La strada in fondo al mare
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IL TITANIC E LA GUERRA
La strada in fondo al mare: un libro che racchiude nelle sue 533 pagine circa 50 anni di storia.
La storia dei personaggi, come dice l'autrice stessa nella nota in fondo al libro, è inventata ma prende spunto da migliaia di vere testimonianze lasciate dai superstiti della grande nave.
Il tutto inizia così, con l'imbarco sul Titanic da parte di una famiglia formata da May, suo marito Joe e sua figlia Ellen; sulla stessa nave, ma in un altra classe, troviamo Celeste.
La tragedia unirà le due ragazze e le trasformerà in amiche, quasi sorelle, per tutta la vita.
Non voglio rovinare la sorpresa a chi ha intenzione di leggere questo libro.
Posso dirvi, però, che l'autrice mi ha fatto affezionare a tutti i suoi personaggi, mi ha fatto imparare tantissime cose perchè oltre ad essere un romanzo, lo definirei in parte anche un libro storico in quanto oltre a raccontare la storia dell'affondamento del Titanic ci racconta anche della Grande Guerra.
Questo libro mi ha appassionata a tal punto che ho cercato parecchie informazioni su internet riguardo al Titanic, è una storia davvero affascinante.
Incredibile come l'autrice riesca a far intrecciare tutte le storie che apparentemente non c'entrano nulla l'una con l'altra e non vi nascondo che ho letto le ultime pagine piangendo.
Un libro molto completo perchè fa riflettere sulla sofferenza e sulla povertà...ci parla d'amore tra genitori e figli, tra mogli e mariti e tra persone che neanche si conoscono ma legate da uno stesso avvenimento.
Se qualcuno sta cercando un libro davvero appassionante ve lo consiglio, ma non pensate di trovarlo divertente in quanto devo dire che gli avvenimenti di tutto il libro sono abbastanza tristi.
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Una storia infinita...
(il testo contiene mezzo spoiler).
L’attimo suggestivo, nella lettura di questo testo, l’ho vissuto all’ultima pagina. Quando ho potuto finalmente liberarmene. Non potevo farlo prima? Si, però mi secca sempre tanto abbandonare prematuramente un romanzo. Non so: è come se non dessi all’autore la possibilità, fino all’ultimo, di redimersi (almeno ai miei occhi). Però stavolta ho fatto un po’ di fatica.
Intendiamoci: non è un brutto romanzo. E’, a mio avviso, un romanzo piuttosto noioso. Conclusione alla quale sono pervenuto sulla base di alcune essenziali considerazioni:
- la sua lunghezza - 533 pagine, 129 capitoli - è del tutto sproporzionata rispetto all’entità concreta dei fatti narrati (specie nella parte centrale, se ne potrebbe sfoltire tranquillamente la metà senza alterare minimamente la storia ed anzi rendendola più interessante e meno ripetitiva);
- lo stile narrativo non è certamente tra i più moderni;
- la trama del libro mi sembra adatta per una “soap opera”, da un centinaio di puntate, sul piccolo schermo .
Ma di che parla “La strada in fondo al mare”?
E’ la notte del 14 aprile 1912. A bordo del Titanic, tra i 2223 passeggeri e uomini dell’equipaggio, ci sono, nella terza classe, quella dei paria, May Smith, con il marito Joe e la figlia neonata Ellen, in viaggio per gli Stati Uniti all’inseguimento del sogno americano; nella prima classe, quella dei ricconi, Celeste Parkes, moglie di un facoltoso uomo d’affari statunitense, di ritorno dall’Inghilterra dove ha assistito ai funerali della madre.
Dopo l’impatto del transatlantico contro l’iceberg, Joe ed Ellen spariscono nelle acque gelide; May viene recuperata a bordo di una scialuppa di salvataggio, grazie all’intervento di Celeste. Prima di morire, il capitano della nave issa bordo della scialuppa un fagottino contenente un neonato che (chissà perché) viene attribuito a May. Quest’ultima si accorge ben presto che è avvenuto uno scambio di persona ma, superando un dramma interiore – che costituirà il tormentone di quasi tutto il romanzo, riproponendosi periodicamente e stancamente pur con il trascorrere dei lustri – decide di far apparire la piccola come propria figlia.
