Narrativa straniera Romanzi La vita tranquilla
 

La vita tranquilla La vita tranquilla

La vita tranquilla

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Un nucleo familiare chiuso in se stesso. La noia, l'attesa, la palude esistenziale. Poi, un delitto, una morte. E la vita torna a scavare. Il secondo romanzo di Marguerite Duras, scritto nel 1944 e rivisto nel 1972, è ambientato in una proprietà agricola sperduta nella campagna francese. Protagonista ne è la giovane Francou, vittima di una profonda noia esistenziale, alla quale sente di poter sfuggire solo mediante l'amore. L'amore, da un lato, è quello che la getta fra le braccia di Thiène e, dall'altro, quello impossibile che nutre per il fratello Nicolas. I personaggi sono tutti murati in se stessi, invischiati in situazioni irrisolte e votati ad affetti irrealizzabili, in una cupa e opprimente atmosfera provinciale, dove covano nascosti drammi segreti e passioni violente. A fungere da elemento di rottura e svolta sarà allora un delitto, quello con cui il racconto ha inizio, che spezzerà questo soffocante senso di paralisi.



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La vita tranquilla 2016-01-24 17:11:25 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    24 Gennaio, 2016
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Protagonista è il vuoto

E’ una lettura che infonde un grande senso di tristezza. Perché ti dà la sensazione di una vita che si trascina, di un senso di noia, di un senso di sopravvivenza passiva, che è una sensazione che a volte provo e che mi spaventa, perché mi pone tanti interrogativi sul senso di tutto questo. Leggi e sei schiaffeggiato dalla fragilità giovanile e dalla forza della vecchia. Osservi personaggi e ti interroghi su tanti perché del loro vivere così. Sulla necessità che l’immobilità esploda. Per dare un senso, per mettere i puzzle della vita ognuno al proprio posto e capire il disegno, perché non si può andare avanti così. Fra le tre diverse parti in cui si può scomporre il romanzo, ho preferito la seconda, che ha come protagonista il mare, perché è quella più intima ed interiore. Protagonista assoluto di tutta la storia rimane comunque il vuoto. Che si sente dentro. Che si ha attorno. Sul quale ci si chiede: ma perché? oppure: ma è tutto qui? Il senso di rinuncia alla felicità, in nome di una vita che ci si auspica almeno tranquilla. E quando si pensa così vuol dire che si è davvero tanto stanchi di soffrire.

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La vita tranquilla 2013-04-03 05:14:32 SARY
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SARY Opinione inserita da SARY    03 Aprile, 2013
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Finta tranquillità

 
Un'ordinaria famiglia di contadini, stanca di sopportare il peso di un parente indesiderato, mette la parola fine a quell'esistenza grigia, con un gesto estremo, necessario per iniziare finalmente una nuova vita apparentemente tranquilla. Sarà il principio della fine perché la felicità non può essere figlia del male.
Tante tematiche trattate con disarmante sincerità, verità vomitate senza filtri; resta l'amaro in bocca per quelle parole scomode che gettano un fascio di luce sulle zone d'ombra della coscienza e dell'anima del lettore, almeno per coloro che ammettono colpe sotterrate, gesti compiuti anche involontariamente ma non privi di conseguenze negative. Ma il male generato torna indietro come un boomerang e ferisce.
Durante la lettura ho vissuto in prima persona la noia di una vita senza colori che intacca la sfera affettiva, subentra il menefreghismo nei confronti del prossimo. Una routine quotidiana né scelta, né imposta, semplicemente accettata con passività e la con la triste consapevolezza di essere invecchiati senza vivere. Mi sono scontrata con false convinzioni, con l'apatia, l'inerzia e l'eterna attesa della svolta. Ho urlato a Francou, la protagonista, di prendere coscienza di sé e di affrontare il proprio corpo e il proprio essere, per poter godere del prezioso dono che è la vita stessa.
Ho condiviso pure i sentimenti positivi di queste persone. Il più passionale e fisico nei confronti di un uomo che con prepotenza occupa un posto d'onore nel cuore e nella mente di chi lo ama. L'affetto verso i genitori anziani, verso le rughe che segnano il tempo passato e lasciano intuire quanto ne resta, un legame indissolubile. Non posso tralasciare l'amore fraterno, lo conosco bene, sono l'ultima di una cucciolata di cinque e se i mie fratelli sono felici o tristi, di rimando lo sono anche io.
Questo libro mi è piaciuto, è intenso, romantico, duro, poetico, triste, autentico. Il contenuto è ricco di riflessioni ed analisi introspettive. A tratti non semplicissimo ma comunque chiaro ed accessibile. Ottime le descrizioni degli scenari, fra campagna e mare, immagini facilmente visualizzabili.
Concludendo, lo consiglio a tutti, perché è semplicemente una meraviglia.
 
"Bisognerebbe uscire da questa stagione di impazienza. Invecchiare al sole dei propri desideri. Perché aspettare è vano. Dal momento che l'aspettativa va sempre al di là della cosa sperata"

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