La vita delle ragazze e delle donne
Editore
Recensione della Redazione QLibri
"Sinceramente ti auguro buona fortuna nella vita"
La vita delle ragazze e delle donne è l’unico romanzo di Alice Munro, autrice soprattutto di racconti. E’ scritto come una biografia, ma ogni capitolo ha un titolo suo e, anche se legato agli altri dal filo dei ricordi di Del, potrebbe avere vita propria come racconto autonomo.
Il libro accompagna Del -Alice dai nove anni fino alla fine del liceo. Si intravede per lei un futuro radioso e votato alla carriera letteraria.
Attraverso i suoi ricordi Del ci presenta nei primi capitoli tutta una galleria di personaggi: lo zio Benny, la nonna, la madre, le due zie, la pensionante, l’ amata insegnante. I personaggi migliori, più intelligenti e fuori le righe sono donne a parte lo zio Benny che ha comunque un animo femminile. Gli uomini hanno spesso un lato poco piacevole più o meno nascosto, e quasi tutti hanno un qualcosa di pesante nei modi se non di osceno o di perverso. Questo lato oscuro è spesso legato in qualche modo diretto o indiretto al sesso. Anche se Del per molte pagine racconta le sue prime esperienze sessuali (più sessuali che sentimentali), tutto sommato l’impressione è che il suo giudizio sul sesso non sia molto diverso da quello negativo di sua madre. Il sesso è una specie di trappola per la donna, anche per quella emancipata e intelligente. Anche Del ci viene presentata caduta nella trappola e sul punto di esserne inghiottita.
I vari personaggi sono spesso eccentrici, fuori le righe, particolari e il fatto che vengano descritti con simpatia o con affetto o perlomeno con divertito e impertinente compiacimento rende la lettura piacevole anche per chi non è un appassionato di memoir.
All’inizio i primi capitoli sono legati dal comune “mi ricordo che”.. ma sono molto vicini al racconto, cioè sono un po’ slegati e saltellanti.
Poi però la narrazione diventa fluida e corposa, da romanzo, inoltrandosi nella vita di Del a partire dalla sua esplorazione del mondo.
Il romanzo vuole appunto parlare della vita delle ragazze e delle donne. Ne racconta tutti gli aspetti: amicizie, relazioni, amori e soprattutto scoperta del sesso, in modo apparentemente leggero. Ma certamente coglie in queste vite e cerca di evidenziarlo, il senso assurdo della direzione sbagliata, che allontana le donne dalla propria realizzazione spingendole lungo strade tracciate da altri.
“Che cos’era una vita normale? Era la vita delle ragazze al caseificio, i rinfreschi per nozze e battesimi, la biancheria per la casa, le batterie di pentole, i servizi di posate, tutto il complicato regolamento della femminilità e, all’estremo opposto, era la vita della sala da ballo Gay-la, era viaggiare di notte ubriachi per le strade nere, ascoltare le spiritosaggini degli uomini, rassegnarsi a loro, e al tempo stesso riuscire ad acciuffarne uno, esatto, acciuffarli, perché un lato di quella esistenza non poteva sussistere senza l’altro e accettandoli e abituandosi a entrambi, una ragazza si incamminava sulla via del matrimonio”.
Anche le donne più intelligenti sono spinte a coltivare il proprio aspetto allo scopo di rendersi desiderabili, secondo un copione piuttosto insensato (L’amore non è cosa per le non depilate) che allontana la donna dal corretto uso delle sue doti intellettuali. Certo Alice-Del non dispera.
“E’ in arrivo un cambiamento, secondo me, nella vita delle ragazze e delle donne. Sì. Ma spetta a noi favorirlo. Finora le donne sono state solo quello che erano in rapporto a un uomo. Punto e basta. Una vita non più autonoma di quella di un animale domestico. Quando il tempo la passione gli avrà spento, poco più del suo cane ti avrà accanto, del suo cavallo non ti avrà cara altrettanto. L’ha scritto Tennyson ed è vero.”
