La porta delle lacrime
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Abraham Verghese è medico chirurgo e professore di Teoria e pratica della medicina alla Stanford University. Ha insegnato in molte università statunitensi e fondato il Center for Medical Humanities and Ethics alla University of Texas. Dopo il diploma allo Iowa Writers' Workshop, nel 1994, ha scritto My Own Country, sulla sua esperienza al tempo della diffusione dell'Aids, e nel 1999 ha pubblicato un altro libro di memorie, The Tennis Partner. I suoi numerosi saggi e racconti sono apparsi su "The New Yorker", "The Atlantic", "Esquire", "Granta", "The New York Times". Vive a Palo Alto, California.
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Opinioni inserite: 3
La porta dell'ospedale
Sebbene avessi riposto grandi aspettative in questo romanzo, ne sono rimasta molto delusa e la cosa mi dispiace.
Non mi è nemmeno sembrato di leggere un libro, ma di essere a bordo di un' ambulanza che mi ha portato a vita in un ospedale (e in un certo senso non è una cosa del tutto negativa, perchè dimostra la buona capacità dell'autore di far entrare il lettore nella storia).
Perchè più dei tre quarti del romanzo non sono altro che descrizioni lunghe e dettagliate di interventi e operazioni chirurgiche talmente minuziose e precise, che durante la lettura mi è venuta un po'di nausea.
Sembrava quasi di leggere un libro di Patricia Cornwell o di guardare una puntata di "Grey's anatomy" o "Dottor House".
Non dico che queste cose non ci dovrebbero essere (perchè sono fatte molto bene) ma avrei preferito che la storia si concentrasse di più sul legame tra i due fratelli protagonisti e sulle loro vicende personali che su tutto il resto appena enunciato che, secondo me, andava ridotto.
La stessa cosa vale per il contesto sociale in cui è ambientata la vicenda: ben fatto, ben descritto, ma eccessivamente lungo e un po'soffocante senza particolari colpi di scena.
E non basta, poichè l'autore ci deve anche propinare tante altre storie di vita di personaggi poco rilevanti di cui, almeno a me, non importava molto.
Anche se comunque nel complesso risulta un mattone molto pesante, ribadisco che è scritto molto bene anche se non fa salire l'entusiasmo alle stelle.
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romanzo epico
La porta delle lacrime è “quell’angusto braccio di mare che separa lo Yemen e il resto dell’Arabia dall’Africa…una sottile crepa che si allarga fino a diventare mar Rosso per allungarsi poi a nord verso l’orizzonte…”: ed è anche il punto d’incontro di tutti gli spostamenti, non solo fisici, dei personaggi che popolano questa saga, che possiamo tranquillamente definire “epica”, di Abraham Verghese, medico chirurgo e autore di “La porta della lacrime” nell’ottima traduzione di Silvia Pareschi e pubblicato da Mondadori.
Già il numero della pagine, 676, potrebbe spaventare chi decidesse di iniziare un viaggio “dentro” questo libro; se poi aggiungo che è intriso di innumerevoli descrizioni di interventi chirurgici e se concludo dicendo che si svolge per la maggior parte della storia in Etiopia con alcuni “momenti” in India e negli Stati Uniti ecco che allora chi legge deve fare i conti con tutto questo.
Se avrà questo coraggio, come la sottoscritta, si troverà immerso in una storia affascinante, commovente, piena di sapori, odori e colori della terra etiope (dov’è nato l’autore) e di quella indiana (di cui sono originari i suoi genitori). Perno su cui ruota tutta la vicenda è il particolarissimo rapporto simbiotico di due gemelli monozigoti, Marion e Shiva, che vengono seguiti nella loro crescita, sia fisica che psicologica, dallo scrittore con un’attenzione e un amore davvero struggenti e con loro tutti i personaggi che li aiutano a diventare delle persone speciali, soprattutto i genitori adottivi, e medici, Hema e Gosh, straordinariamente descritti.
Concludo con le parole della seconda di copertina che mi trovano totalmente consenziente: l’autore è stato paragonato “via via a Dickens e Rushdie, a Vikram Seth e Oliver Sacks, a Khaled Hosseini e alla serie televisiva Grey’s Anatomy: in realtà è difficile decidere quale narrativa abbia il sopravvento sull’altra perché, come nei classici dell’Ottocento, Verghese si cimenta, oltre che con la medicina, con l’amore, l’abbandono, il tradimento, la redenzione, i moti rivoluzionari, le persecuzioni e le migrazioni”.
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consigliatissimo!!!!
non lasciatevi spaventare dal numero delle pagine...ti travolge, ti prende, ti commuove...una lettura sensazionale, una storia incredibile, piacevole persino in un caldo agosto siciliano.