Narrativa straniera Romanzi La ragazza del dipinto
 

La ragazza del dipinto La ragazza del dipinto

La ragazza del dipinto

Letteratura straniera

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Vienna, 1939. Mentre lo spettro della guerra terrorizza l'Europa, i genitori di Rose Zimmer cercano disperatamente un modo per lasciare l'Austria. Non riuscendoci, decidono di salvare almeno la loro giovane figlia. Rose viene così affidata a degli sconosciuti e portata in Inghilterra. Sei anni più tardi, quando la guerra è finalmente terminata, Rose tenta di ricostruire la propria vita devastata: si mette quindi alla ricerca di un quadro del pittore Soutine, appartenuto alla madre, e al quale la donna era legatissima. Sulle tracce di quel dipinto, diventato per lei quasi un'ossessione, Rose arriverà fino a Los Angeles e a Lizzie Goldstein, figlia di un famoso collezionista. Tra Lizzie e Rose nasce un'amicizia inaspettata, destinata però a interrompersi bruscamente quando le due donne si troveranno di fronte a una verità dolorosa: un segreto che ha a che fare con il quadro di Soutine e che è rimasto nascosto per tanti anni...



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La ragazza del dipinto 2017-09-04 09:20:58 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    04 Settembre, 2017
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Alla ricerca di un quadro perduto

"Primo romanzo della scrittrice Ellen Umansky, autrice di racconti e saggi pubblicati negli Stati Uniti su prestigiose riviste: il titolo originale del libro, The Fortunate Ones, sintetizza efficacemente la lunga storia raccontata che parte da Vienna nel 1963 per giungere ai giorni nostri a Los Angeles. Il titolo italiano, La ragazza del dipinto, invece può essere fuorviante, le protagoniste infatti sono due, due ragazze e poi donne, che hanno a che fare con un dipinto, il Fattorino, di Chaim Soutine, un quadro che fa da filo conduttore al romanzo e per il quale le vite della viennese Rose e della americana Lizzie si incrociano producendo un corto circuito affettivo molto intenso, che poi è il senso di questo romanzo che fa della storia d’Europa, a partire dalle leggi razziali imposte dal nazismo alla fine degli anni Trenta e dell’annessione dell’Austria alla Germania hitleriana, il suo punto di partenza. Rose e Gerhard sono due ragazzi ebrei, figli di una ricca ed influente famiglia viennese: la loro madre, bellissima ed elegante, tiene vicino a sé nella camera da letto un quadro insolito, un fattorino dalla divisa rossa, sgargiante, ma dalla espressione triste. L’avvicinarsi dell’esercito del Reich e della persecuzione antiebraica costringono i genitori a separarsi dai figli: andranno in Inghilterra, ospiti di generose famiglie che accettano di accogliere ragazzi certamente condannati se rimasti in patria. Ecco allora Rose, undici anni, ritrovarsi con il fratello poco più grande, sul binario del treno che li allontanerà per sempre dalla loro patria e dai genitori. Rose sarà accolta da una triste coppia inglese, i Cohen, dove si sentirà sola e sperduta, e continuerà a sperare di ritornare a casa, fino allo scoppio della guerra. Da allora nessuna notizia dei genitori, che spariranno nell’abisso della Shoah, e con loro anche tutti i loro oggetti, compreso Il Fattorino, il quadro tanto amato.
Le vicende di Rose, di suo fratello Gerhard si mescolano, proseguendo nella narrazione, con quelle della giovane Lizzie, un’avvocato che abita a New York ma la cui famiglia vive a Los Angeles. Proprio nella città californiana si svolge la parte più coinvolgente del romanzo, quando Rose, ormai anziana e vedova, incontra per una serie di fortuite circostanze proprio Lizzie, e la ricerca ossessiva del quadro le coinvolge entrambe: infatti l’opera di Soutine, che Joseph, il padre di Lizzie, aveva acquistato tanti anni prima, era stata rubata una sera nella loro villa mentre si svolgeva una festa organizzata dalle figlie, Lizzie e Sarah, e il padre aveva accusato le ragazze di essere state la causa involontaria di quel grave furto. Il quadro non era stato mai ritrovato. Rose aveva incontrato proprio Joseph, e ne era diventata buona amica: insomma il cerchio si era stretto intorno al mistero della scomparsa de Il Fattorino, e solo nelle ultime pagine del libro si scoprirà la storia rocambolesca, durata quasi un secolo, alla ricerca del dipinto perduto. "
Romanzo con molte interessanti parti storiche, ben narrate e ben costruite, che riguarda un periodo poco indagato nella narrativo, quello dei bambini ebrei spediti in Inghilterra per scampare alla Shoah e divenuti cittadini britannici a tutti gli effetti, trapiantati in un Paese dalle abitudini e dalla lingua diverse, sottratti per sempre all’affetto dei genitori, privati delle loro radici: per Rose, un foulard di seta della madre e il quadro di Soutine resteranno gli unici legami con il passato, gli affetti, la terra natale. Nel romanzo, la scrittrice usa un linguaggio piano e alterna sapientemente presente e passato, facendo appassionare al destino della piccola Rose, di suo fratello Gerhard, e poi, in tempi molto più vicini ai nostri, alla crescita di altre due sorelle, Lizzie e Sarah che, pur vivendo tempi più facili, hanno una crescita altrettanto difficile, anche se piena di diversi ostacoli. Le parole di Rose, durante il primo appuntamento con il marito Thomas, con cui vivrà per oltre quarant’anni, sotto il cielo perlaceo di fronte al Tamigi, sono la sintesi di questo libro e ne giustificano il titolo originale:
“Non era morta, e per qualcuno era importante; questi due dati oggettivi alimentavano un futuro pieno di aspettative. La possibilità, in sé, era già sufficiente”.
Un’ottima lettura.

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