Da questo punto in poi, il racconto segue le storie delle due donne, divenute amiche per la pelle, dei loro figli (veri o presunti), dei loro parenti. Una storia che va avanti per decenni; passa attraverso due guerre mondiali; perde lentamente, per lutto, alcuni protagonisti; si conclude come da previsioni abbondantemente scontate.
Taluni personaggi o episodi sono talmente caricati da guadagnarsi un posto in prima fila nel settore “inverosimiglianza”. Il marito di Celeste, per dire, è uomo cattivissimo che più cattivo non si può. Troverebbe divieto di accesso perfino all’inferno.
E Angelo? Angelo è un emigrato italiano a New York, in attesa della moglie e della figlia neonata che si trovavano a bordo del Titanic. Si immagini la scena. La sera del 18 aprile 1912 il transatlantico inglese Carpathia, protagonista del salvataggio dei sopravvissuti del Titanic, giunge al porto di New York. La notizia del naufragio ha fatto il giro del mondo e all’arrivo della nave il porto è gremito da migliaia di persone (almeno 10.000, secondo le cronache dell’epoca): amici, parenti e conoscenti dei passeggeri; masse di curiosi: rappresentanti della stampa; un numero indefinito di agenti del servizio d’ordine; mezzi e personale per il pronto soccorso. Dalla nave scendono i 706 naufraghi del Titanic e tutti passeggeri della Carpathia. La zona è transennata e la situazione è, presumibilmente, di vera e propria bolgia. Bene: in tutto ciò, Angelo non solo s’imbatte in una scarpina da neonato abbandonata in terra ma, dal tipo di ricamatura propria della stessa, stabilisce, una volta per tutte, che essa debba necessariamente appartenere a sua figlia, la quale, ovviamente, non può che essere sopravvissuta.
Una volta descritta una simile scemenza, l’autrice non poteva che perseverare. Così…..
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No! No! No!!
Mi fa' schifo la gente che vive delle disgrazie degli altri. Questo libro fa SCHIFO!! Al Titanic vengono dedicati pochi capitoli che sarebbero stati un po' interessanti se sviluppati meglio. La tragedia arriva troppo presto, senza nemmeno lasciarci capire bene la situazione. La situazione verrà descritta in seguito da una delle protagoniste in una situazione tanto sgradevole da essere acida. Sempre a pensare a quelli di terza classe?? Su, avanti!! Non penso che si posso essere così insensibili e pensare SOLO a quello!!
La tragedia resta poi elemento di sfondo, un fastidioso ronzio che disturba la narrazione e spunta nei momenti più importunevoli. La storia di May è la solita stupidagine, l'intreccio più banale mai visto, e senza neppure una reazione umana. Su, avanti: scopri che quella non è tua figlia, vuoi almeno disperarti perchè non hai più speranza?? E la storia insulsa e inutile di Angelo? Da solo i nervi. Non serve a niente, sarebbe bastato un piccolo racconto alla fine, magari narrato alla stessa Ella. Lasciamo perdere poi la storia RIDICOLA di Celestine, che solo a pensarci mi vengono i brividi... Deprimente e nulla più.
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Da leggere!
Bello, forte, emozionante. La tragedia del Titanic fa da sfondo alle diverse storie dei vari personaggi che all' inizio vengono raccontate separate ma poi si vanno ad intrecciare rendendo la trama sempre più appassionante. E' un vortice di emozioni, e racconti di vita vissuta che parte dal 1912 fino al 1959; un arco di tempo di cinquant'anni in cui si esplorano oltre ai cambiamenti e la crescita dei vari personaggi, anche il progresso sociale, economico, evolutivo del mondo. Un pezzetto di storia. Merita di esser letto.