La madre del Comandante Shigemoto
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Shosho Shigemoto no haha
Se l'obiettivo e' quello di comporre un racconto dalle atmosfere dell'antica epoca Heian ( 794-1185) non posso pensare ad autore giapponese piu' adatto di Tanizaki, visto che nella sua carriera pubblico' ben tre diverse traduzioni dal giapponese antico a quello moderno di uno tra i piu' antichi classici della letteratura, il Genji monogatari.
LA MADRE DEL COMANDANTE SHIGEMOTO mi induce ad osservare in tralice l'inizio arzigogolato e complesso, imponendomi una lettura di faticose scalate su picchi imponenti , indi premiandomi col dischiudersi di grandi e verdi vallate su cui passeggio gongolandomi nel beato paesaggio.
Tanizaki si impone io narrante erudito, dove alternando riferimenti ad antichi testi della letteratura classica e testi di sua mera invenzione a una prosa amabile e affascinante, racconta la storia di Shigemoto e del forte quanto impietoso rapporto che lo legava alla bellissima madre.
Accattivante la penna di Tanizaki che ho gia' apprezzato altrove, non mi e' chiaro questo suo gioco o sperimentazione che sia di rendere cosi' complicata -a tratti- la vita al lettore : dovunque volesse arrivare, da me non e' giunto. Cio' detto non pretendo di capire la mente o il sense of humor di un autore giapponese classe 1886, mi limito a dire che forse la fatica di scalare le sue vette fa apprezzare ancora di piu' la scrittura linda di vallate intinte in atmosfere Heian e di una storia molto piacevole.
Il tema della nostalgia della madre e' uno degli argomenti cardine dell'autore , in questo romanzo se ne puo' apprezzare una bella trama in salsa imperiale.
Confusionario ed evanescente il sistema didascalico di Einaudi, dove in calce con la numerazione tradizionale troviamo le note, mentre a fine libro il glossario segnalato da parole in grassetto che non e' cosi' immediato. Glossario in ordine alfabetico tra l'altro, quindi lo scorrere delle pagine non e' progressivo ma si saltella di volta in volta dalla a alla p alla d e cosi' via a seconda del vocabolo incontrato nel testo. L'ergonomia editoriale sarebbe un bene per tutti.
Ottima invece l'estetica del volume, molto semplice la copertina in morbida carta grezza color ocra , pagine profumate di stampa fresca, questo libro e' un balsamo che celebra il tatto.
Ricca ed efficace la prefazione di Giorgio Amitrano, vi consiglio di leggerla a mo' di postfazione visto che tra una riflessione e l'altra egli riassume il racconto con tanto di finale, di grazia lasciateceli leggere in santa pace questi libri ; buona lettura.