Narrativa straniera Romanzi La terrazza proibita
 

La terrazza proibita La terrazza proibita

La terrazza proibita

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La presentazione e le recensioni di La terrazza proibita, opera di Fatema Mernissi edita da Giunti. “Venni al mondo nel 1940 in un harem di Fez, città marocchina...”. Così Fatema Mernissi, una della voci femminili più eloquenti del mondo musulmano, apre quest’intensa memoria d’infanzia. Il contrasto fra tradizione e modernizzazione che sovverte la società marocchina in quegli anni è ben presente nella narrazione di Fatima, dove la vita privata e quella pubblica s’intrecciano costantemente e felicemente: ne è nato un libro seducente e provocatorio, delicato e drammatico al tempo stesso, che fa giustizia degli stereotipi negativi così come delle visioni idealizzanti dell’harem e ci coinvolge in una dimensione affascinante, in cui il desiderio di una piena libertà femminile si mescola all’orgogliosa difesa della propria cultura d’origine.



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La terrazza proibita 2014-01-09 18:27:26 f.ilvi
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f.ilvi Opinione inserita da f.ilvi    09 Gennaio, 2014
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L'harem visto da una bambina

Premessa: ho comprato questo libro perché mi era stato detto assomigliare molto come genere a Memorie di una geisha...assolutamente falso! Non ho trovato nessuna similitudine, né per l'argomento, né per lo stile!

Lettura abbastanza leggera e scorrevole, non tanto per i temi affrontati, quanto perché a trattarli è una bambina: Fatema Mernissi, appartenente ad una famiglia benestante della Fez degli anni 40, che vive all'interno di un grande e sfarzoso harem con i suoi genitori, sua nonna e vari zii, cugini e parenti, in quantità non ben precisata.
Il romanzo non presenta una trama ben definita, non racconta una storia con un inizio, uno svolgimento ed una fine; è per lo più una raccolta di descrizioni di vari aspetti della vita durante gli anni in cui la modernità, portata dai Francesi, si faceva largo tra le strade del Marocco e si insinuava all'interno degli harem in cui convivevano i tenaci sostenitori della tradizione assieme a timidi germogli (per lo più femminili) di emancipazione. Tra questi "germogli" troviamo le maggiori esponenti in Shàma, la cugina adolescente di Fatema e soprattutto Dùja, la mamma della protagonista, che si batte perché la sua bambina possa avere un futuro ricco di cultura, esperienze e soprattutto libertà.
Molto affascinante il racconto delle serate di teatro organizzate dalle donne dell'harem, da cui trapela il desiderio di evasione dai confini invalicabili, se non durante alcune occasioni particolari. Molto suggestiva a mio avviso anche la descrizione degli abiti e dei vari tessuti e ricami, attraverso i quali l'autrice riesce a marcare la distinzione tra le seguaci della tradizione dalle rivoluzionarie.
Il tutto è visto naturalmente dagli occhi di una bambina di 9 anni, che, assieme al suo amico, nonché cugino coetaneo, Samìr, pone tante domande che non sono poi così infantili e scontate...cos'è veramente un harem? Perché le donne devono portare il velo? Perché uomini e donne si devono comportare diversamente? Qual'è la causa della guerra? Chi comanda?
Attraverso la ricerca delle risposte, si snoda il percorso dei due bambini verso l'età adulta e verso una realtà che si avvicina sempre di più alla modernità.

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A chi è incuriosito dagli usi e costumi del mondo musulmano
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La terrazza proibita 2013-03-25 09:33:11 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    25 Marzo, 2013
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Lassu' sui tetti di Fez

Da sempre perplessa e affascinata dalla realta' degli harem imperiali arabi, spesso inseriti in splendidi contesti architettonici come quelli visitati a Marrakech e Istanbul, non ho saputo resistere a questo titolo.
Causa disattenzione sul periodo in cui e' ambientato il romanzo, non mi sono resa conto che non poteva trattarsi di un harem imperiale, poco importa.
Fatema Mernissi nacque infatti a Fez nel 1940 in quello che veniva definito un "harem casalingo". Figlia di ricchi proprietari terrieri, padre monogamo , il vero poligamo della famiglia era il nonno che contava ben nove mogli. Le consorti e l'immane discendenza erano suddivisi in due harem, quello di campagna e quello di citta' , dove visse Fatema. Harem per definire di fatto una prigione dorata, entro cui le donne erano confinate e da cui solo di rado potevano uscire, con il permesso del marito o del nonno.

Potrei dilungarmi a lungo a raccontarvi quanto appreso, ma ovviamente non lo faro', mi limito a dire che grande e' la piacevolezza di questo libro , talmente leggero e intimo da renderne la lettura incantevole.
Mernissi infatti non compone una seria biografia ne' tanto meno un austero saggio. Riporta sulla carta i suoi ricordi di bambina, e dischiude innanzi a noi quella che e' la visione dell'harem dal punto di vista di una ragazzina marocchina, musulmana, che si pone domande e non trova risposte, immersa in una realta' conservatrice di donne servili e legate alla tradizione e di donne che nel rispetto totale della religione lottano per combattere la loro condizione, come la sua mamma.
Ne deriva un romanzo del personale e del quotidiano di un microcosmo di usi e costumi, ambienti e cibi, giochi e racconti, rituali di bellezza e magia , ribellione e depressione. Poi una bambina dal fondo di un pozzo spicca un salto e picchia la testa contro le nuvole, oggi e' docente di sociologia all'universita' di Rabat.

Molto interessante , leggero e intriso di un'atmosfera da Mille e una notte, non posso che augurarvi buona lettura.No, mi correggo. Non credo serva leggerlo. Questa e' voce, non scrittura, ci vuole altro...
... Levatevi le scarpe e a piedi scalzi sulla terra rossa aiutatemi a stendere dei grandi tappeti. L'aria tiepida profuma di arance e la notte e'nera, al centro accendiamo un gran fuoco e teiere fischiettanti traboccano di acqua bollente e profumatissime foglie fresche di te' alla menta. I bicchieri di vetro ornati d'oro e di zollette di zucchero ci addolciscono le labbra, Fatima si alza, i capelli hennati e il capo scoperto ricorda il passato e racconta , semplicemente racconta " Venni al mondo nel 1940 in un harem di Fez..."

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