Le canzoni dell'aglio
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Canzoni di rivolta di un cieco in Paradiso
La terra odora di aglio e sudore, si sviluppa un ibrido dai germogli verdi e dalle gocce del massacrante lavoro dei contadini di Tiantang ( Paradiso), nella provincia dello Shandong.
Dall'alba a notte fonda, il profilo chinato dei gracili corpi di uomini e donne segue le direttive dell'unica via percorribile : quella tracciata dal Partito e dalla pianificazione agricola. Una volta terminato il raccolto pero' l'Organizzazione si rifiuta di ritirarlo e pagarlo , ogni passo e' gravato da imposte e multe, l'aglio marcisce sui miseri carretti.
Esasperazione, fame, poverta', abusi, impotenza sferzano le masse che disperate si ribellano, forzano i cancelli della sede del distretto, vorrebbero parlare, capire, trattare. Verranno arrestati, torturati, uccisi.
Una giovane donna durante il travaglio, sola in una baracca che condivide coi ratti, parla al suo bambino che si contorce per venire al mondo. Lo scongiura di restare avvolto nel tepore del suo utero, il mondo e' tremendo, c'e' solo lavoro senza riposo, non si mangia, non si sorride, il sole brucia , l'acqua annega, le mani colpiscono. Disperata tra le doglie lo avverte che non potra' piu' difenderlo una volta fuori ed il bambino testardo ascolta la sua mamma, smette di menare calci. Decidono di stare insieme, lontano dalla cattiveria e dal dolore.
Scritto nel 1988 ed ambientato negli stessi anni, il romanzo si ispira ad un evento realmente accaduto ( la rivolta dell'aglio ) ed e' arricchito dall'infausto amore tra Gao Ma e Jinju e dalle strazianti vicende di altri personaggi, in un accavallarsi di strati temporali non lineari.
L'amara realta' contadina narrata da Mo Yan e' lucida e feroce, non risparmia non sconta non ha pieta'. Poverta', violenza e prevaricazione sono una minaccia costante, ma cio' che turba piu' di tutto non e' il fatto fine a se stesso, e' la crudelta' diffusa e vissuta come fosse pane quotidiano ed irrinunciabile. Come se l'orrore fosse una cosa normale.
Molto spazio ai discorsi diretti a discapito della bella prosa che fa capo allo scrittore cinese, il volume istiga ferocemente all' apnea del tormento e dell'incredulita'; ricordate di respirare durante la lettura, diversamente ne morirete.
Toccante e disperato, truce ed esasperato.
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Tradizioni dure a morire
"Mi ordinate di piantare l'aglio e io obbedisco.
Perché allora poi non me lo comprate?"
Lo scrittore Mo Yan prende l'ispirazione per questo romanzo da fatti politici realmente accaduti e pubblicato in Cina durante gli stessi anni.
"Le canzoni dell'aglio" vengono cantate dal vecchio cieco Zhang Kou e ci accompagnano per tutto il racconto ed esprimono in musica e parole quello che altri non hanno il coraggio di dire.
Ci troviamo in Cina, fine anni '80, durante il periodo delle nuove riforme, quando però le vecchie tradizioni ancora restano. Il popolo che si affida al partito "in tutto e per tutto", si sente tradito.
Siamo in quella fase di precario equilibrio, in cui i giovani hanno lo sguardo rivolto al futuro (ed alle nuove leggi) ed i loro genitori e gli anziani sono ancora aggrappati al passato (e alle loro tradizioni).
Questo romanzo è duro e spietato. Narra di una realtà relativamente recente (e che purtroppo in alcune aree ancora permane) che fa riflettere molto.
Si racconta di ingiustizie, di matrimoni combinati, della libertà che non si può assaporare, della fame e delle rinunce e della speranza che va sempre più ad affievolirsi.
All'interno del romanzo passato e presente si alternano e non sempre è facile distinguerli.
Non è un romanzo piacevole visto l'argomento di cui tratta, ma lo consiglio comunque perché ci può far aprire gli occhi e ricordarci quanto siamo fortunati.
Vi lascio con due frasi che possono rendere l'idea delle vecchie tradizioni e che si commentano da sole:
"-Dottoressa cos'è?
-Una femmina - mormorò il medico.
Sentendo che era una femmina, l'uomo vacillò e cadde all'indietro sbattendo la nuca contro una tegola che emise un crack, come se si fosse rotta.
-Che ti prende? - esclamò il medico. - I tempi sono cambiati, le donne sono pari agli uomini! Senza le donne voi non ci sareste! O credete di essere piovuti dal cielo?
Lentamente l'uomo si mise seduto, restò inebetito per un pò e poi scoppiò a piangere come una donna:
-Zhou Jinhua, Zhou Jinhua, sei una buona a nulla, mi vuoi morto... - ripeteva."
"- Dove sono andate le donne? In città? I maschi di città però non vogliono le ragazze di campagna. E' strano. Quando si alleva una mucca o un cavallo ci si augura che figlino, e se alzando la coda scopriamo che sono femmine siamo tutti contenti, mentre ci rattristiamo se sono maschi. Per gli uomini invece è tutto il contrario, siamo felici se nasce maschio e infelici se nasce femmina, dopo però se uno non trova moglie si dispera."
Lo consiglio.
Buona lettura!