La musica delle parole
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Opinioni inserite: 3
Last Night in Montreal
Ho comprato questo libro tanto tempo fa e ora mi chiedo che cosa mi aveva attratto.
La copertina forse? Il formato? La trama?
A lettura ultimata non posso dirlo con certezza.
Iniziamo dal principio: il titolo è fuorviante. Come spesso accade il titolo in originale viene stravolto e Last Night in Montreal diventa la musica delle parole e diciamolo, la musica, in questo libro, non centra per nulla.
Avrei potuto soprassedere a questo difetto se nella trama ci fosse stato un solo riferimento alla musica o alla musicalità delle parole, ma nulla...
Per quanto riguarda la trama non ho nulla da obiettare a parte, forse, l'eccessiva drammaticità.
Che le cose stessero come si sono poi rivelate (frese criptica per non fare spoiler), lo si intuisce dalla prime pagine, forse non proprio nei particolari, ma è chiaro come il sole. Tutto il resto è contorno.
Mi è piaciuto lo stile, il continuo alternarsi tra passato la cui voce narrante era Lilia, la protagonista, e il presente dove seguiamo Eli.
Sembra piuttosto caotico raccontato, ma ha un suo perchè.. i frammenti del passato si collegano a formare un puzzle complesso, un puzzle che Eli vuole a tutti i costi portare a termine, un mistero che si svela pian piano, anche se intuibile fin dall'inizio.
Purtroppo però non è scattata la scintilla con i personaggi, nè con Lilia che non sa rimanere, nè con Eli, che la insegue senza un motivo preciso, solo per vedere se sta bene o forse, ma questo è solo un mio pensiero mai esplicitato nel libro, per sapere perchè l'ha lasciato e probabilmente, costringerla, o meglio, supplicarla di tornare con lui.
Lei troppo enigmatica, lui troppo statico. La scintilla tra loro non è scoccata esattamente come non c'è stato innamoramento tra me e questo libro.
Lettura carina, godibile sia per la trama che per la lunghezza, ma nulla più.
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Emozioni a fotogrammi
Bello. E sicuramente non frivolo né troppo leggero.
Più che onirico lo definirei delirante. "La musica delle parole", nell'originale inglese "Last night in Montreal", di Emily Mandel, è una piccola perla, un malinconico libricino in grado di lasciare un'impronta nella memoria del lettore desideroso di farsi trasportare più dalle parole e dai sentimenti, che dalla mera trama.
Questa, infatti, resta sullo sfondo, costruita su continui flashback, sulle memorie ossessive di pochi ma essenziali personaggi, sui cocci della loro vita che si incastrano magistralmente come pezzi di un puzzle, fino a giungere al disegno unitario che li comprende tutti.
"La musica delle parole" non è dunque la storia di Lilia, o almeno non solo, ma è proprio la sua storia a tirare i fili della trama, a far emergere le persone che lei incontra come protagoniste assolute, oppure a ridurle a confuse meteore; tutto ruota intorno al suo rapimento, alla sua fuga col padre a bordo di auto vecchie sempre diverse, assolutamente anonime. Lilia non è altro che il pretesto, l'esasperazione dei vincoli familiari, delle relazioni umane, del loro evolversi come del loro affievolimento o del loro brutale logorio.
Il viaggio come metafora della vita e soprattutto dei suoi misteri non è certo originale ma se ne resta in ogni caso affascinati per lo stile.
La narrazione, infatti, scorre con una musicalità impeccabile, scenografica, e un punto di vista onniscente che prende le parti dei vari personaggi in gioco, donando ritmo e una leggera suspance alla lettura. Splendide, sempre accattivanti le descrizioni ricche di vividi particolari, immortalate sulle pagine come istantanee pregne di emozioni, quasi fossero le fotografie che Lilia scatta al mondo nel suo continuo peregrinare, cogliendo l'essenza di un momento senza tuttavia riuscire a viverlo fino in fondo. Dopo aver passato anni a fuggire da una città a un'altra, da un motel a un altro, Lilia è costantemente (e aggiungerei dolorosamente) spinta al viaggio, è incapace di restare, così dice lei stessa alle persone a cui tiene, allo stesso modo in cui è incapace di instaurare un rapporto duraturo. Anche quando vorrebbe il contrario.
Fino alla rivelazione che darà un senso alla sua vita di chilometri, tavole calde e nomi inventati.
Da quel punto del suo passato finora rotto, disperso, Lilia riparte, lasciando al lettore un gusto forse un po' amaro in bocca, ma tinto di vaga speranza.
Indicazioni utili
Spiazzante
Leggere questo libro è come assistere ad un collage di immagini, suoni, emozioni. La forma narrativa è "strana", va avanti e indietro nel tempo, cambia punto di vista a capitoli alterni, insomma... detta così può sembrare un qualcosa di caotico, ma in realtà è un romanzo che mi è estremamente piaciuto, me ne sono innamorata! E' stato così diverso dalle mie aspettative e dai romanzi a cui sono abituata, che fin dalle prime pagine è riuscito totalmente a catturarmi. Lilia è una ragazza insolita, abituata fin da bambina ad una vita "on the road", abituata a scappare da un posto all'altro, con un padre ricercato al suo fianco. Questi continui e incessanti spostamenti sono talmente un caposaldo della sua esistenza che anche da grande Lilia non riesce a smettere, e neanche la relazione con Eli la dissuade dal rimanere. La vita di Lilia, quel suo pattinare sopra al mondo senza mai sprofondarvi, si intreccerà indissolubilmente con l'esistenza di altre persone, le scombussolerà senza che lei nemmeno se ne accorga, ed il lettore assisterà impotente dinnanzi al susseguirsi di eventi che scaturiranno dalle sue fughe infinite.
"La musica delle parole" è un romanzo intenso, appassionante, poetico, nostalgico, vivido, che circonda il lettore in un aurea impalpabile e fino alle ultime pagine lascia con il fiato sospeso per la voglia di scoprire la verità. I tasselli del puzzle andranno al loro posto con lentezza, ma inesorabilmente e con la forza di un macigno in picchiata libera. Una storia introspettiva che affronta l'argomento dei legami familiari da un punto di vista insolito e oscuro, con un finale spiazzante che, nonostante appiani i dubbi, fa permanere la sensazione di indefinito, come se l'autrice avesse volutamente tralasciato qualcosa di importante.
Un libro oggettivamente inclassificabile, che non ha alcuna caratteristica affine ai "romanzi rosa" proposti di solito dalla collana Leggereditore, e, proprio per questa sua peculiarità, ancora più meritevole di essere letto.