La tristezza degli angeli
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Bellissimo
Islanda, un tempo a cavallo tra '800 e primi del '900. Il "ragazzo" già protagonista del precedente "Paradiso e Inferno" vive da qualche settimana a casa di due donne che gestiscono un emporio in un villaggio islandese. Cerca uno scopo nella vita guidato dalla passione per i libri e la poesia, incerto sul futuro, sofferente per un passato in cui ha perso prima la famiglia poi il grande amico Barlour. Ogni luogo sembra ai confini del mondo, nessuna comodità e poche parole se non quelle utilizzate dal ragazzo per leggere romanzi al vecchio comandante cieco che alloggia alla locanda. Arriva il postino, un uomo rude e silenzioso, in eterno conflitto tra i suoi difetti e le sue aspirazioni ad essere un uomo migliore, ma senza illusioni. In un mondo così estremo consegnare la posta è un compito per eroi, pesanti sacche portate a spalla da un uomo armato solo del suo coraggio e la sua determinazione, settimane di cammino o di pericolose traversate in barca per consegnare lettere e riviste da un estremo all'altro del paese. Il ragazzo viene incaricato di effettuare la successiva consegna con Jens il postino, sembrano due uomini agli antipodi : un uomo ormai fatto e finito ma ancora in cerca di se e un giovane che si interroga sul suo posto nel mondo e sul senso della vita. Intorno a loro una natura violenta e primordiale, neve, ghiaccio, vento e gelo , ogni notte può essere l'ultima, ogni passo può farti mettere un piede in fallo e perire. Vietato addormentarsi lungo il cammino, con quel freddo il sonno avvolgerà i sensi e non si sarà più in grado di svegliarsi, ogni uomo diventa il custode dell'altro. Durante il cammino i due riescono a trovare una breccia ognuno nell'animo dell'altro, incontreranno ospitalità in casa di alcuni contadini nei villaggi attraversati e in uno di questi verranno affiancati da un lavorante per trasportare al cimitero locale la bara con il corpo della moglie del contadino deceduta da giorni e conservata dal gelo. Anche spostarsi di pochi kilometri è un'impresa ardua, lo stesso cammino davanti a loro è qualcosa di misterioso nascosto dalle tempeste di neve, ogni passo è narrato con uno stile poetico con frequenti digressioni sul senso della vita. L'uomo e la sua essenza più profonda sono ogni giorno in lotta con una natura bellissima e terribile che fa tirare fuori ad ognuno il meglio di sè per sopravvivere.
Grande scrittura senza dubbio.
Indicazioni utili
Opposti e complementari
Parole, natura, viaggio, un trittico scandente l’essenza del romanzo, due protagonisti, il ragazzo senza nome, accolto e accudito nella dimora-locanda da due donne amorevoli che vorrebbero dargli un’ istruzione e Jens, un silenzioso postino corpulento che ha paura del mare e probabilmente è matto, inacidito dall’asprezza della vita, sempre in ritardo nelle consegne, in una terra in cui l’uomo convive con la ferocia della natura.
Un passato rivissuto nel ricordo introiettato di una morte improvvisa e accecante,( Bardur ) inaccettabile nella sostanza, laddove ci furono amicizia e poesia.
È difficile liberarsi dei ricordi, più forti della morte, il tempo si porta via ogni cosa, l’oggi rivive in alcune parole curative che restano, e hanno più colori di un arcobaleno.
Le parole sono l’unica cosa che il tempo non può calpestare ma ...” alcune sembrano possedere la capacità di opporsi al suo potere distruttivo, resistono e conservano in loro vite da lungo trascorse, il battito di cuori scomparsi, l’eco di una voce infantile, antichi baci “....
Nel cammino dell’esistenza ...” descriviamo le apparenze, non cerchiamo la verità, versi poetici inattesi, dissimuliamo la nostra impotenza e la nostra rassegnazione in una sequenza di fatti “....
L’ unione di due anime sole, il ragazzo e Jens, un viaggio condiviso per consegnare della posta al nord, dove l’ Islanda finisce e cede il passo a lande disadorne, un destino pericoloso, destinato all’ infelicita’, ma forse in qualche luogo la felicità esiste.
Un uomo acciecato dalla vita, un ragazzo che viene dal mondo dei sogni, silenzi protratti, fiumi di parole, rassegnazione , il potere di una voce, attorno a se’ la vastità del mondo.
E allora una comunanza fastidiosa, dialoghi obbligati, verità distillate, sgradevoli, necessarie, rabbia repressa, sfogata, il respiro della paura tra intermezzi di vita.
L’uomo non può sempre piangere e rimpiangere, a volte deve accontentarsi di vivere, una vita in cui sbattere il naso, allontanando la morte, comunque presente, e chi muore è vicino e lontano.
Nell’ inverno più rigido della brughiera uomini e animali convivono, resistono, avanzano con gran pena, cercano l’energia all’ interno di se’, una ragione per andare avanti, un senso dell’esistere.
Due figure erranti attraversano lunghi silenzi comunicanti con una visione opposta della vita e dei fatti per giungere a una comunanza insperata.
Jens si nutre di solitudine, lontano dall’esistenza, pensa che non è possibile stare con qualcuno che parla così tanto, il ragazzo lo guarda e cerca di capire qualcosa di questa vita infame, sente la sua forza, la sua sicurezza, e ripone in lui coraggio e speranza.
Lunghe riflessioni in un ...” cammino tortuoso attraverso un fiordo scontroso su una bagnarola con un compagno morto di paura, due brughiere alle spalle per perdersi in una nevicata accecante con un ghiacciaio empio dietro la tormenta “.... per aprirsi a una verità: il ragazzo stava bene nella nuova casa, ora ne sente la mancanza, e la morte dell’ amico Bardur, incredibilmente, gli ha offerto una possibile felicità.
In lui cresce la nostalgia di un luogo che lo ha sottratto dalla fuga, tre settimane in cui qualcosa è cambiato, una nuova vita, libri, conversazioni, istruzione, e solo ora se ne rende conto, in fondo gli bastano pochi versi per sparire nelle parole, versi che gli permettono di intravedere altri mondi oltre il potere dei sogni.
I due si troveranno nel pieno della tormenta, sommersi dalle lacrime degli angeli, dove non esiste più nulla se non neve e vento, sul loro cammino figure inattese, spezzoni di storie, attimi da condividere, una bara cui dare degna sepoltura e un pericolo silente, onnipresente, sempre in agguato, fino a ora scongiurato...
Dopo “ Paradiso e inferno “ ecco “ La tristezza degli angeli “, secondo capitolo di una trilogia, che ripropone la grandezza di un autore contemporaneo che pare avere assorbito e distillato il meglio della propria terra e dei suoi autori, in particolare Gunnar Gunnarson ereditandone la memoria e trasferendola all’oggi.
Una scrittura poetica che alterna tratti onirici e realismo estremo, graffiante, lunghe digressioni naturalistiche a dialoghi intensi intrisi di attesa e silenzio ma anche di umorismo, distillando, come sempre, parole e significati.
E scopriamo, dietro una durezza apparente, di toni e contenuti, di luoghi e uomini scolpiti dalla propria terra, un’ umanità invidiabile, tratti di dolcezza estrema, una attenta analisi interiore, cercando di scacciare l’ incubo onnipresente della morte in una dimensione talmente profonda da non sembrare vera.