La vita prima dell'uomo
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La disgregazione delle relazioni
Questo libro della Atwood, pubblicato recentemente da Ponte alle Grazie, è in realtà un romanzo del 1979, il suo quarto libro, ma già contiene tutta l'abilità, che la scrittrice ha dimostrato poi di possedere, nell'esplorare le dinamiche interpersonali e sociali dei protagonisti, in tutta la loro complessità.
Potremmo sottotitolarlo "la disgregazione delle relazioni".
Assistiamo infatti ad un lento, ma profondo ed inesorabile disfacimento di rapporti.
Può una coppia che fa del "compromesso" il mattone fondante sopra cui costruire una relazione, sopravvivere a tutti gli scossoni che la vita le riserva?
Ovviamente quella che apparentemente può sembrare un'unione bizzarra, fuori dagli schemi, troppo libera, troppo moderna, basata sulle rispettive relazioni extraconiugali, è il frutto di trascorsi, di avvenimenti, di perdite e traumi che hanno segnato i protagonisti fin dall'infanzia, e che la Atwood non manca di raccontarci (e analizzare) attraverso i numerosi e minuziosi flashback.
Non amarsi più, ma scegliere comunque di continuare a stare insieme.
Per le figlie, per una stabilità famigliare ed economica, perché forse, in fondo in fondo, incapaci di vivere "senza" l'altro.
L'altro come presenza costante, come stampella di vita.
Elizabeth e Nate sono due persone estremamente fragili, sempre con un piede nell'abisso, che sperano di rimanere sempre padroni del difficile gioco emotivo a cui hanno dato vita e di cui hanno scritto le regole.
Ma il peso di ogni mossa, e di ogni contromossa, è di gran lunga maggiore di quello preventivato.
E coloro che entreranno a far parte della loro vita, i loro nuovi amori, verranno schiacciati, triturati da un meccanismo assolutamente imperfetto nel quale la figura del coniuge (per quanto informato e consenziente) sarà così ingombrante, così presente, così intoccabile, da farli soccombere.
Letteralmente.
Chris e Lesje, rispettivamente l'amante di lei e l'amante di lui, sono il cibo di cui questa coppia si nutre per sopravvivere, incapace com'è di prendere decisioni definitive, di mettere in discussione ciò a cui ha dato vita, ovvero un rapporto malsano, tossico per entrambi e letale per chi vi entra in contatto.
In definitiva, la Atwood ci racconta una storia in cui nessuno è felice, in cui l'insoddisfazione dilaga in ogni singola pagina delle oltre 400 presenti nel libro.
I personaggi modellati dalla scrittrice sono pieni di sfaccettature, di tormenti interiori, perennemente insoddisfatti, uomini e donne assolutamente difficili da comprendere (figuriamoci da amare), ma nella loro complicata psicologia hanno il coraggio del fallimento, dell'errore, e, seppure solo per qualche sfumatura, ci rappresentano.
Rappresentano le umane debolezze, il nostro peggio che cerchiamo di tenere a bada, le zavorre emotive che ci trasciniamo dietro per paura di essere diversi da quello che avevamo deciso di essere.
In particolare la Atwood riesce sempre a creare dei personaggi femminili pazzeschi!
Elizabeth... dura e fragilissima, mangiatrice di uomini e succube della vecchia zia e dei fantasmi del suo passato, donna libera eppure prigioniera di se stessa, rigida e controllata, ma sostanzialmente disperata.
Usa gli uomini come se fosse un uomo, mangia troppo e vomita.
Questo personaggio permette alla Atwood di spargere i semi di un tema a lei tanto caro, quello della donna, del suo ruolo all'interno della coppia, del femminismo.
Tema che poi sviscererà magistralmente con "Il racconto dell'ancella".
Lesje... paleontologa, affascinata dai dinosauri e da tutto ciò che c'era prima, donna di scienza e sognatrice, sentimentalmente inesperta e per questo molto vulnerabile.
Scopre l'amore e la sua fatica.
La vita prima dell'uomo è il suo "luogo mentale" in cui trova pace e rifugio dal caos dei rapporti umani, così difficili e, molto spesso, troppo estenuanti.
Questo non è un libro semplice, né tantomeno leggero, ma la bravura della Atwood di entrare nei complessi meccanismi dei rapporti di coppia, lo rende un romanzo capace di smuovere riflessioni importanti sui legami affettivi.
Io l'ho masticato, lentamente, pagina dopo pagina, cogliendone la densità e cercando di metabolizzare ogni singola parola.
Indicazioni utili
Nate, Elizabeth e Lesje
Classe 1979, “La vita prima dell’uomo” di Margaret Atwood si ripropone in libreria con una nuova veste grafica edita da Ponte alle Grazie. Al tempo finalista del Premio del Governatore Generale è uno dei romanzi più intimistici e “tranquilli” e meno distopici della narratrice canadese in quanto focalizzato sui rapporti di coppia, i legami coniugali che qui vengono scandagliati ed eviscerati con tutte le loro criticità e problematiche.
Tre i personaggi principali: Nate, Elizabeth e Lesje. Nate ed Elizabeth sono una coppia sposata con due figli il cui matrimonio sta fallendo, si sta sgretolando. Il legame coniugale va avanti e si regge ancora in piedi per inerzia e soprattutto per il “bene” dei figli. Lesje è invece una paleontologa specializzata in ossa di dinosauro. Da qui anche il riferimento al titolo del componimento. È una donna dalla tempra mite, ingenua, che vive in un mondo a sé. L’opera si snoda in capitoli che hanno la capacità di mutare la propria prospettiva per mezzo di queste tre voci parlante. Sono personalità a se stanti ma unite da un legame comune che finisce per intersecarsi e dar vita a una narrazione in cui gli eventi prendono forma, carattere, spunto e struttura dal punto di vista soggettivo di ogni voce. Questo può anche disattendere e rendere più lenta la lettura poiché pone il lettore in una costante situazione di cambiamento che rende nel complesso la struttura più fragile e meno lineare.
Elizabeth e Lesje lavorano presso lo stesso museo, Nate vive realizzando giocattoli in legno dopo aver abbandonato il percorso giuridico di avvocato. Conosciamo una Elizabeth che si sta riprendendo dal suicidio dell’amante Chris, collega di lavoro, e Nate che sta per porre fine a una relazione extraconiugale con Martha. Lesje vive invece con William. Vi sarà un’evoluzione che vedrà unire Lesje e Nate, un mutamento di prospettiva lavorativa con anche un ritorno alla carriera legale dell’uomo ma a far da sfondo e colonna portante è l’insoddisfazione.
Ed è questo il vero fulcro dell’opera: l’insoddisfazione. Per quanto muti la prospettiva, cambino le strade, i personaggi si rimettano in gioco intrattenendo nuove relazioni e intraprendendo nuove occasioni, nessuno è davvero felice. Nessuno riesce davvero a sentirsi appagato. E non è questo, forse, un po’ quello che spesso proviamo nel nostro quotidiano? Quali sono le ragioni che potrebbero portare a questo senso costante di insoddisfazione? Vi è modo di sopperirvi?
Una narrazione come sempre in perfetto stile Atwood, acuta e ironica, tagliente e diretta nel suo delinearsi. Da ricordare che non mancano anche i riferimenti alla vita personale dell’autrice in particolare proprio sul marito. Non forse il romanzo più avvincente della romanziera per connotati e caratteri ma da leggere se si è interessati a temi quali le riflessioni affettive, i legami umani, le disillusioni, i rapporti coniugali e se si amano le opere con connotato della finction.