Narrativa straniera Romanzi La ragione per cui corro
 

La ragione per cui corro La ragione per cui corro

La ragione per cui corro

Letteratura straniera

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Bingo corre. Corre per le strade devastate degli slum di Nairobi, corre per luoghi dove la speranza è stata dimenticata e il futuro è un buco nero. Corre trasportando piccole buste contenenti la cosa più preziosa che c'è, la polvere bianca che luccica più dell'oro. L'eroina. Quella per cui a Nairobi non si esita a uccidere, ma grazie alla quale Bingo e gli altri come lui - ragazzi che non hanno niente e nessuno al mondo - riescono, in qualche modo, a sopravvivere. Perché Bingo un orfano di quindici anni, che per un disturbo della crescita ha ancora le fattezze dolci di un bambino - ha imparato presto il compromesso. Eppure sarà proprio lui a raccontarci che a volte, anche quando intorno c'è l'inferno, la bellezza si può trovare nelle piccole cose.



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La ragione per cui corro 2014-12-22 16:21:58 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    22 Dicembre, 2014
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Corri Bingo, corri!

“Il mio nome è Bingo Mwolo e sono il più grande corriere di Kibera, Nairobi, e probabilmente del mondo”: questa è la presentazione che Levine ci offre del suo giovane ma arguto protagonista. Tredici sono i suoi comandamenti e vanno dal “corri. Non fermarti. Se ti fermi non sei da nessuna parte” a “mai rubare i soldi dei drogati”. Un ritardo della crescita gli ha fornito l’appellativo “Tappo” e senza troppi preamboli gli ha consentito di dribblare ogni forma di controllo e di sospetto sul suo lavoro. Quando hai 15 anni ma ne dimostri a malapena dieci chi ipotizzerebbe mai che sei uno dei migliori corrieri “di bianca” che il Lupo ha a disposizione? Figlio di un ubriacone giocatore d’azzardo e di una donna uccisa a coltellate poco dopo il loro arrivo a Nairobi, il ragazzo ha imparato a cavarsela da solo e ad affrontare le più svariate situazioni presentabili in un contesto di povertà e degrado quale quello in cui vive.
Lo scenario che ci viene presentato dall’autore è quello di un mondo molto lontano rispetto a chi ha la fortuna di non vivere in un paese devastato dalla povertà o dalla guerra, un universo dove l’istinto di sopravvivenza prevale sulla lealtà e sugli scrupoli, sulla morale e sul rispetto reciproco. L’alternativa? Essere carne da macello. Le donne non sono altro che oggetti di cui far uso nel momento di necessità, una volta esperita la loro funzione sessuale non servono più a niente, non a caso, quelle poche che vengono citate non sono definite in altro modo che non se come puttane. La vita di Bingo continua normalmente fino a quando, nell’effettuare una consegna, assiste a qualcosa di inaspettato e si ritrova ad essere una pedina nelle mani dei suoi “superiori”. Adesso è un testimone e pertanto deve essere protetto. La sua nuova dimora diventerà l’orfanotrofio di St Michael guidato da Padre Matthew, istituto che dovrebbe rappresentare la casa di Dio in terra ma che in verità si prefigura come luogo di perdizione per eccellenza, fulcro “della bianca” e patria di un’unica divinità: il denaro. Ben presto Bingo viene destinato nuovamente alle consegne e nove settimane dopo la ripresa della sua “attività commerciale” una misteriosa donna appare nella sua vita; la signora Steele farà la differenza.
Bingo lo sa, “La vita è oggi. Domani è fango”. Corri da solo, non portarti nulla dal passato. Gli amici ti fregheranno, i nemici ti fregheranno, tutti ti fregheranno. E’ un dato inequivocabile. Solitudine. Lotta. Nessuna alternativa, altre possibilità sono sconosciute.
Questo romanzo è un inno alla vita, alla famiglia, alla voglia di riscatto. Invita alla riflessione e si impone con tutta la sua forza grazie ad un protagonista che difficilmente può passare inosservato. Intelligente, scaltro ma anche sfiduciato e sempre in guardia, perché di inganni ne ha avuti e tanti, Bingo è un personaggio eclettico che si fa amare ed odiare. E’ giovane ma porta con sé un fardello grande quanto una casa e su nessuno può fare affidamento. Come tanti è vittima delle circostanze e ed ha frequentato la scuola della vita. Va avanti cercando di sopravvivere ai famelici lupi che vogliono mangiarlo. Ma Bingo è altresì preda della solitudine, è umanità. L’unica cosa che desidera è una madre anche se inizialmente non se ne rende conto. Quando ha perso la sua aveva appena 12 anni eppure di dolore ne aveva già visto tanto. Ha affrontato le difficoltà come meglio poteva cercando di placare quelle ombre sempre pronte a sopraffarlo. Immancabilmente preparato a correre, a combattere e ancora a correre.
Un racconto straordinario è quello di questo piccolo uomo nato e cresciuto in un mondo lontano ma fin troppo reale dove l’amore non ha mai fatto capolino. E molti sono gli insegnamenti, uno fra i tanti è imparare a trovare la bellezza nelle piccole cose anche quando l’inferno è quotidianità.
Una voce autentica per una storia unica, un’opera che è filosofia ma anche storia di vita e che con piccole perle ci fa sorridere e piangere con le parole.
Prima di lasciarvi ad un breve incipit ci tengo a dire che Levine è un medico prima di uno scrittore e ha destinato i proventi della vendita delle sue opere a questi giovani che vivono nella povertà in luoghi abbandonati da Dio. Perché purtroppo troppi sono i Bingo che vivono nell’ombra. Comprando il suo libro non solo vi gusterete un qualcosa che vale veramente la pena leggere ma aiuterete chi con 63 Dollari vive dignitosamente per più di un anno.
Ecco le parole del Padre Anziano.
Il Padre anziano mi aveva insegnato che ci sono cinque tipi di paura:
La paura che ha il leone della zanzara.
La paura che ha l’elefante della mosca Tnwanni.
La paura che ha il cane del bastone del padrone.
La paura che ha lo scorpione dell’icneumonide.
La paura che ha l’aquila del pigliamosche.
La paura che ha il gigantesco Leviatano dello spinarello.
«Queste sono sei paure» avevo detto al Padre Anziano. Il Padre Anziano aveva detto « Bingo, una paura è falsa», però non mi aveva mai detto quale. Il Padre Anziano mi aveva detto che quando la zanzara punse il leone, il leone cominciò a sentire un prurito così forte da strapparsi la pelle e artigliarsi a morte.

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