La storia delle api
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Speranza
«E si avvicinava quell’unica breve ora che avevo ogni giorno a disposizione per stare con il mio bambino. Quella breve ora era tutto quello che avevamo e in quella breve ora io avrei forse potuto fare la differenza. Piantare un seme, che gli avrebbe dato la possibilità che a me non era mai stata concessa.»
Tre archi temporali: passato, presente, futuro. Un’unica costante; il ronzio. Il ronzio sommesso, il ronzio prepotente, incessante. Il ronzio di quelle api che accompagno le realtà dei tre protagonisti della profonda storia ideata da Maja Lunde. Perché le api si accorgono di tutto. Perché le api sanno tutto. E quelle esistenze le accompagnano anche con un incessante silenzio. Un silenzio tenebroso, un silenzio pesante perché riprova delle conseguenze che potrebbero scaturire dalla loro dipartita, dalla loro assenza, dalla loro morte.
William è un biologo che ha perso la passione per l’osservazione scientifica. Vive nell’Ottocento con una moglie, un unico figlio maschio e sei figlie femmine. Tra tutte l’unica davvero avvezza all’arte della cultura e del sapere è Charlotte ma è una donna e come tale non viene presa in considerazione, non viene vista, non viene annusata. È rilegata nella sua condizione, per lei non ci sono occhi. Per lei non ci sono possibilità. Edmund è il successore, Edmund è il predestinato. La malattia, la rinascita.
E poi c’è George che con quelle arnie vive e non ammette repliche e non ammette deroghe. Suo figlio non può scegliere una via alternativa, non può rinunciare alla sua eredità. Tuttavia, il padre verrà affondato dalla moria epocale delle api. La rovina, il tremore.
Infine c’è lei, Tao. Lei che è una impollinatrice cinese, lei che risparmia giorno dopo giorno insieme al marito per offrire un divenire migliore al suo piccolo Wei-Wen. Vive in un futuro non troppo lontano ma non si arrenderà quando la sorte avversa la colpirà da vicino, quando la sorte avversa la colpirà in quell’affetto così inestimabile congiunto. Andrà a Pechino, cercherà le risposte alle sue domande, imparerà a convivere con una nuova verità. Perché la regina, in un clima di umanità soccombente e di carestia, è tornata al suo posto, ha ripreso le redini del suo trono. Perché la possibilità adesso esiste.
Un libro forte, introspettivo, umano. Un testo che arriva, che colpisce, che scuote e che non si dimentica. Un lavoro davvero interessante sia dal punto di vista dell’approfondimento che da quello della sensibilizzazione su un tema ancora oggi troppo sottovalutato.
Un dono per il quale non smetterò mai di ringraziare.
«Credevo che sarei stato costretto a scegliere, invece ero in grado di portare avanti entrambe le cose, la vita e la passione.»
«La vita di una sola persona, la carne di una sola persona, sangue, fluidi corporei, impulsi nervosi, pensieri, paure e sogni non contavano niente. I miei sogni per lui non significavano niente, nemmeno quelli, finché non fossi riuscita a metterli in relazione al resto e a vedere che quegli stessi sogni dovevano valere per tutti noi. Ma Wei-Wen avrebbe comunque avuto un senso. La sua immagine. Il bambino con il fazzoletto rosso, il suo viso: erano la nuova epoca. Per milioni di persone il suo viso paffuto, i suoi grandi occhi scintillanti che sbirciavano in un verso un cielo azzurro terso, significavano solo una cosa. Un’unica parola. Un unico sentimento collettivo e unificante: speranza.»
Indicazioni utili
Dove c’è ape c’è speranza
Il ronzio è sommesso ed irregolare, si muovono fior fiore, ognuno ne ha avvertito la presenza. Ma se il ronzare si convertisse nel rimbombo cavernoso del silenzio, che ne sarebbe di noi se sparissero per sempre.
Sono tre storie in scala temporale che si intrecciano abilmente ed amabilmente, nell’alternarsi del passato Ottocentesco con William, biologo spentosi con lo smorzarsi di quella che un tempo era la sua passione per l’osservazione scientifica.
Il presente si presta all’apicoltore americano George, che pur preferendo alla politica del profitto quella del benessere dei propri insetti, viene affondato dalla moria epocale di api.
Nel futuro è una giovane madre ostinata e coraggiosa Tao, impollinatrice cinese soffocata dal duro lavoro in cui per sopravvivere l’uomo deve sostituirsi alle api, ormai estinte.
Quando tutto è perduto anche i boccioli sono meno belli, il loro profumo non placa la fame.
Mentre l’umanità soccombe alla carestia, la speranza freme nel grembo di una regina tornata al trono.
Che la sua progenie si diffonda, portando la morte, portando la vita.
Certamente non accostabile alla saggistica, trattasi invece di un vero e proprio romanzo ecologico.
Approfondito l’argomento, l’autrice propone un lavoro interessante dal punto di vita informativo, divulgando nozioni attraverso una narrativa avvolgente ed incalzante, nonché strumento di sensibilizzazione verso una apocalisse non molto remota e tantomeno inverosimile.