La lunga notte del dottor Galvan
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Un racconto Kafkiano
Un racconto assai breve ove un' èquipe di medici tenta di decifrare i misteriosi sintomi di un paziente. A mio parere ho notato somiglianze rispetto al racconto di F. Kafka "Nella colonia penale" : Difatti Galvan in un certo senso ricorda l'ufficiale del suddetto racconto. Di Kafka c'è l'ironia, l'ermetismo, e l'assurdita'(mancano invece genialità, originalità, ed imprevedibilità), personalmente ho trovato il finale assai scontato e prevedibile. Nonostante la lettura sia piacevole, questo libro non vi lascerà il segno, vi aiuterà semplicemente a trascorrere un quarto d'ora del vostro tempo in modo disimpegnato.
Indicazioni utili
- sì
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Un paziente terribile
“La medicina è la più diffusa fra le malattie ereditarie” e il dottor Galvan, discendente di una stirpe di medici, non sfugge alla sua sorte: opera in ospedale, nel pronto soccorso, perché il suo sogno è diventare specialista di medicina interna.
Si prodiga, il dottor Galvan, veloce e preciso, attento a dar risposte rapide e rasserenanti, fiero di sé e delle proprie capacità, fino a che...
Fino a che una notte al pronto soccorso si presenta un paziente che metterà in imbarazzo non solo il povero Galvan, ma anche tutti quanti gli specialisti che verranno via via interpellati per risolvere l'emergenza sempre variabile e imprevedibile che l'incredibile malato incarnerà per ciascuno di loro, fino a coinvolgere il grande e venerabile Barone, che tutto sa, che viene chiamato al suo capezzale quando si cominciano a perdere le speranze.
Il finale è imprevedibile e tutto il racconto è tenuto in sospensione fra il desiderio di scoprire di quale malattia soffre il paziente e la risata che gorgoglia in gola al lettore e si libera finalmente nelle ultime pagine.
Il dottor Galvan è un eroe, sì, un eroe che vendica la classe medica ed alla fine anche noi lettori.
Si tratta di un racconto breve, appena un paio d'ore di lettura leggera e divertente.
[…]
“Non mi sento tanto bene.”
Aveva la carnagione pallida e la voce neutra, il tono stanco e l'aria mesta.
Non si sentiva tanto bene. Ma non stava neanche troppo male. Il classico tipo che Eliane detestava. Sapeva fin troppo bene che l'avremmo rivisto. “Ma santo dio, Galvan, questo è un pronto soccorso, mica uno Sportello Aiuto di Vattelappesca!”.
Mentre mi interessavo al signore, ho sussurrato “Il soccorso di cui ha bisogno è la tua dolcezza, Eliane, ha bisogno della mamma”.
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