La tregua La tregua

La tregua

Letteratura straniera

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"Signore maturo, esperto, posato, quarantanove anni, senza gravi acciacchi, ottimo stipendio": cosi si descriverebbe Martin Santomé, il protagonista di questo piccolo classico della letteratura sudamericana. Schiacciato dalla noia di una vita da impiegato di commercio, vedovo con tre figli ormai grandi, guarda al trascorrere del tempo con tranquilla disillusione. E tutto rimarrebbe immobile fino al suo pensionamento, se in ufficio non venisse assunta la giovane Avellaneda, timida e chiusa in una silenziosa bellezza: per lei Santomé sente nascere un amore insperato, che lo porterà a vivere una relazione clandestina, rimettendo il tempo in movimento. Come Svevo in "Senilità", "La tregua" racconta la capacità straordinaria che ha la vita di prendere il vento e gonfiare le vele, per poi tornare alla quiete della bonaccia.



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La tregua 2016-05-13 19:48:47 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    13 Mag, 2016
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MATRIOSKA DI SENTIMENTI



Un libro matrioska...dentro, man mano che procedi, ci trovi di tutto, tutti i sentimenti possibili, tutti raccontati con una nitidezza e una schiettezza esemplari, ma anche con pudore.
Un uomo di 49 anni, ad un passo dalla pensione, vedovo, con tre figli grandi difficili da gestire, relazioni "toccata e fuga" con le donne, un solo vero amico...e la certezza che la felicità non sia cosa per lui.
Non riesce a sentirsi orgoglioso di aver tirato su tre figli da solo, perché si è sempre sentito schiacciato dal dovere di farlo, senza avere il tempo di autoammirarsi, il ricordo di una moglie persa a 25 anni, all'apice della sua bellezza e del suo splendore, gli impedisce di avere rapporti stabili e duraturi...

"E non ce la faccio. So che aveva gli occhi verdi, ma non riesco a sentire il suo sguardo nel mio."

...fino a quando non arriva lei, giovane, fresca, pura.
Perché lei arriva...e insieme a lei la gioia di un amore inaspettato, più maturo, meno fisico, l'incastro perfetto tra corpo e anima, ma anche la paura di essere troppo vecchio, il demone della gelosia...
La felicità adesso è lì, può toccarla con mano, ma ha paura di farlo, ha paura del futuro...

"Sono certo che l'apice duri solo un secondo, un breve istante, la durata di un lampo, e non si ha diritto a proroghe."

Ma proprio quando si arrende all'idea di essere felice, quando abbassa la guardia...ecco che capisce essersi trattato solo di una "tregua" del destino.
Destino beffardo e oscuro.
Ed ecco che il rapporto con quel Dio, con cui già non riusciva a relazionarsi, precipita.

"Io so che Lui è una solitudine remota, alla quale non ho mai avuto né mai avrò accesso.
E ce ne stiamo così, ciascuno sulla sua riva, senza odiarci, senza amarci, alieni".

Un diario (lungo un anno) che racconta la capacità di cadere, di rinascere, di cadere ancora...
Un libro che ti avvolge fra le sue pagine composte, piene di garbo e dignità, per poi lasciarti spiazzata e dolorante, proprio alla fine, alla ricerca disperata di un appiglio che giustifichi tutto, ma che non trovi.
Perché non ci sono giustificazioni per l'infelicità, per il dolore.

"Quanto ho bisogno di lei.
Dio è stato quel che mi è sempre mancato di più.
Ma di lei ho bisogno più che di Dio".

Lieve e struggente.
Bellissimo.

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La tregua 2015-02-23 07:48:25 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    23 Febbraio, 2015
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La persistenza della memoria

È l’inquietante immagine dell’opera di Salvador Dalì dal titolo “La persistenza della memoria”, più diffusamente conosciuto come “Gli orologi molli”, che evoca la lettura di questo bellissimo e tristissimo romanzo dell’uruguaiano Mario Benedetti.
Se nel dipinto di Dalì la dinamica e ineluttabile tendenza del tempo al deterioramento e alla corruzione della materia in uno spazio immobile e statico rende molli gli orologi ormai privi delle caratteristiche originali, ne “La tregua” è sempre il tempo con il suo inesorabile scorrere a lasciare il suo segno su uomini e cose. Non a caso l’autore si serve della tecnica diaristica. Il diario, infatti, serve a scandire le ore e i minuti, a registrare eventi di cui si perderebbe memoria, eventi che hanno contribuito alla crescita di ogni individuo, lo hanno segnato talora con indulgenza talora con severità. Questo è il diario: è trovare nella pagina bianca un muto interlocutore a cui affidare confidenze che rispecchino un’assoluta verità. Il diario, dunque, come “journal intime” , per usare la definizione di Lejeune.
Cinquantenne, vedovo, Martin Santomé , il protagonista di questo romanzo, ci racconta le difficoltà d’una vita trascorsa nella routine tra il lavoro d’impiegato e l’educazione dei tre figli, nel ricordo d’una moglie amatissima. Alla soglia della pensione egli si dibatte tra il desiderio di potersi finalmente riappropriare del proprio tempo, senza ulteriori sacrifici, e l’angoscia dovuta alla consapevolezza che non essere più parte attiva della società avrebbe accelerato il suo invecchiamento.
L’amore per Avellaneda giunge improvviso e insperato e fa rinascere in lui sentimenti sopiti. Il legame diviene profondo e Martin comincia a pensare al suo tempo futuro come a qualcosa di piacevole e confida al diario le proprie speranze. Ma ciò che può sembrare felicità si rivela spesso essere solo una breve tregua in un’esistenza difficile e tormentata.
Sono molti i temi affrontati in questo romanzo con un’ analisi profonda e acuta. C’è un continuo lavoro di introspezione, uno studio accurato dei rapporti umani, una esaltazione dei valori fondamentali che danno dignità all’uomo, contemporaneamente al disprezzo per l’ambizione che gli toglie ogni spiritualità trasformando il qualcuno in qualcosa.
Sono infine il rapporto con la morte e l’enigma dell’oltre la vita a riproporre il tema della fede che si affievolisce ogniqualvolta la sofferenza raggiunge una soglia insopportabile. Indagando nei sentimenti umani, Benedetti riesce, dunque, con fine sensibilità a portare alla luce quelle esperienze di gioia e dolore che sono proprie di ogni individuo.

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