La vita sognata di Ernesto G.
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Cent'anni di rettitidine
Questo è per me il terzo romanzo di questo autore francese che apprezzo sempre più. Sono convinto come molti che il suo lavoro più riuscito rimanga per ora “Il club degli incorreggibili ottimisti", ma non sono rimasto deluso dalle letture successive.
Guenassia è un profondo conoscitore della storia europea del ventesimo secolo e sa tessere le trame dei suoi romanzi con padronanza e stile.
La vita centenaria di Joseph Kaplan, un ebreo cecoslovacco nato a Praga nel 1910, è narrata con ricchezza di particolari storici. Gli amori, la guerra, il suo lavoro che lo porterà a esercitare la professione medica ad Algeri, fino al giorno del suo rientro in patria, sono strumento di analisi di un periodo in cui le popolazioni europee hanno scritto la storia inseguendo i loro ideali, giusti o sbagliati che fossero.
Mentre nel suo romanzo d'esordio si descrive la vita di coloro che, fuggiti dal regime comunista, vivono le loro esistenze nostalgiche riunendosi in un bar di Parigi, in questo racconto si affronta il paradosso di una speranza infranta, quella di coloro che sono rimasti al di là della cortina alla fine della seconda guerra mondiale. Un popolo ingannato che aveva creduto ciecamente nel progressismo.
Il divenire degli eventi mostra ampie pagine di storia. Non manca un omaggio ad Albert Camus, inserito nel periodo nord africano della vita di Kaplan, mentre ci si domanda chi sia l’Ernesto G. citato nel titolo. La risposta la si avrà nella parte finale del romanzo e sarà sorprendente. Non avrebbe senso un'anticipazione in queste righe. A me è piaciuto approcciare il libro evitando rivelazioni che avrebbero condizionato la mia lettura.
Indicazioni utili
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
L'ultima saga di Guenassia
Anni '30 del '900.
Joseph Kaplan, giovane praghese di buona famiglia, ha una professione – quella medica, che padroneggia con abilità nel campo della biologia – e una passione – il ballo, che domina con altrettanta maestria, tanto da riscattare la sua innata timidezza agli occhi delle donne che ambiscono ad essergli compagne almeno per il tempo di un tango o di una giava.
All'indomani della laurea, Joseph lascia la Francia, dove ha studiato, per accettare un'offerta di primo impiego ad Algeri, presso l'istituto del dottor Sergent. Nel tempo che gli rimane, frequenta Maurice, uno spiantato francese in attesa di sfondare in qualche modo, e due attrici di una compagnia teatrale, Nelly e Christine.
Joseph resterà in Algeria per un tempo superiore alle sue aspettative e in circostanze difficilissime. Solo verso la fine del secondo conflitto mondiale riuscirà a ritornare nella sua Cecoslovacchia, con la consapevolezza, tuttavia, di aver gettato le basi della propria vita futura.
Due, da quel momento, le donne della sua vita: Christine ed Helena, rispettivamente moglie e figlia; con loro Joseph percorrerà l'altalenante cammino della maturità e vecchiaia, legato all'alternarsi delle condizioni politiche nell'Europa dell'est. In qualche modo la politica entrerà anche al sanatorio di Kamenice, che Joseph dirige e dove avverrà l'inaspettato incontro con un sorprendente paziente, destinato a cambiare la sua vita e quella di Helena.
L'arrivo del nuovo secolo troverà il centenario Joseph ancora in vita, e in grado di trarre un lucido bilancio della sua esistenza.
È difficile commentare il secondo libro di Guenassia senza usare come termine di paragone quello precedente, “Il club degli incorreggibili ottimisti”, uno dei casi letterari del 2009. I due volumi abbracciano lo stesso periodo storico e l'identico tema di fondo (il comunismo, tra idealismo dei singoli e angosciante oppressione dei regimi). Uno dei personaggi secondari, Pavel, fa addirittura da trait d'union delle due opere, che insieme ne ricostruiscono l'intera vicenda (prima, e dopo l'esilio dalla Cecoslovacchia).
Di certo a Guenassia va riconosciuto il merito di non avere timori riverenziali verso la Storia, fino a far pensare – ad un certo punto del libro – che l'amore tra due persone possa mutare gli eventi che conosciamo. Ciò perché possiede l'indubbia capacità di costruire una coinvolgente saga corale (che in questo romanzo si estende praticamente ai giorni nostri, ulteriore segno di coraggio dello scrittore).
Tuttavia, ne “La vita sognata di Ernesto G.” è proprio quando la Storia prende una fisionomia precisa – cioè nella parte in cui il personaggio di Helena toglie a Joseph il ruolo di protagonista unico della vicenda – che si registra una flessione, percepibile soprattutto da chi conosce gli eventi di cui si parla in quel frangente.
In definitiva, rispetto a “Il club degli incorreggibili ottimisti”, pare che in questo romanzo qualcosa venga meno; forse quella magia che Guenassia, nella sua opera d'esordio, otteneva dall'età del suo protagonista: la vicenda degli esuli dell'est europeo veniva infatti narrata, per buona parte del libro, attraverso gli occhi di un vispo ragazzo parigino.
“La vita sognata di Ernesto G.” risulterà in ogni caso piacevole al lettore che predilige affreschi familiari di ampio respiro, ed è ad esso, in particolare, che se ne consiglia la lettura. A tratti, specie nella parte finale, sembra riecheggiare l'atmosfera opprimente di un recente film di successo, “Le vite degli altri”.