La madre che mi manca
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Il tempo che manca
C’era una volta una ridente cittadina americana abitata da famiglie felici dove tutti si conoscevano e si rispettavano. Non iniziano sempre così le favole? In particolare, c’era la cara mamma Gwen con le sue due figlie, la scapestrata Nicole e la severa Clare, lontane dal tetto materno ma, chi più e chi meno, figlie presenti. E come in ogni fiaba che si rispetti, un brutto giorno arriva il cattivo distruttore di questo perfetto quadretto familiare. Poche ore cambiano la vita di tutti i personaggi. Sappiamo che chi resta deve fare i conti con il dolore e, la parte più spinosa, i sensi di colpa senza possibilità di rimedio. Come sappiamo che se uno ha il tempo di prepararsi ad affrontare fisicamente ed emotivamente un avvenimento l’impatto è meno devastante, ma un fulmine a ciel sereno annienta. Non siamo mai pronti ad accettare l’inevitabile, il corso naturale delle cose, figuriamoci improvvise tragedie. Il tempo non è mai abbastanza, mille scuse ed alla fine viviamo a metà. Lo dico sempre che il giorno dovrebbe essere composto da 48 ore e che bisognerebbe moltiplicare i giorni festivi!
La voce narrante è Nikki, rivive il passato, cercando disperatamente di aggrapparsi ai ricordi e tentando di seguire le orme della madre. Chi non lo farebbe? La mamma è sempre la mamma, il pilastro portante della famiglia, la migliore amica, la più ferrea educatrice, la più grande ascoltatrice.
Trattando un tema così delicato ed importante, manca lo struggimento. Dal titolo e dalla prima pagina il lettore si prepara ad una valle di lacrime, invece la narrazione è ovattata, si alternano toni alti con emozioni intense e toni bassi con un pizzico di noia. Ho chiuso il libro, che profuma di pane appena sfornato (chi lo leggerà capirà), con la sensazione di non averlo vissuto. I personaggi sono ben delineati ed analizzati, sembra di conoscerli da sempre.
Una lettura semplice e chiara, a tratti appesantita da particolari superflui ma comunque digeribili. Lascia sicuramente una gran voglia di abbracciare e ringraziare la propria mamma.
“L’ultima volta che vedi una persona e non sai che sarà l’ultima. E tutto quello che sai adesso, se solo l’avessi saputo allora … Ma non lo sapevi, e adesso è troppo tardi. E ti dici Come potevo saperlo? Non potevo saperlo. Te lo dici. Questa è la storia di come ho vissuto la morte di mia madre. Un giorno, in un modo tutto tuo, sarà anche la tua storia.”