La spia
Editore
Parigi, prigione di Saint-Lazare, 1917. Una donna attende con fierezza la propria esecuzione. Le rimane un solo desiderio: che sua figlia sappia la verità; che la figlia, che lei non vedrà mai crescere, non creda ad altri che a sua madre. E così prende carta e penna per raccontarle la sua vita avventurosa e controversa. Lei, che attende la fine a Saint Lazare, è Mata Hari, la donna più desiderabile e desiderata del suo tempo: ballerina scandalosa, seduttrice degli uomini più ricchi e potenti del suo tempo, capace di diventarne cortigiana, amante e fidata confidente; e, forse per questo, di suscitare gelosie e invidie nelle donne e mogli della aristocrazia parigina. Lei è la donna dai molti nomi: Margaretha, il nome di battesimo; Mrs McLeod, come la chiamavano aJava; H2T, il nome in codice che i tedeschi le avevano dato in guerra. Il passato di Mata Hari è oscuro, il presente pericoloso: ha dedicato la sua vita alla libertà e al desiderio, ha sfidato i pregiudizi della società. E ora sconta l'accusa infamante di spia. Ma la sua unica colpa è stata di essere una donna libera.
Recensione della Redazione QLibri
Calma piatta
Alta e slanciata, occhi e capelli scuri e una chioma corvina.
Un viso non bellissimo ma conturbante. Fotografie in bianco e nero la ritraggono prevalentemente semisvestita, una vistosa tiara d'oro, perle e lapislazzuli sul capo, il ventre scoperto sopra una lunga gonna di leggeri veli sovrapposti.
Di buona famiglia, raggiunse il successo come danzatrice orientale per poi convolare, dopo un alternarsi di presunti spionaggio, controspionaggio e la condanna decisiva, alle nozze nere col patibolo.
Il personaggio di Mata Hari e’ misterioso, femminile e spregiudicato punto di partenza di tante rappresentazioni tra cui, recentemente, quella di Coelho. L’autore precisa l’assenza del rigore storico sebbene sia ispirato ai fatti realmente accaduti, ci prepariamo quindi a una non biografia ma ad un romanzo storico accattivante, vista la fama della nota spia.
Il testo effettivamente tocca la maggior parte degli aspetti della tumultuosa vita della donna, ma il difetto e' di forma. Proposto come lettera-confessione, e’ Mata Hari stessa l’IO narrante, necessaria diviene quindi l'osmosi tra scrittore e protagonista.
Leggo, rifletto e concludo che se per molti uomini essere una vera femmina e’ un esercizio ragionevolmente complesso, per Paulo Coelho essere una donna esotica, audace e sensuale e’ un caco senza buccia.
Il racconto sbrodola informe in una piattezza da manuale, noioso all’inverosimile. Privo di vigore narrativo e di pathos, di Mata Hari resta una donnetta dai facili costumi che si concede – svogliata - a uomini facoltosi in cambio di ricchezza e potere, sculettando false danze orientali come una qualsiasi praticante strip teaser. Non bastasse, a tratti il testo e’ anche logorroico e ripetitivo.
Se il plotone colpì Margaretha Geertruida Zelle il 15 ottobre 1917, oggi la penna di Coelho ha sepolto il fascino cangiante del suo personaggio.
A meta’ strada tra Morfeo e Ortica, un estratto di Wikipedia e’ piu’ avvincente, dettagliato e udite udite… gratuito.
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Qual qualcosa che non convince.
Chi era Mata Hari? Dove ha vissuto? Da cosa trae origine questo suo nome così particolare? Perché ha fatto della danza lo strumento con cui esprimere la propria libertà? Cosa si cela attorno a questa protagonista così eclettica e al contempo misteriosa? Con “La spia” Paulo Coelho cerca di ricostruire quelli che sono stati i momenti più significativi e meno noti della sua vita.
Per riuscire nell’intento l’autore suddivide in tre capitoli – escluso prologo e epilogo – il racconto e parte, proprio dal momento conclusivo dell’esistenza della donna per riportare i fatti; ovvero dalla sua fucilazione. Da ciò la narrazione si sposta concentrandosi e assumendo la voce della stessa eroina in un continuo alternarsi di presente e passato. Interessante, anche se non pienamente riuscita, la scelta stilistica con cui ella narra e cioè in una confessione al suo avvocato quando la vicenda è collocata nel presente e in un passato remoto quando al contrario vengono trattati fatti della memoria riesumati dai più profondi angoli della mente. Nella terza parte, è proprio il difensore Clunet a rievocare del processo, procedimento che in precedenza non viene mai affrontato. Scopo, in quest’ultima tranche, è quella di evidenziarne la falsità, le ingenti omissioni e menzogne, la volontà di celare, di mescolare, di confondere le idee.
Vivida è nella mente del lettore l’immagine di Mata Hari la quale viene descritta da Coelho come una figura dal grande fascino e magnetismo, una persona, ancora, che mai cela il suo accettar denaro in cambio di prestazioni sessuali poiché questo la rende forte, emancipata e le attribuisce un potere ineguagliabile nei confronti dei terzi. Tuttavia, il testo presenta delle dissonanze proprio a causa dell’impostazione stilistica attribuitogli.
Questo voler essere una sorta di confessione in cui si alterna l’io narrante richiede una giusta dose di emozione e sentimento allo scrittore che deve armare di solidi attributi e di ampio spessore il componimento. Se ciò non accade, l’elaborato perde di profondità e finisce con l’essere niente più che una rendicontazione che viene sottoposta al conoscitore come una mera enunciazione di plurimi avvenimenti. E purtroppo è proprio quel che ho riscontrato in questo volume che prima di recensire ho preferito rileggere una seconda volta (a distanza di tempo da quella prima lettura occorsa al momento della sua pubblicazione), per sperare in nuove riflessioni e/o sfumature. Ahimé, non faccio altro che confermare le impressioni avute in origine e me ne dispiaccio perché è già il secondo o terzo libro del brasiliano che non mi convince.
Indicazioni utili
- sì
- no