La notte mento
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Anime unite nell'evento tragico
“È un venerdì sera, d’inizio aprile, quando le giornate si allungano e il tempo sembra farsi più mite. Lungo il viale, sulle rive della Senna, gli alberi sono di nuovo in fiore e i passeggiatori sono tornati. Intorno a loro volteggiano i fiocchi caduti dai pioppi; sembra neve primaverile.
È una stazione, incastrata tra una metropolitana sopraelevata e degli edifici futuristi, con la facciata imponente, di un’altra epoca, incorniciata di statue, dove le finestre monumentali dominano sulla pietra e riflettono l’azzurro sbiadito del cielo. Fumatori e venditori ambulanti si riparano sotto una pensilina dalla pittura scrostata.
È la sala dei passi perduti, dove gli sconosciuti si incrociano, dove una Croissanterie offre panini e bevande da asporto, da non perdere il menu speciale a soli 8 euro e 90, mentre un barbone prende a calci un distributore di bibite e merendine.
È una banchina, annerita dall’inquinamento e dagli anni, dove è stata montata un’impalcatura perché bisogna pure salvare il salvabile, e dove i viaggiatori si affrettano, senza prestare attenzione al lucernario di metallo che filtra gli ultimi raggi di sole.”
Edito per Guanda, “La notte mento” di Philippe Besson è un viaggio notturno che cela l’incontro con la natura umana più intima.
“Ma la notte, ancora una volta, fa il suo effetto, il luogo ha decisamente il suo mistero, la sua reputazione, i suoi imperativi irresistibili.”
Siamo a bordo di un treno notturno che conduce a Briaçon da Parigi. Siamo cioè diretti verso le Alpi francesi al confine con l’Italia. Tanti i passeggeri, tante le storie che li vedono protagonisti anche se in apparenza non sono legati da alcunché. È un evento drammatico a unirli. Ma attenzione. Il rimando naturale è quello ai romanzi alla Agatha Christie, in realtà Besson mantiene la suspense tipica del genere ma abbandona i cliché del poliziesco per concentrarsi sulla psiche e psicologia dell’essere umano. Quel che si crea è un romanzo che incuriosisce il lettore e che cela anche il delitto. Sappiamo sin da subito che ci sono vittime imminenti e questo rende la narrazione intrigante.
La narrazione è ancora intrisa di quel giusto filo di inquietudine che definisce ogni dialogo e ogni passo delle sequenze significativo. Il lettore si cala nella parte riscoprendosi detective. Si crea immedesimazione e si è curiosi di conoscere maggiormente le vite dei protagonisti.
Il romanzo si evolve piacevolmente e porta a un epilogo inaspettato. Realtà e ipotesi non sempre coincidono e il colpo finale ci lascia sorpresi e porta il lettore a interrogarsi sul destino e la sua imprevedibilità.
I personaggi sono ben caratterizzati e resi veritieri dalle rispettive singole storie, la scrittura è fluida, le interazioni funzionano. Troviamo chi è in fuga dal passato, chi ancora è alle prese con la malattia del marito, troviamo un medico famiglia, un gruppo di ragazzi ed anche un rappresentante di abbigliamento sportivo; cioè troviamo tanti volti per tante storie.
La tragedia riporterà alla luce la loro umanità. Per una volta, da una situazione complessa e nefasta, emergono emozioni positive e la consapevolezza che l’animo umano davanti a situazioni estreme, può tirare fuori il meglio di sé.
Non forse un capolavoro ma certamente un titolo con cui trascorrere ore liete.