuoi sempre sapere cosa accade. All' improvviso trai due nasce qualcosa, qualcosa che nemmeno loro due sanno, che solo leggendo si puo interpretare e capire.
Due vite lontane, ma allo stesso tempo molto vicine, due estranei che si conoscono meglio di qualunque altro, due persone attratte una dall'altra senza essersi mai viste.
Il finale, non può fare altro che spingerti a comprare anche la continuazione (''La settima onda'').
Il primo romanzo epistolare che leggo ma anche uno dei miei libri preferiti.

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Le ho mai raccontato del vento del Nord 2015-01-22 21:36:27 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    22 Gennaio, 2015
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Il potere delle parole

Che potere hanno le parole? Quanta può essere la curiosità di vedere chi c'è dietro a quelle frasi?

"Le ho mai raccontato del vento del nord" è un romanzo costituito da una raccolta "epistolare" in chiave moderna ovvero...uno scambio di e-mail.

I protagonisti sono due, Emmi e Leo.
Per caso, per fortuna o per errore, Emmi invia una e-mail all'indirizzo sbagliato e una cosa tira l'altra, e si ritrova a scambiare e-mail con Leo.

Due perfetti sconosciuti possono farsi travolgere dalle parole?

Tutto quello che è iniziato come un gioco diventa molto di più. Emozioni contrastanti si riversano sui due protagonisti.

Gioa (quando si vede l'icona di arrivo del messaggio); tensione (quando l'attesa diventa logorante); curiosità (di sapere cosa ne pensa l'altro); malinconia ( quando non possiamo stare vicino al computer) ma soprattutto paura (che quelle parole possano corrispondere ad una persona diversa da quella che ormai ci siamo creati nella nostra mente).

E' anche molto affascinante analizzare le varie dinamiche che possono nascere e come un messaggio possa essere frainteso o interpretato male in base all'umore con cui l'accogliamo.

Questo romanzo è del 2006, ma mai come oggi è attuale, in un mondo in cui prima ci si conosce "on-line" e poi di persona. In cui spesso le aspettative vengono stravolte dalla conoscenza.

Il libro scorre velocemente e nella sua semplicità ci può far riflettere.

E poi il titolo "Le ho raccontato del vento del nord" è così evocativo che se qualcuno me lo chiedesse risponderei "no, ma non vedo l'ora"!

Cogli l'occasione, perché potrebbe non essercene una seconda.

Lo consiglio.

Buona lettura!

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Le ho mai raccontato del vento del Nord 2014-02-20 20:52:24 drysdale
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drysdale Opinione inserita da drysdale    20 Febbraio, 2014
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L'amore nell'epoca di Internet

Arrivo buon ultimo (almeno per ora) a condividere il giudizio positivo che il libro ha ottenuto e ne ripercorro, quindi, solo brevemente la trama. Con qualche considerazione supplementare sul tema “L’amore nell’epoca di Internet” (tanto per non fraintendersi).
Il romanzo di Glattauer ha ad oggetto la conoscenza, del tutto casuale, tra un uomo e una donna, originata da un errore nell’indirizzo di posta elettronica utilizzato da quest’ultima per disdire un abbonamento editoriale. Da questo banale episodio trarrà origine un intenso scambio epistolare, rigorosamente via e –mail, che porterà i due a conoscersi, desiderarsi, amarsi.
E’ un racconto molto bello, ma anche particolare, proprio per la particolarità del fenomeno che ne è all’origine. Nella regola, le mail, in un rapporto nato in rete, sono un passo successivo e non sempre indispensabile.
Nella regola, su Internet, i rapporti nascono nei programmi di conversazione diretta dove, peraltro, le atmosfere, gli incipit, lo humor, le ripicche, le accuse, le scuse, i silenzi, sono esattamente quelli così ben descritti in questo romanzo, sia pure nella forma di mail.
Io credo che questo testo, in ogni caso estremamente gradevole, sia stato tanto più apprezzato da lettori che queste storie le hanno vissute - o le stanno vivendo - in prima persona e la lettura abbia strappato loro qualche sorriso e/o risvegliato qualche nostalgico ricordo (compreso il finale, perché no?). Lo penso perché per loro questa vicenda rappresenta di fatto una sorta di confronto attuale o di amarcord rispetto a situazioni delle quali sono o sono stati essi stessi partecipi. Situazioni che li hanno visti impegnati - a distanza dai loro interlocutori - in serate lunghe, fumose, musicali, nervose, spazientite, iperventilate, logoranti, ingiuriose, sdolcinate, erotiche, a volte.
E credo che la bravura di Glattauer sia consistita specialmente nella capacità di trasformare in sofisticato e delicato racconto il condensato di bilioni di conversazioni del genere che la rete, in quella sua sezione speciale costituita dai c.d. “social network”, ingurgita quotidianamente, fin dai tempi delle prime e storiche “chat” che chi le frequentava veniva inserito di diritto nella categoria dei “lebbrosi”, salvo poi scoprire che ogni sera si collegavano ad esse decine di migliaia di persone, sorprese, incuriosite, elettrizzate da questo nuovo sistema di comunicazione. Persone, animate spesso da una propria inquietudine, che, al riparo di un anonimo monitor, si raccontavano e si raccontano come non lo farebbero neanche con gli amici più intimi. Persone sole, coniugate, fidanzate, annoiate, irrequiete e quant’altro. Un mondo inizialmente sommerso e poi letteralmente esploso con i vari Messenger, Myspace, Facebook ed altri ancora.
Proprio come in questa storia, può scattare spesso il “dipiù”, legato a curiosità, coinvolgimento, fascino della parola. Da qui gli incontri. Divertenti, imbarazzanti, deprimenti, pazzeschi, anche indimenticabili. Raramente inutili.
Glattauer romanticizza questa storia grazie anche all’utilizzo univoco della posta elettronica (oltreché con l’uso ostinato del “lei” perfino in una fase avanzatissima di conoscenza e d’innamoramento, sia pure virtuale). Ciò gli consente la costruzione, anche, di lunghi e ponderosi scambi di pensieri che la chat, per sua stessa natura, avrebbe reso impossibile. Così, sono minuti, ore, giorni che trascorrono intensi tra una corrispondenza e l’altra a renderne più sospirato ed emozionante l’esito e, con esso, la trama del romanzo.
Una lettura decisamente piacevole.

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