La stagione degli amori
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Intrighi d’amore e scambi d’identità
P.G. Wodehouse è uno dei più celebri e prolifici interpreti della commedia umoristica inglese, capace di giocare con le atmosfere patinate dell’aristocrazia britannica condendole con ironia, arguzia e una serie di improbabili peripezie tra cui i suoi personaggi devono destreggiarsi. Molti di essi, tra l’altro, ricorrono in diverse delle sue numerosissime opere dando vita a vere e proprie serie narrative.
Questo romanzo, in particolare, fa parte del filone che vede protagonisti Bertie Wooster, ricco ed eccentrico perdigiorno, e il suo maggiordomo Jeeves, in grado con le sue ingegnose trovate di trarlo sempre in salvo da ogni impiccio. La trama è tutta qui: intricati scambi di identità, divertenti errori e problemi banali, che a Bertie e ai suoi altrettanto sciocchi e sfaccendati amici, vagamente sganciati e sconnessi dalla realtà, appaiono determinanti e insormontabili, e che Jeeves prontamente risolverà.
La rappresentazione è satirica, sì, ma una satira deliziosamente fresca, che non corrode ma sbeffeggia con garbo. Non si tratta a mio avviso di una lettura che lascia traccia nel cuore, forse mi aspettavo le battute geniali delle commedie di Oscar Wilde o una trama coinvolgente a cui potermi appassionare, ma si tratta comunque di pagine gradevoli, spensierate e stilisticamente di qualità, che consentono di lasciarsi alle spalle per qualche ora i problemi della quotidianità.