La scelta di Reuven
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Itinerari per diventare adulti
"... ci sono molti animi buoni in mezzo a loro. Aiutano a tenere vivo il mondo" (C. Potok).
"La scelta di Reuven" è esattamente la continuazione di "Danny l'eletto".
L'autore, C. Potok, ebreo di New York (città dove sono ambientati i due libri), pare immergersi talmente nelle storie narrate, da non riuscire facilmente ad allontanarsi dai suoi personaggi. Capita in più opere da lui scritte il destino di proseguire oltre.
Qui i due giovani protagonisti ormai sulla soglia dell'età adulta (siamo nei primi anni '50 del XX secolo), con i loro talenti e l'impegno profuso, stanno realizzando scelte lungamente ambite: Reuven come rabbino e insegnante di testi ebraici; Danny avviato all'attività di psichiatra (sottraendosi così alle aspettative che la tradizione familiare riponeva in lui).
Tra di loro una giovane donna, studiosa di letteratura inglese.
Fra questi personaggi si aggiunge un adolescente intelligente e fragile, emotivamente disturbato, figlio di un famoso intellettuale ebreo su posizioni di laicità. Quasi a controbilanciare, nel variegato mondo ebraico americano, c'è un insegnante di Reuven, giunto dagli orrori dell'olocausto, la cui severa ortodossia trova una motivazione nella scioccante perdita di tutte le persone di riferimento: "Rav Kalman sta cercando di salvare quel po' che è rimasto del suo mondo. (...) I campi di sterminio distrussero assai più degli ebrei d'Europa. Distrussero la fede dell'uomo in se stesso".
I percorsi di vita dei due amici s'intrecciano mirabilmente, e il giovanissimo Michael (terzo vero protagonista del libro) diventerà, via via, un tramite fra di loro e porrà una scomoda domanda, a cui i due non potranno esimersi dal dare una risposta.
Ognuno vede compiersi il proprio destino, ma le porte del futuro restano aperte.
Il libro è bellissimo, superlativo assoluto che si attribuisce con una certa parsimonia. Qui, però, siamo di fronte ad uno dei migliori scrittori che la contemporaneità ci ha offerto.
Il lettore viene condotto, con mano quasi protettiva e in un clima avvolgente, nei meandri della storia socio-culturale e non solo, ma ancor più nel profondo dell'essere umano, dei suoi segreti e delle sue responsabilità.
Indicazioni utili
"Danny l'eletto"
Le scelte
Potok è uno di quegli scrittori la cui lettura fa bene all'anima. Se uno si sente deluso, stanco, convinto che nel mondo non ci sarà mai niente di buono, beh Potok potrebbe farvi cambiare idea. Non perchè è uno scrittore particolarmente ottimista e positivo, sì lo è ma non è questo l'importante. Lui e i suoi personaggi non vivono in balia dei sentimenti o degli istinti o di pulsioni di qualsiasi tipo ma hanno una razionalità ferrea e un'etica a prova di scossoni perchè non fondata sul buon cuore che lascia il tempo che trova, ma su una solida ragione e volontà di bene. Leggendo il romanzo, la figura di Reuven e di suo padre entrano ancora di più nel cuore del lettore rispetto a Danny l'eletto, perchè questo romanzo è meno apertamente didascalico. L'aspetto didascalico in un romanzo ha sempre su di me un effetto repulsivo in qualche misura. Reuven qui è messo alla prova dal suo insegnante Kaiman, un uomo in cui ortodossia e ottusità mentale sono tutt'uno, che esercita sugli allievi un controllo assoluto simile al mobbing. Dopo aver letto Danny l'eletto mi aspettavo che anche qui lo scontro con il terribile Kaiman non finisse con lo smascheramento e la sconfitta dell'orribile professore ma con un avvicinamento. E effettivamente anche di fronte a un mostro di ortodossia come Kaiman Potok si sforza di capire e di parlare all'anima del nemico e c'è un avvicinamento, anche se non una piena comprensione come succede nel precedente romanzo tra Reuven e Danny e il padre di Danny.
Anche qui troviamo grandi dispute a suon di Talmud e Sacre Scritture, ma non pensate che il libro sia palloso, perchè anzi, è davvero appassionante anche se noi non-ebrei leggiamo qualcosa che non comprendiamo pienamente nè dal punto di vista letterale nè culturale. Le dispute talmudiche sono incredibilmente appassionanti. Davvero leggendo Potok, si pensa che questi ebrei siano una razza superiore con una cultura e una intelligenza superiore e si possono quasi intuire le radici dell'invidia che gli ebrei hanno suscitato nel corso della storia e dell'accanimento contro di loro.
Potok è una persona che ti ridà fiducia nel genere umano, fiducia che lui non ha mai perso, a fronte del vicino Olocausto. I suoi personaggi non sono mai preda delle passioni ma le governano pienamente. Anche la gelosia per la ragazza Rachel da cui sono attratti sia Danny che Reuven non è mai motivo di divisione. La gelosia è appena accennata in una riga del libro come un'ombra cui non è bene dedicare più di un fuggevole pensiero.
Se dovessi fare un appunto alla storia è quella della malattia psichiatrica e relativa cura di Michel in cui non mi convincono troppo nè i sintomi nè la pazzesca terapia ma credo che su questo Potok si sarà documentato bene data la sua passione per la materia.
Naturalmente il terribile Kaiman metterà Reuven di fronte a una scelta tra passare l'esame e scendere a compromesso con le sue idee. Ma Reuven ribalta la situazione, giocando d'azzardo con il destino. Sarà anche Kaiman e non solo lui a dover scegliere e a doversi scontrare con la propria coscienza.