In nessuna relazione Del sembra fare sul serio. Alla fine del romanzo, la madre di Del assume un aspetto molto diverso dalle prime pagine, sembra quasi un’eroina o comunque sembra avere una visione saggia e profetica della vita. All’inizio nelle prime pagine sembrava quasi ridicola per certi aspetti (il connubio di intelligenza e candore); ma poi viene rivalutata. Le sue idee strampalate del mondo hanno una notevole dose di saggezza. Le manie religiose di Del invece sono ben lontane da quelle della nonna, ma vanno sempre nella direzione della ricerca di inclusione e di un pubblico più che di risposte esistenziali. Del ha sempre un forte desiderio di successo, di essere al centro della scena, di emergere che ce la fa immaginare nel fiume a lottare con qualcuno (uomo probabilmente) che le tiene la testa sotto l’acqua. Ma a differenza di sua madre ha muscoli d’acciaio.
Indicazioni utili
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Pagina 155
Ho comprato il romanzo in questione, l'unico della Munro, in alternativa al malloppo di racconti che ha scritto (di cui si parla sempre molto bene) perché ero estremamente incuriosita dallo stile indiscutibilmente fenomenale, a detta di orde di lettori.
Tuttavia non ho potuto acquistare il malloppo in questione, perciò ho optato per il romanzo "La vita delle ragazze e delle donne", semplicemente perché non mi scollo dal cartaceo ma allo stesso tempo deve essere un "cartaceo comodo", visto che leggo sui mezzi e non posso portarmi in borsa troppe pagine.
Addio malloppone, a volte occorre scendere a compromessi.
Bando alle ciance, perché è il momento di confessare che non sono riuscita, da settembre fino ad adesso, a concludere la lettura. Sono affossata a pagina 155 di 293, e mi sono anche concessa una settimana di distacco per cercare la voglia di leggere che avevo smarrito a causa della trama a mio parere poco interessante.
La Munro mi aveva agganciato inizialmente, con il personaggio dettagliatamente descritto dello zio Benny, di cui da un momento all'altro non ho avuto più il piacere di leggere nulla. Dopo poco, confrontando questo ad altri personaggi, mi sono resa conto che era l'unico metro di giudizio, termine di paragone con il quale misuravo il mio interesse per il romanzo. Con questo non voglio dire che ho trovato tutti gli altri personaggi piatti, anzi, almeno fino a pagina 155 erano ben delineati, peccato che fossero tutte persone noiose e che si comportassero, pensassero in modo noioso. Per me questa è una mancanza grave, forse è l'unico motivo che mi convince ad abbandonare un qualsiasi libro, che abbia la fama di essere un classico e\o un capolavoro; questo perché non sopporto che non ci sia sostanza nelle vite che sto leggendo.
Mi sono sforzata di andare oltre, ma non ci sono riuscita e per paura di perdere l'entusiasmo e l'abitudine ai libri, però piuttosto che prendere in mano quel romanzo preferivo fare altro.
Detto questo, non ho nulla da dire sullo stile di scrittura. La storia non mi ha arricchito per niente, lo stile invece credo proprio sia una miniera d'oro di figure retoriche e di aggettivi che assumono, grazie alla penna dell'autrice, un significato speciale.
Ecco perché, prima o poi, vorrei terminare la lettura anche se soffro di sbalzi di amore e odio per l'unico romanzo della Munro.
Frase da ricordare: "Camminando per le strade di quelle cittadine, indossavo la mia anonimità come una coccarda, come una coda di pavone"
Sguardo vivido ed onnipresente
Quando ha inizio questo racconto Del Jordan aveva solo nove anni, oggi viaggia e scava nelle profondità e nei solchi della memoria attraverso il proprio vissuto a Jubilee, cittadina dell’ Ontario bagnata dalle acque del Wawanash, così lontana dagli eco della storia ma vivida nel mostrare il proprio cuore pulsante.
Del vive esperienze alimentate dallo sguardo scanzonato e dall’ immaginario sconfinato di una bimba, ricorda volti e creature cercando di definirne le sembianze, all’ ombra di una madre dai comportamenti diretti e dotata di un candore disarmante, mutevole nel proprio mostrarsi, a cui la cultura non è servita a capire e a rapportarsi alla gente, ma pur sempre la propria madre.
