La tigre bianca
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La stia per polli
La tigre bianca è un romanzo ironico, cinico, spietato come è spietata la società indiana. Il protagonista sognatore, intelligente, capace, rarissimo esemplare del suo ambiente come una tigre bianca descrive la sua ascesa a partire dal funerale della madre fino al suo posto di imprenditore, racconta cioè il suo passaggio dalle Tenebre alla Luce. Spiega inoltre i meccanismi su cui si basa la società indiana oltre alle ragioni socio culturali per cui una rivoluzione politica mai potrà partire dall’India. Infatti, una delle più grande invenzioni dell’India è la stia per polli e chi è dentro la stia non può uscire dalla stia a meno che non sia una tigre bianca, cioè uno di quegli individui che possono anche accettare il massacro di tutti gli altri parenti pur di farcela. Il romanzo è molto originale perché le cose sono viste dal punto di vista del servo, intelligente ma ignorante per forza di cose, per cui il suo punto di osservazione per quasi tutto il romanzo è molto simile a quello ingenuo di un bambino che però ha voglia di imparare e impara in fretta le regole del gioco, non solo per giocare e passare da servo a padrone ma soprattutto per poter diventare un uomo libero, l’unico tipo di uomo che in India può permettersi una famiglia. Il libro è molto intelligente, originale, duro ma vero. Si intuisce anche un rapporto India -America simile al rapporto servo -padrone. Un libro brillante e intelligente, in cui il cinismo nasce non dall’opportunismo ma piuttosto dalla disperazione e dalla mancanza di alternative. E non arriva fino alle sabbie mobili della rassegnazione.
“C’è una storia che devo aver orecchiato alla stazione, signore, o forse l’ho letta sulla pagina strappata che avvolgeva una pannocchia di mais comprata al mercato… non ricordo. Era una storia del Buddha. Un giorno, un astuto brahmino che voleva incastrare il Buddha gli domandò: «Maestro, ti consideri un uomo o un dio?» Il Buddha sorrise e disse: «Nessuno dei due. Sono uno che si è risvegliato mentre voi dormite ancora».
Indicazioni utili
COTTO A META'
Balram Halwai scrive le sue sette lettere al premier cinese Wen Jiabao in procinto di arrivare in visita a Bangalore raccontando la storia della sua vita: nato nelle "Tenebre" ossia in uno dei villaggi poveri dell'india dove l'uomo è dominato da signorotti locali e dalle severe leggi familiari. Si definisce un uomo emancipato e poco credente ma "sempre pronto a baciare i 36 0000 004 culi delle divinità"
Il villaggio di Laxmangarh (il luogo in cui è nato) è posto sulle rive del Gange è considerato il fiume dell'emancipazione in cui ogni anno centinaia di turisti vengono a immergersi nelle acque.
" No Mr Jiabao le sconsiglio vivamente di immergesi nel Gange a meno che voglia riempirsi la bocca di feci, paglia, membra umane in decomposizione, carcasse di bufale, nonchè sette diverse qualità di acidi industriali..Io so tutto sul Gange, signore...."
A questa considerazione racconta un episodio quando morta sua madre il corteo funebre porta il corpo, avvolto in una stoffa di satin al fiume, lì era stata costruita una piattaforma di legno su cui vi erano cataste di tronchi e uomini armati di accetta ne stavano facendo a pezzi; quando arrivarono già altri quattro corpi stavano bruciando e l'area era impregnata dal forte odore di carne bruciata. Dopo aver aspettato il loro turno ricoprirono il volto della donna e ceppi di legno furono impalati sopra il corpo, poi il sarcedote diede fuoco. Sotto la piattaforma vi era un gigantesco ammasso di fango nero ricoperto di petali di rosa,frammenti di satin, ossa carbonizzate e un cane si aggirava nel fango.
"Poi capii.....restai senza fiato e per la prima volta in vita mia svenni. Da allora non sono mai tornato a vedere il Gange lo lascio ai turisti americani!"
Sopranominato Tigre Bianca (da un ispettore scolastico stupito per le sue capacità) il protagonista definisce gente come lui un uomo "cotto a metà", ossia mezzo istruito e mezzo no in quanto non è stato permesso loro di finire la scuola per poter aiutare la famiglia, ma Balram non ha nessuna intenzione di seguire il destino del padre (umile conducente di risciò) e di suo fratello Kishan i quali sono sottomessi da Kusum l'infida nonna che "aveva l'abitudine di sfregarsi forte gli avambracci quando era contenta" e figli e nuore vivevano nel terrore della donna.
Anche se verrà costretto a lasciare la scuola e lavorare con il fratello al chiosco pulendo tavoli e spezzando carbone, farà di tutto per riuscire a diventare un autista, uno dei lavori ben remunerati e trasferito a Dhanbad riuscirà a farsi assumere come autista personale per il figlio "dell'Airone" uno dei signorotti del suo villaggio, anche se in realtà sarà "un tutto fare."
"Non so come siete organizzati in Cina...ma in India o quantomeno nelle Tenebre i ricchi non hanno autisti, cuochi, barbieri e sarti. Hanno semplicementi servi."
Balram spiega al premier che in India gli uomini ricchi hanno addestrato il resto della popolazione a vivere in un perenne stato servile, uomini e donne ogni giorno si alzano all'alba per dirgersi nelle case dei loro padroni e servirli umilmente e tutto per una misera paga ma sempre obbedienti e sottomessi nella loro condizione di servi. Intrappolati in questa miserevole situazione servile vengono paragonati a tanti polli chiusi nelle stie e se anche dai loro modo di scappare si rifiuteranno un pò per orgoglio e la gloria verso la loro nazione ma soprattutto per proteggere la propria famiglia, perchè l'indano povero che non obbedisce e tenta la fuga , la sua famiglia verrà perseguitata e massacrata.
Sin dalle prime lettere Balram confessa al premier di essere ricercato per aver ucciso il suo padrone Mr Ashok e grazie a ciò è riuscito a diventare un grande imprenditore, passo dopo passo descrive i suoi servigi quotidiani: gli massaggia i piedi, gli cucina, sta ore ad aspettarlo mentre va a fare shopping con sua moglie Pinky Madam in centri commerciali di extralusso (a cui lui non è permessso entrare) lo accompagna quando consegna buste ai politici corrotti e si commuove delle sue confidenze e dalle sue false promesse (una camera più bella, più soldi) in fin dei conti lo ammira e lo considera un uomo bello e buono.
Una lettura ironica e provocatoria (soprattutto in conclusione) in cui l'autore lascia intendere come l'India non dipenda dalle leggi Karmiche (così come è conosciuta dal resto del mondo) ma rivela un sistema di ingiustizie sociali dove la popolazione è suddivisa in caste, sopraffatta da un mondo corrotto e cinico in cui il più forte domina il più debole; tutto ciò raccontato in maniera fluida e semplice.
"...In India c'erano mille caste e mille destini. Adesso ci sono solo due caste.....E due destini soltanto: mangiare o essere mangiati."