Narrativa straniera Romanzi La primavera romana della signora Stone
 

La primavera romana della signora Stone La primavera romana della signora Stone

La primavera romana della signora Stone

Letteratura straniera

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Dopo aver abbandonato le scene teatrali ed essere rimasta vedova, la ricchissima signora Stone trascorre il suo tempo a Roma, cercando di evitare le vecchie amicizie americane e intrattenendo rapporti con il crudele mondo dei gigolo. Sente che la sua vita sta andando alla deriva, ma non può - o forse non vuole - opporsi.



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La primavera romana della signora Stone 2013-11-19 15:35:17 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    19 Novembre, 2013
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L'inesorabile scorrere del tempo

La luce dorata di un tramonto romano e il ticchettio inesorabile di un orologio a vetro poggiato su una mensola. Sotto, un foglio di carta color magenta che contiene la promessa di una nuova giovinezza... Ma meglio non farci troppo affidamento e riservarsi di dargli un'occhiata nei momenti più bui, quelli della deriva.
“La deriva sono tutte le cose che si fanno senza un motivo. Ma dov'è il motivo per ogni cosa?”.
Se lo chiede, a cinquant'anni suonati, la signora Stone, attrice ritiratasi dalle scene dopo un fiasco colossale nelle vesti di Giulietta.
L'errore è stato interpretare un ruolo non più adatto alla sua età e soprattutto non aver messo nel conto, nel corso di un'esistenza frenetica programmata nei minimi dettagli, che la bellezza sfiorisce, mettendo in mostra il “lucido meccanismo ben oleato” della falsa bontà.
E' così che la "meravigliosa" signora Stone si ritrova circondata dal nulla, se si escludono i milioni del compianto marito.
Il declino porta con sé una serie di maldicenze sussurrate alle sue spalle e di umiliazioni che si rincorrono una dietro l'altra come la cascata tintinnante di perle di una collana spezzata.
Il declino si chiama Paolo, giovane amante prezzolato, definito “marchetta” nell'ambiente delle mezzane. Paolo vanesio, anaffettivo e sensuale, con un'omosessualità latente e una patetica tendenza alla menzogna. Gli anni che separano i due amanti lo rendono comunque il più forte, quello che si degna di accostarsi al “sole freddo”, freddo come il letto di lei senza di lui “... un paesaggio innevato, una distesa di desolazione pura”.
I personaggi si muovono in un ambiente un tantino stereotipato (lo sguardo di uno straniero sull'Italia) ma sono tratteggiati con efficacia e il drammaturgo americano ci rende spettatori di una commedia che urla sottovoce in un crescendo di tensione.
Il risveglio dei sensi della signora Stone arriva quando il suo corpo non suscita più il desiderio degli uomini e somiglia ad una vertigine sul vuoto della sua esistenza: “Il nulla sarà interrotto, il vuoto tremendo sarà penetrato da qualcosa”.
E' la parabola discendente di una “gran signora”: “Qualsiasi cosa, davvero, ma non niente”.




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"Chéri", di Colette.
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La primavera romana della signora Stone 2013-09-03 03:15:35 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    03 Settembre, 2013
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Alla deriva?

Lo dice anche il titolo: la primavera tardiva della signora Stone sboccia in quel di Roma. La Roma delle “cupole delle vecchie chiese, che si inturgidivano al disopra dei tetti angolosi come seni giganteschi”. La Roma che possiede “l’immensa cascata di gradini di pietra che da Trinità dei Monti scende a Piazza di Spagna”. La Roma mondana di via Veneto. Quella equestre di Villa Borghese.

La signora Stone, a Roma, vive una stagione piuttosto difficile: “Vi sono periodi in cui la vita si vela di un senso di irrealtà, in cui si smarrisce ogni certezza… In tali momenti, si ha la sensazione di andare alla deriva, se non di essere sommersi, in un mondo di vapori e di acque che ci incalzano con furia violenta, tumultuanti”.
Se avete provato queste sensazioni, ebbene sappiate che state andando alla deriva, proprio come la signora Stone. Può risultare allora interessante conoscere come vive questa drammatica, smottante stagione la protagonista dell’unico romanzo scritto dal drammaturgo di “Zoo di vetro”, “Un tram che si chiama desiderio” e “La gatta sul tetto che scotta”.

