La maledizione
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Un altro gatto nero?
La gatta del “racconto lungo” intitolato “La maledizione” di Tennessee Williams “si chiama Nicevo”.
“Cosa significa?”
“Oh, non lo so. Penso qualcosa di strano in russo.”
L’animale sembra avere un potere terapeutico sul protagonista (“Egli la guardava e, guardandola, la sua mente si quietava”): Lucio (“Lo strano piccolo uomo addormentato sul letto con il gatto arrotolato contro il petto nudo”) arriva in una città ove il fumo della fabbrica “restava sospeso in un banco inquieto sopra il cimitero” e trova ricovero affittando la stanza del russo (“stava qui prima di ammalarsi”) che era stato il padrone della gatta. Decide di adottare la gatta. Intanto trova lavoro in città: un’occupazione alienante (“…la catena … ogni volta che passava oltre il tuo posto nella linea, si porta via con sé una parte di te”) in fabbrica, che tuttavia gli consente di sopravvivere.
Lucio ha un gemello (“stava scontando una condanna a dieci anniin una prigione in Texas”), con il quale intrattiene un rapporto epistolare. Ben presto l’inquilino diviene oggetto di attenzione della bionda padrona “di casa dall’ossessionante florido petto”.
L’equilibrio esistenziale del forestiero è però fragile. Nell’aria vi sono strani presagi, che prendono corpo soprattutto quando Lucio si imbatte in un ubriaco che recita strane profezie. E avvertimenti del tipo: “Stai attento al sole! Spunta fuori dal loro cimitero ogni mattina!”
Il racconto è piuttosto inquietante e pervaso da qualche spunto leopardiano: “Il Creatore … aveva concesso al regno animale un beneficio inestimabile, privandolo … della inquietante facoltà di pensare al futuro”.
Bruno Elpis
Indicazioni utili
I drammi di Tennessee Williams