La sua visione, crescendo, si fonda sul pensiero, in un mondo spesso retto da fortuna e perfidia ( lo zio Benny ), in cui conta la vita di tutti i giorni ( lo zio Craig ) o dove si raccontano storie per puro piacere personale ( zia Elspeth e zia Grace ).
È un tempo ( siamo negli anni ‘ 40 ) in cui vige ancora una netta separazione tra uomini e donne, in cui fratelli e sorelle mostrano solo affetto ed orgoglio reciproco, in cui una infinita’ di volti si affacciano e si dissolvono in una vita che respira di semplicità e naturalezza.
Del percepisce visibile ed invisibile, svaghi e rituali fragili e luminosi, tessuti insieme in una piccola città di provincia. La sua vita è emozione, sentimento, cultura, assorbe esperienze e rigetta inutili speranze, nutrita da un appetito freddo per i dettagli e da un desiderio illimitato di ascoltare storie. Quelle degli altri si odono volentieri, ma spesso sono famiglia e voce genitoriale a sospingerci verso il dolore, l’ oscurità, la perfidia, disattendendo aspettative o alimentando reiterati egoismi.
Eppure niente oggi sarebbe lo stesso senza sua madre e quella sua arcana autorità sul mondo, senza la di lei complicità ed approvazione. Una donna innamorata del sapere, con un lato assurdo e bizzarro, che decide di vendere enciclopedie, di scrivere lettere ai giornali, ma Del, pur disprezzandone il comportamento, sa di non essere tanto diversa da lei.
Gli anni consegnano esperienze e cambiamenti, la nascita della fede che potrebbe salvarla, l’ amore per lo studio e la letteratura, amicizie incondizionate, le prime fantasie amorose e sessuali, i sogni giovanili, il desiderio di gloria, la delusione dell’ amore carnale, la cruda realtà, la scrittura, la ribellione, la fine della scuola.
Immagini riemergono improvvise, diapositive proiettate sullo schermo caotico ed affollato del presente. Il proprio se’, forgiato dal flusso della vita, conserva una certa distanza tra la percezione dei fatti e gli stessi, in un mondo che consiglia alla vulnerabilità femminile prudenza ed amor proprio.
Del, che non vuole rivivere la verecondia ed il candore della madre, ne’ la nuova identità, petulante e noiosa dell’ amica Naomi, si domanderà che cosa sia una vita normale.
Forse, oltre una certa superbia da lei scambiata per sensibilità e bontà d’ animo, sarebbe più riposante essere come l’ amico Jerry, semplicemente se stessa, abbandonando contorni sfumati e mimetici, costretta a parlare di se’ in terza persona, lontana da tutto e da tutti, inscenando una falsa corresponsione dei sensi per amare ed essere amata.
Un processo di maturazione si è compiuto, la certezza di essere quello che si è e la volontà di narrare tante storie, quelle di Jubilee, tra gente che va e viene, si sposta, ricomincia da capo, vestita e consapevole del proprio autentico ruolo di narratrice.
Unica declinazione della Munro nella forma del romanzo, “La vita delle ragazze e delle donne” ( 1971 ) è un’ opera sublime che riconcilia con la letteratura d’ autore possedendone tutti i tratti definenti. Ottima ( come sempre ) la traduzione di Alice Basso, ogni singola espressione vive e si nutre di altro, allargando il semplice ristretto orizzonte della parola e dando voce ad una armoniosa presenza.
Del è una voce forte, unica, intraprendente, incredibilmente acuta, che traspira intelligenza e sensibilità intellettiva, isolata e superba, ma anche partecipe ed ascoltante. Ogni singolo personaggio è un piccolo mondo, un respiro soave, ogni oggetto pulsante, ogni luogo trasuda e vive di origini antiche.
Per questo l’ inizio di ogni capitolo pare sempre essere altro, un nuovo viaggio, un’ altra storia, o uno dei tanti racconti, ma non è semplice narrazione, descrizione accurata, o elenco di cose e di fatti, perché
.…”quel che volevo era ogni singola cosa, ogni strato di conversazione e pensiero, pennellata di luce su una corteccia d’ albero come su un muro, ogni odore, ogni buca, dolore, fessura, illusione, tenuti immobili, insieme: in un’ inestinguibile radiosità”…..