Mrs Stone è un’ex attrice che vive rimpiangendo successo, bellezza e gioventù. In un’epoca (gli anni Cinquanta) nella quale la chirurgia estetica non operava a pieno ritmo e con i portentosi (?) risultati dei giorni nostri.
Nonostante la decadenza in atto (“Tre avvenimenti di grande importanza e di vaste conseguenze si erano verificati a un anno di distanza…: il ritiro dalle scene, la morte del marito e la menopausa”), la donna è ancora di bell’aspetto e ha “occhi viola”, proprio come Liz Taylor!, indimenticabile e indimenticata interprete della trasposizione cinematografica de “La gatta sul tetto che scotta”. E “camminava ancora per la strada come se stesse per comparire sul palcoscenico”.
La bellezza della signora bien âgée è insidiata e assediata da quello che oggi si chiamerebbe uno stalker: un giovanotto poco abbiente, la cui “bellezza era notevole anche in un paese dove è quasi un’eccezione che un giovane ne sia privo” (detto tra parentesi: ma gli americani, noi italiani, ci vedono ancora così?). Un giovanotto che non esita ad attirare l’attenzione su di sé, anche compiendo atti osceni (“Laggiù, sotto l’ago di pietra che veniva dall’antico Egitto, c’era ancora il giovane straordinariamente bello che, il giorno prima, le aveva fatto un gesto osceno”).
Ma lei, la signora Stone, è presa dalla sua storia (“l’esperienza sessuale dalla quale e per la quale il giovane conte Paolo aveva una ragione di esistere”) e ha occhi soltanto per Paolo Di Leo (“elegante dell’equivoca ‘dolce vita’ cui … apparteneva”), conte marchettaro ed esca (“si percepiva anche il sentore di muschio del sesso, cui la signora Stone era particolarmente sensibile”) che una truffaldina nobildonna squattrinata (“Quello che la signora Stone non sapeva era che tali richieste erano state suggerite dalla contessa e che le somme ottenute erano divise dai giovani con la vecchia signora”) ha abilmente piazzato nei salotti romani, per estorcere quattrini all’ex attrice.
Ma la verità viene presto a galla: “La tua amica contessa è una mezzana fornita di una raccolta di bei ragazzi che chiama ‘marchette’ e che mette a disposizione del miglior offerente…”
Io ovviamente sorvolo sull’evoluzione della storia e sulla soluzione esistenziale che la signora Stone imbocca per risolvere il suo “complesso del viale del tramonto”, perché il mio interesse è tutto concentrato sulla …

… DERIVA

Che è inesorabile: “Stava andando alla deriva, fuori dal bagno nella camera da letto, fuori dalla camera da letto sulla terrazza.”
E imperscrutabile: “Quell’andare alla deriva aveva una direzione, se non uno scopo, e qualche volta la direzione è tutto ciò che conosciamo dello scopo.”
Perché la deriva è addirittura cosmica: “Se avesse guardato fuori dalla finestra, o se fosse uscita sulla terrazza, avrebbe visto che anche il cielo stava andando alla deriva.”
Ed è scandita dal tempo: “Ma il tempo continuava a fuggire. Il ticchettio continuo gliene dava prova.”
E si alimenta con il nichilismo: “Il nulla continuava. Quella deriva che era il nulla continuava.”
Con questa digressione sulla “deriva” siete ancora sicuri di voler prendere – come consigliavo all’inizio – la signora Stone come esempio? In caso negativo, cerco di riconquistarvi con alcuni …

… AFORISMI DI TENNESEE WILLIAMS contenuti nel romanzo:

“Sapere non significa di necessità essere consapevoli.”

“Abbi pazienza, Roma non è stata costruita in un giorno!”

“Non le era rimasta altra protezione all’infuori della ricchezza, e la ricchezza non assicura dignità.”

“E’ sempre un’esperienza sconcertante ascoltare discorsi fatti su di noi da persone che non sospettano la nostra presenza.”

“Quella sorta di panico che rende preferibile precipitarsi verso il pericolo piuttosto che sfuggirlo…”

Bruno Elpis

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... La morte a Venezia.
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